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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />
Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />
<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />
onomastica e identità culturale di chi finanziava la realizzazione delle già<br />
citate iscrizioni musive.<br />
E’ una questione complessa, visto che la corrispondenza tra i due elementi<br />
non è affatto automatica e va comunque considerata unitamente a tutti gli<br />
elementi ricordati sopra. A volte è assai difficile stabilire l’origine di<br />
individui dai nomi latini, greci, vicino-orientali o germanici, spesso portatori<br />
di istanze culturali che nel tempo sono entrate in contatto fra loro, con il<br />
mondo romano e in particolare con quello bizantino, e ne sono state<br />
variamente influenzate. In altri casi, invece, è relativamente sicuro<br />
identificare l’appartenenza culturale di un individuo analizzandone<br />
l’onomastica, soprattutto in popolazioni come quella longobarda, la quale<br />
impiegò molto tempo ad integrarsi nell’ambiente italico, a sua volta sempre<br />
più romanico che romano 235 . Vi sono poi comunità particolari, come quelle<br />
ebraiche, il cui grado di integrazione è condizionato da provvedimenti<br />
politici e religiosi. Bisogna inoltre tener presente il fenomeno dell’<br />
assorbimento (e annullamento, per alcuni versi) delle numerose culture<br />
presenti nell’impero da parte di quella irradiata dalla capitale, per cui era da<br />
considerare un vero romano/romeo solo colui che si fosse identificato nel<br />
modello politico, religioso e linguistico promosso dall’autorità imperiale. La<br />
stessa identità “ufficiale” dell’impero cambia nel tempo, pur continuando a<br />
ribadire il proprio primato di “romeità” ed insistendo sulla sua continuità<br />
storica. Certamente, dunque, parliamo di una storia di confine in termini<br />
territoriali e locali considerando A<strong>qui</strong>leia, Grado e l’Alto Adriatico, ma<br />
anche di confini in termini ben più ampi e significativi. L’impero è al tempo<br />
stesso ricettore di molte culture e milieu di numerose forme di chiusura,<br />
segno di autoconservazione di vecchie e nuove identità a confronto le une<br />
con le altre 236 . L’elemento chiave in questi secoli, che superò persino quello<br />
politico-militare, fu la religione e fu anche in base a questo che si giocarono<br />
le vicende politiche tra Bizantini e Longobardi nel corso del VI secolo 237 .<br />
Infatti, al pari di altre entità come il regno persiano o quelli romanobarbarici<br />
in Occidente, nel tempo i Bizantini irrigidirono il controllo militare<br />
e politico delle loro sfere d’influenza e manifestarono forti prese di<br />
posizione anche negli scontri di tipo religioso, le cui principali espressioni<br />
nel V e nel VI secolo furono la lotta contro l’arianesimo e le altre eresie ad<br />
esso contemporanee, e lo scisma dei Tre Capitoli. Le dominazioni ostrogota<br />
e longobarda, pur segnando profondamente l’organizzazione della Venetia<br />
et Histria, ne mantennero l’apparato amministrativo e la maggior parte delle<br />
vie di comunicazione tradizionali (particolarmente importanti sono quella,<br />
costiera, che collega Ravenna all’Istria e quelle dell’area transalpina con<br />
tappa a Verona). Le città diventarono sempre più castra da mantenere<br />
235 ZANINI E., Archeologia bizantina in Italia. Stato della questione, in I Congresso di Archeologia Medievale.<br />
Auditorium del Centro Studi della Cassa di Risparmio di Pisa (ex Benedettine), 29-31 maggio 1997, a cura di Sauro<br />
Gelichi, Firenze, 1997, p. 21.<br />
236 Giustamente Enrico Zanini parla di “Italie bizantine” non solo nel già citato contributo ma anche, e più nel dettaglio,<br />
in Italie bizantine. Territorio, insediamenti ed economia della provincia bizantina d’Italia (VI-VIII sec.), Bari, 1998.<br />
237 Non solo in quest’epoca, ma sempre più nelle successive il fattore religioso giocherà un ruolo importante nelle<br />
relazioni tra l’Impero d’Oriente ed il resto del mondo, tenendo conto delle persecuzioni delle dottrine considerate<br />
eretiche da parte della Chiesa in via di definizione. Solo dopo la fine del secondo ed ultimo periodo iconoclasta la<br />
chiusura ad alternative dottrinali, ma anche politiche, sarà quasi definitiva, pur nella continuità di scambi con altre<br />
potenze politiche e culture.<br />
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