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<strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />

legato al seggiolino e la madre amorevole a consolare il maggiore<br />

dopo la caduta, ginocchia in sangue tamponate alla meglio con un<br />

kleenex e lucciconi giù dalle gote smoccicando.<br />

Altri sui pattini a rotelle chini per cercare l’inerzia del vento<br />

come gabbiani sulla prua di un traghetto, o di corsa zampettando<br />

ansimanti, con il sangue che pulsa alle tempie e il volto paonazzo<br />

del mescitore di un quadro di Brueghel.<br />

L’acqua scorre dai canali in improvvisi gorghi di schiuma, se<br />

una pietra ne devia il corso e nel muschio si rapprende un tappo<br />

bianco a un intrico di rami nerastri macerati dal sonno. Poi, d’un<br />

tratto, verso Calcinate, quelle pile di tronchi accatastati oltre la<br />

grata, tempio tra i detriti nella ruggine dei giorni in cui vaga un cane<br />

tignoso scodinzolando accaldato a caccia di farfalle, mentre più in<br />

là la pelle squamata del lago sbuca oltre la mota del terreno arato<br />

che cela vermi lunghi come spaghi e voci chiamano bimbi persi<br />

in neri giochi dietro cespugli, o su strade calcinate senza ritorno.<br />

La campana suona mezzogiorno. Tre tronchi, un dolmen <strong>of</strong>ferto<br />

al dio arso dall’afa rugosa.<br />

Tutto ora tace, tutto riposa.<br />

IL LAGO NEL LAGO<br />

È un orto dietro una grata lasca. Le verdure tutte all’interno di<br />

un perimetro ben delimitato di zolle tendono le foglie al sole come<br />

braccia tra fili d’erba ben tagliata dove qua e là affiora qualche ombra<br />

scura. La terra poi digrada a terrazze sfidando il vuoto cui due<br />

larghi tronchi di betulla danno le spalle arcuandosi in vertebre di<br />

nodi. C’è come un’ernia vegetale, tra il fondo del tronco e la radice<br />

dove s’incunea furtiva la lucertola o la rana.<br />

E inizia l’acqua, ma non pura e tersa di fonte, spinta al largo.<br />

No, come prigioniera di un’altra barriera di legno che ne fa un lago<br />

nel lago con alghe lunghe come chiome in trasparenza le quali<br />

ondeggiano simili a serpi sulla battigia, in attesa del vento.<br />

Accanto è una sorta di palafitta aperta da più lati. Sopra, un<br />

tetto rudimentale, coperto di lanugini come di ràfia; di lato, una<br />

plancia ruvida, perforata in più parti, su cui campeggia, dipinto<br />

di rosso a mano, un cartello con scritto: «Atten/Pericol», in una<br />

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