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Altre contrade<br />

Sono andato a trovare Carlo Mattioli a Parma. Ho visto il suo<br />

studio, raccolto e antico, oltre il cortile del palazzo, con le antiche<br />

pietre annerite dal tempo e dalle nebbie. Non lo conoscevo e davanti<br />

a lui ho ritrovato una sensazione dell’adolescenza, quando per la<br />

prima volta, al caffè della Borsa, in Bologna, vidi Morandi. Il pr<strong>of</strong>umo<br />

della pulizia, del rigore morale e, nella figura alta e severa, qualcosa<br />

di monacale.<br />

E poi, l’inconfondibile umore della mia terra, il segno del carattere<br />

della gente, che viene fuori tanto dai paesaggi di Grizzana, dove<br />

il pr<strong>of</strong>essor Giorgio andava a villeggiare durante le vacanze, come<br />

dalle pianure dagli orizzonti infiniti, rossi nel tramonto, che talvolta<br />

Mattioli anima con un solitario albero nero, unico punto di riferimento<br />

per il viandante, e un motivo in più per la nostra immaginazione. Chi<br />

cercherà riparo sotto quelle fronde, e che frutti matureranno su quei<br />

rami? Si diceva che Morandi fosse stato una o due volte a Roma, e<br />

per rapidi soggiorni a Firenze: i viaggi non gli erano congeniali, e a<br />

me sembra che anche Mattioli, lontano dalla sua città, dalle cadenze<br />

di quelle voci che hanno ritmato la sua esistenza, da quei colori che<br />

fanno parte della sua biografia, si senta smarrito nelle bottiglie allineate<br />

come guglie e nella tiepida luce delle lampade a petrolio; o<br />

nel campo fulgido di ginestre, c’è già un mondo da raccontare, con<br />

quella sensualità un po’ malinconica e un po’ epicurea, che è tanto<br />

emiliana.<br />

Ma adesso Mattioli si è messo in cammino, forse inseguendo<br />

un sogno di ragazzo, per scoprire altre contrade, e misurarle con la<br />

sua umanità: non va a cercare villaggi o metropoli, le case dell’uomo,<br />

ma sempre la natura, e lascia che ognuno collochi su quella scena<br />

innocente i suoi fantasmi.<br />

Tra le arcaiche sassaie della Spagna, nelle crete bruciate dal<br />

sole, avanza, sulla stanca cavalcatura, grondando sudore, don Chisciotte,<br />

e si porta addosso il dolore e la fatica di vivere, e forse invano<br />

la speranza cerca di sconfiggere il dramma.<br />

Vengono in mente canti di galli all’alba, con carrettieri assonnati<br />

sulle strade polverose, o certe ombre di Goya, sacrestie umide,<br />

chiese con Cristi dalle facce crudeli, peccati e mantiglie. Nelle incisioni<br />

di Carlo Mattioli, tutto può accadere, anzi: tutto accade, e c’è posto<br />

per la felicità sottile dei gialli ciuffi di ginestre, e dei cieli azzurri<br />

come paradisi, o la vermiglia esplosione dei papaveri, che macchiano

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