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<strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />

Il corpo a corpo con gli stereotipi<br />

di Alessandro Broggi<br />

Di Andrea Inglese<br />

Alessandro Broggi fa parte di quel drappello di giovani autori<br />

che, in questi ultimi anni, hanno riflettuto criticamente sulla<br />

nozione di genere poetico e hanno approntato delle strategie per<br />

neutralizzare molte delle sue pretese tematiche, stilistiche e lessicali.<br />

Broggi, per utilizzare una metafora del poeta e teorico francese<br />

Jean-Marie Gleize, è uno scrittore intento ad “uscire” dalla poesia.<br />

Questa scelta appare già evidente nella predilezione per le prose<br />

brevi, che costituiscono, ad oggi, la parte più cospicua della sua<br />

opera edita. L’immagine dell’uscita dal genere si attaglia al lavoro<br />

di Broggi, anche perché implica una preventiva interiorità, ossia<br />

l’essere familiari con la tradizione e le caratteristiche di genere, ma<br />

suggerisce anche un percorso non costruito per contrasto e fratture,<br />

come accade invece in forme di scrittura che si riallacciano<br />

all’esperienza delle avanguardie letterarie del secolo scorso. Broggi<br />

non è mosso da una semplice attitudine polemica nei confronti<br />

della dimensione lirica ancora centrale in molta poesia italiana.<br />

Non costruisce, insomma, il suo itinerario testuale per semplice<br />

opposizione nei confronti del genere. A lui interessa, semmai, esplorare<br />

dei territori che sono trascurati sia dalla poesia che dalla<br />

narrativa contemporanea.<br />

Se molta poesia persegue ancora il fantasma di un’esperienza<br />

autentica e singolare, Broggi allestisce il suo laboratorio nel cuore<br />

dell’industria dello spettacolo, laddove le strategie di mercificazione<br />

giungono ad investire persino la sfera dell’intimità. Egli opera<br />

prevalentemente su materiali preesistenti, che sono caratterizzati<br />

dalla serialità e inautenticità tipica della produzione giornalistica,<br />

televisiva, cinematografica e digitale di massa. Ma tali materiali<br />

non sono trattati attraverso tecniche di montaggio o cut up, con lo<br />

scopo di creare effetti d’incongruenza e sorpresa. Essi, al contrario,<br />

subiscono quasi un processo di depurazione, manifestandosi in una<br />

sorta di asettica e levigata compiutezza. Il risultato di un tale lavoro<br />

ha spinto alcuni critici a parlare di un’assenza di differenzialità, che<br />

renderebbe indistinguibile la lingua letteraria da quella non letteraria.<br />

E certo nelle prose dell’autore vi è un esplicito sforzo, per<br />

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