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Luigi Bonaffini / Philip Levine<br />

mente & e non una sola persona che conoscevo. Per le strade di<br />

Manhattan & <strong>Brooklyn</strong> camminano persone di ogni età, & mentre<br />

camminano parlano – spesso in lingue private, immaginarie – per<br />

cui c’è una musica costante. Se sono sole parleranno ai piccioni &<br />

ai passeri – gli uccelli di terraferma sono una presenza costante – &<br />

se i passeri & i piccioni si allontanano perché i parlanti sono sobri<br />

continueranno a parlare alla luce del sole o della luna o a niente del<br />

tutto. Si vive dentro una immensa, interminabile opera punteggiata<br />

dalle note alte delle sirene & e dal basso pr<strong>of</strong>ondo dei camion & dei<br />

martelli pneumatici & dei traghetti & dei rimorchiatori. E quando<br />

tu unisci al canto la tua voce piccola & sincera ti rendi conto che<br />

questa musica fa semplicemente da sfondo ad una grande epica<br />

americana. Tutte queste voci cantano quello che tu sei. Per un<br />

istante sei parte della terraferma.<br />

Il problema della lingua<br />

Lo spagnolo di Cuba è incomprensibile persino ai cubani.<br />

“Se gli sputi in faccia ti dirà che sta piovendo,” disse il tassista. In<br />

cubano significa, “Il tuo sigaro viene da Tampa.” Single, disperata,<br />

quasi quarantenne, la mia ex moglie disse al dottore cubano che<br />

avrebbe dato un milione di dollari per un paio di tette perfette. “Dio<br />

odia i codardi,” disse lui, & le consigliò un negozio di scarpe ortopediche<br />

dove tutto sapeva di iodio. Su un annuncio pubblicitario<br />

di una pagina intera sul retro di Nueva Prensa Cubana si leggeva<br />

chiaramente “Rhum gratis 24 ore al giorno & e di più i weekend.”<br />

(“Rhum gratis” era in corsivo.) Quando quella sera io mi sono presentato<br />

all’indirizzo giusto, Calle Obispo, 28, il piccolo mercante a<br />

cui parlai disse, “Rhum? Questa non è una distilleria.” Rifilavano<br />

ombrelli veneziani blu per $4 americani. Il mio era fatto in Taiwan<br />

e quando pioveva non voleva aprirsi. Prima del tramonto le strade<br />

si riempivano di musica. Nella grande Plaza de la Revolución il<br />

buio scendeva lentamente, pieno del pr<strong>of</strong>umo dei tubi di scarico<br />

delle macchine e di glicini. Io ballai con una ragazza di Santiago<br />

de Cuba. Si chiamava Gabriela Mistral García; era più alta di me<br />

& portava i capelli neri in un groviglio ispido.Le mancava un anno<br />

per il suo dottorato in teoria critica. Dopo il nostro ballo mi afferrò<br />

con forza per le spalle come farebbe una comandante in un film,<br />

si abbassò come se volesse baciarmi sulla guancia & sussurrò nel<br />

mio orecchio buono, “Sogno di passare di ruolo.” Erano un’altra<br />

volta gli anni cinquanta.<br />

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