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qui - Porphyra

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“Bisanzio e le Crociate, incontro e scontro tra Oriente e Occidente”<br />

Atti del convegno, Venezia, 10 e 11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, anno IX, n. 17<br />

successivamente, nel concilio di Roma del 743 d. C. 282 Malgrado tali<br />

divieti, i Broumália continuarono tuttavia a essere celebrati sia sotto il regno<br />

di Leone VI che di Costantino VII Porfirogenito, che, anzi, affermava di<br />

averli reintrodotti, dopo che il suo predecessore, Romano Lecapeno, li aveva<br />

banditi, probabilmente per motivi economici.<br />

Per quanto riguarda le origini della festa gli autori bizantini hanno<br />

attribuito un'origine pagana greco-romana sia ai Broumália 'imperiali' che a<br />

quelli' popolari'. Dallo studio attento delle fonti e delle testimonianze<br />

bizantine nel loro contesto, mi sembra emerga un diverso apporto della<br />

romanità e della grecità pagane attribuite ai Broumália: in quelli che<br />

abbiamo definito 'imperiali' mi pare prevalga maggiormente l'elemento<br />

romano, mentre, in quelli cosiddetti 'popolari', l'elemento greco.<br />

Nel processo di trasformazione e di reinvenzione di quest'antica festa<br />

pagana nel contesto bizantino orientale, osserviamo originali forme di<br />

ricezione volte a rielaborare e reinventare la grecità e la romanità antiche,<br />

secondo i valori, le necessità e le diverse esigenze economiche, politiche,<br />

sociali, culturali e religiose contingenti, anche mediante 'appropriazioni<br />

indebite'. Nel caso dei Brumália 'imperiali' assistiamo infatti a una forma di<br />

reinvenzione ideologica dell'antica festa romana della bruma (o del solstizio<br />

d'inverno, celebrato il giorno della nona calenda di gennaio, secondo il<br />

calendario di Eudosso, o dell'ottava calenda di gennaio, secondo il<br />

calendario giuliano) 283 , mediante un'originale ricezione della romanità<br />

pagana, al fine di renderla funzionale al potere imperiale. Per quanto<br />

riguarda i Broumália 'popolari', malgrado la scarsità delle testimonianze di<br />

cui disponiamo e l'ambiente colto di produzione (fatto che ci costringe a<br />

filtrare molte notizie, tenendo conto della rappresentazione deformante<br />

degli aspetti 'popolari' da parte dei letterati), possiamo osservare come essi<br />

siano visti da una parte, in un'ottica antiquaria, come sopravvivenze o tracce<br />

inerti di antichi culti di divinità greche, quali Dioniso, Crono o Demetra,<br />

dall'altra, in un'ottica ecclesiastica, marginalizzati e relegati al mondo rurale,<br />

come pratiche superstiziose, connesse alla vita agricola, in particolare alla<br />

viticoltura, poiché ritenuti pericolosi per la condotta morale delle comunità<br />

cristiane orientali.<br />

In questa operazione ideologica si osserva inoltre un duplice tentativo: l'uno,<br />

da parte delle autorità politiche, di appropriarsi della bruma romana,<br />

rendendola funzionale alla ideologia e alla propaganda imperiale, l'altro, da<br />

parte delle autorità religiose, di depotenziare e rendere minoritari gli aspetti<br />

più 'popolari' della festa, condannandoli, vietandoli o respingendoli<br />

nell'ambito rurale. La campagna era infatti abitata dai ceti più bassi,<br />

marginali e illetterati della società, intrisi di superstizioni e pratiche<br />

demoniache, connesse ad antichi culti pagani.<br />

282 Cfr. RHALLES G.A. – POTLES M. (a cura di), Sýntagma tōn theiōn kai hierōn kanonōn, vol. 2, Atene 1852, pp.<br />

295-554; MIGNE J.P. , Patrologia Graeco-Latina, vol. 137, Parigi 1865, c. 501A-874B. Per i canoni e la lista sinodale si<br />

vedano: MANSI I.D. (a cura di), Sacrorum Conciliorum Nova et Amplissima Collectio, vol. 11, [Firenze 1765], Parigi<br />

1901, c. 921a-1006b; JOANNOU P. (a cura di), Discipline générale antique (IIe-Ixe s.), Roma 1962, pp. 206.<br />

283 Cfr. CRAWFORD J.R., De Bruma et Brumalibus festis, in « Byzantinische Zeitschrift » 23 (1920), p. 367 ;<br />

GRUMEL V., La chronologie, Parigi 1958, pp. 175-176.<br />

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