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qui - Porphyra

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“Bisanzio e le Crociate, incontro e scontro tra Oriente e Occidente”<br />

Atti del convegno, Venezia, 10 e 11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, anno IX, n. 17<br />

SABBIA PURPUREA<br />

ELEMENTI BIZANTINI NELLA TOPONOMASTICA ITALIANA<br />

DELL’ADRIATICO ORIENTALE (ISTRIA, DALMAZIA ED<br />

ALBANIA)<br />

di Natale Vadori<br />

È noto quanto a lungo Istria e Dalmazia, direttamente prima e nominalmente<br />

poi, fossero territori bizantini e dove l’elemento latino, divenuto poi italico,<br />

governasse i centri urbani costieri prima in forma di autonomia comunale ed<br />

in seguito come domini della Serenissima, pur di regola mantenendo una<br />

certa forma di autogoverno.<br />

In Italia al breve regno degli Eruli (476-489) seguì quello degli Ostrogoti<br />

(489-555) ariani, che a lungo (535-555) si sarebbero difesi contro i<br />

Bizantini, guidati da Belisario prima e Narsete poi, che nel 535 sbarcarono<br />

in Sicilia, nel 536-537 occuparono prima Napoli e poi Roma dove rimasero<br />

a lungo assediati dal nuovo re Vitige, respingendolo poi nel 539 fino a<br />

Ravenna dove capitolò nel 540. Nel frattempo Costanziano aveva occupato<br />

nel 535 la Dalmazia e la Liburnia (cfr. Procopio di Cesarea, De Bello<br />

Gothico) ma non l’Istria dato che il prefetto del pretorio del re Vitige,<br />

Cassiodoro, nel 536/37 (cfr. Epist. XXII) ordina agli Istriani di contribuire<br />

per uso del palazzo reale di Ravenna, oltre alla solita imposta, anche quanto<br />

in quell’anno loro sopravanzava dei prodotti del suolo; nel 539 però,<br />

Vitaliano luogotenente per l’Illirico riceve da Belisario l’ordine di condursi<br />

dalla Dalmazia alla Venezia e così l’Istria si trova sotto la signoria greca che<br />

durerà fino al 751 quando venne sostituita da quella longobarda; in<br />

Dalmazia essa invece durerà formalmente fino al 1000.<br />

Grazie ad una lunga citazione dal Praga (PRAGA G., Storia di Dalmazia<br />

(1954), Milano 1981, pp. 72-73) che descrive la spedizione adriatica del<br />

doge Pietro II Orseolo, che formalmente segnò la fine del dominio bizantino<br />

nella regione, si riesce a fornire un valido, sintetico e facilmente<br />

comprensibile inquadramento del territorio e delle sue principali località alle<br />

quali aggiungere in nota le osservazioni toponomastiche, il vero oggetto del<br />

presente intervento. Le lingue in cui sono espressi i toponimi sono indicate<br />

con le sigle del codice ISO 3, ad esclusione del greco tranne in quei casi in<br />

cui grc indica il greco antico e byz* quello bizantino; dal* indica il<br />

dalmatico; i termini serbi si sono scritti in alfabeto latino. Alcuni termini<br />

croati e serbi sono accentati quando all’omografia non corrisponde<br />

l’omofonia.<br />

«Il giorno dell’Ascensione dell’anno 1000, con severa solennità, dopo aver<br />

ricevuto il vessillo crociato da Domenico, vescovo di Olivolo (1), il doge<br />

stesso alla testa delle navi e dei guerrieri salpa verso l’Adriatico orientale e<br />

ne percorre tutte le tappe. Grado (2a/2b), Parenzo (3), Pola (4) sono<br />

visitate e vi è riaffermata la signoria dogale. La flotta poi scende in<br />

Dalmazia (5a/5b). Ad Òssero (6) ha luogo il primo contatto. Cittadini e<br />

gente accorsa dal contado attendono giubilanti il signore, gli giurano<br />

fedeltà e per l’imminente futura guerra si arruolano nel suo esercito. Il dì<br />

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