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Sebastiano Tusa - Regione Siciliana

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cerne in “terra sigillata” africana databili<br />

al IV secolo d.C. Interessante è un frammento<br />

di coppa in terra sigillata sud-gallica<br />

decorata a stampo con scena di satiro<br />

o musico che suona il flauto, soprastato<br />

da motivo a ovuli pendenti (forma Dragendorf<br />

27) che potrebbe, però, anche<br />

non essere pertinente al relitto in questione<br />

poiché più antico.<br />

Marsala e Stagnone di Mozia<br />

Storia/archeologia e ambiente/natura sono<br />

in Sicilia spesso una costante geografica<br />

che rende questa terra affascinante e<br />

attraente, oltre che fortemente potenziale<br />

per l’economia turistica. Ma spesso l’equilibrio<br />

che deve necessariamente sottendere<br />

a tale costante per renderla effettivamente<br />

sana e perfettamente leggibile nelle<br />

sue varie sfaccettature, oltre che ecocompatibile,<br />

salta a causa dell’enorme<br />

pressione antropica in forma di eccesso di<br />

costruito, inquinamento di vario genere,<br />

degrado.<br />

Uno degli ambienti ove la categoria<br />

“equilibrio” risulta particolarmente delicata<br />

è quello ove gli elementi naturali interagiscono<br />

secondo sistemi complessi<br />

che possono alterarsi con effetti disastrosi.<br />

È questo il caso dello Stagnone di<br />

Marsala, ove l’equilibrio lagunare risulta<br />

particolarmente delicato poiché legato ad<br />

un sistema naturale dove l’alterazione in<br />

senso peggiorativo della pressione antropica<br />

può determinare il rapido mutamento<br />

dell’eccezionale area umida ricca<br />

di fauna e flora in maleodorante stagno,<br />

come è successo in altre zone della stessa<br />

Sicilia (Ganzirri).<br />

Oggi questa magnifica area umida, costituita<br />

da un vasto spazio lagunare ancora<br />

miracolosamente integro e limpido, chiuso<br />

verso il mare dall’Isola Longa che lascia<br />

due varchi a nord e sud, dimostra anche<br />

come nel passato il sapiente e saggio<br />

<strong>Sebastiano</strong> <strong>Tusa</strong><br />

sfruttamento delle risorse non ne abbia<br />

intaccato la forza rigenerativa che ha costituito<br />

da sempre la ricchezza di quest’area<br />

per i suoi abitanti. Già in epoca preistorica<br />

l’area fu abitata sia nelle sue emergenze<br />

insulari che sulle sue coste da piccoli<br />

insediamenti agro-pastorali che sfruttavano<br />

anche le ingenti biomasse stanziali e<br />

migratorie che lo Stagnone attraeva e attrae.<br />

Poi furono i Fenici a impiantare sull’isolotto,<br />

un tempo denominato di San<br />

Pantaleo, al centro della laguna, la potente<br />

metropoli di Mozia, avamposto orientale<br />

in un mondo allora fortemente grecizzato.<br />

Infine, in epoca spagnola furono le<br />

saline a costituire il volano di uno sviluppo<br />

economico che fu vivo fino a qualche<br />

decennio fa e che oggi la riproposizione<br />

turistica ha nuovamente valorizzato.<br />

L’intera zona, per le ricordate connotazioni<br />

storiche e archeologiche, risulta di<br />

estremo interesse data la presenza di Mozia<br />

e della successiva Lilibeo, città fondata<br />

dai profughi moziesi dopo la sconfitta a<br />

opera dei Siracusani del 397 a.C. Questa<br />

altissima concentrazione demografica nell’antichità,<br />

nonché la ricchezza e potenza<br />

delle due metropoli, ha lasciato i suoi segni<br />

anche in mare, sia con le tracce di innumerevoli<br />

passaggi in forma di relitti e<br />

materiali accidentalmente caduti o buttati,<br />

sia per la presenza di relitti riguardanti<br />

le battaglie combattute per la loro<br />

L’isola di Mozia, nello<br />

Stagnone di Marsala<br />

(foto Fondo Orao).<br />

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