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qui - Porphyra

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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />

Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />

veniva descritto all’incrocio delle braccia uno spazio denominato all’uopo<br />

domàtion, che accoglieva il “cenotafio” degli Apostoli, ossia il larnax (il<br />

sepolcro) di Costantino e le thenkai dei dodici, disposte attorno alla sua<br />

tomba, forse a semicerchio o quarto di cerchio, con una precisa allusione al<br />

progetto della tomba gerosolimitana di Cristo. Eusebio di Cesarea, invece,<br />

dissentiva da una simile ricostruzione, narrando altresì l’esistenza di un<br />

atrium o di un peribolo rettangolare, con un quadriportico, nel cui mezzo<br />

era ubicata la chiesa vera e propria, di ingenti proporzioni, decorata, altresì,<br />

da molteplici placche di marmo e con un soffitto “trapuntato” d’oro.<br />

Il Mango, a contrariis, propendeva per la primigenia costruzione<br />

di un “mero” mausoleo imperiale sotto Costantino, a cui, in tempi<br />

posteriori, si sarebbe affiancata l’erigenda basilica cristiana, per volontà del<br />

figlio ed erede. 97<br />

In fonti più tarde, e, più segnatamente, in Filostorgio, si ritrovava<br />

una precisa menzione ad una stanza rotonda, nettamente distinta dalla<br />

basilica, definita finanche da Mesarite: heroon. 98<br />

E sebbene i “Patria” costantinopolitani, dal canto loro,<br />

tramandavano la presenza di un “Mnemothesion ton basileon”, Giovanni<br />

Crisostomo riferiva la decisione presa da Costanzo II volta a collocare la<br />

tomba del padre in un mausoleo esterno, direttamente comunicante con la<br />

basilica, denominato “anticamera del pescatore”; incalzava il Crisostomo<br />

«suo figlio ha ritenuto di fare grande onore a Costantino il grande<br />

collocandolo nel vestibolo del pescatore», quasi a far da «portiere» agli<br />

apostoli. 99<br />

Il dettaglio del transetto cruciforme, come intuito dal Dagron, apre<br />

un problema poziore: può, davvero, l’attentissimo Eusebio non aver notato<br />

questo particolare, che Gregorio tende nettamente a specificare? La<br />

descrizione eusebiana, allora, sembrerebbe parziale o addirittura<br />

incompleta. O, al contrario, lo studioso deve dubitare del carmen, giacché<br />

apocrifo e <strong>qui</strong>ndi inattendibile tout court? O, le fonti tutte successive al<br />

337, tratteggiano le architetture di un ulteriore rifacimento? Il dibattito<br />

storiografico è ancor aperto.<br />

In limine occorre intendere le finalità della medesima costruzione,<br />

che come il suo presunto autore sono connotate da una certa ambiguitas,<br />

dacché anche lo studioso più avvertito non riesce a discernere s’essa era<br />

chiesa cristiana o un tempio dedicato al “culto imperiale”.<br />

A riprova della soluzione poziore sovviene una ulteriore tradizione<br />

confluita nello pagine dello Pseudo-Callistene, che riferisce la previa<br />

esistenza in quel luogo d’un tempio dedicato ai dodici dèi, che alluderebbe<br />

ad una scelta non casuale, volta a “riqualificare” il sito pagano a mezzo di<br />

una analogica sovrapposizione dei culti. Degno di particolare attenzione è,<br />

poi, l’allocazione del larnax imperiale, sito fra i dodici monumenti riservati<br />

idealmente agli apostoli. Quanto innanzi, suscita un ulteriore polemica,<br />

posta a corollario della questione costantiniana; essa potrebbe esprimere il<br />

tentativo dell’Augusto d’assurgere a «tredicesimo dio» della romanità, al<br />

fine di pervenire laddove persino Alessandro il Grande, suo continuo<br />

97<br />

Cfr. MANGO C., Le Development urbain de Constantinople (IV-VII siecles), Paris 1985, pp. 51-62.<br />

98<br />

NICOLA MESARITE, cap. 1 e 39.<br />

99<br />

GIOVANNI CRISOSTOMO, Contra Julianum, II, 17 PG, 35 coll. 685-688.<br />

37

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