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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />
Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />
<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />
celeste angelo del Signore: la sua veste splendente lanciava bagliori pari a quelli della<br />
luce ed egli appariva tutto rilucente dei raggi fiammeggianti della porpora, adorno del<br />
fulgido scintillio emanato dall’oro e dalle pietre preziose (...). Risultava per altro evidente<br />
che le doti principali del suo animo erano il timor di Dio e la fede (...) per la bellezza<br />
fisica e per il magnifico splendore del corpo e per l’intrepida e invincibile forza: tutte<br />
queste qualità, unite alla mitezza del carattere e alla benevolenza e imperiale clemenza,<br />
rivelano meglio di qualsiasi altro discorso la mirabile straordinarietà della sua anima. 108<br />
Il Marcone intuisce la forte vena encomiastica che emergeva e<br />
pervadeva le singole parole, adoperate per intessere questo sofisticato<br />
passaggio concernente il racconto conciliare, e, appresso significava:<br />
«Eusebio di Cesarea ci ha lasciato una descrizione del suo ingresso<br />
solenne al concilio in occasione della seduta inaugurale. Essa è tutta<br />
incentrata sull’eccezionalità della figura e del ruolo di Costantino (…) -<br />
egli - punta a impressionare l’assemblea con un ingresso studiato in cui<br />
maestà e modestia si combinano, che siede su di uno scranno che è sì più<br />
piccolo di quello dei vescovi ma che è di oro massiccio». 109<br />
Il Concilio niceno, non solo, diveniva l’eccezionale “pulpito” da cui<br />
il “Re dei Romani” doveva predicare la parola dell’ortodossia, ma si<br />
configurava, per giunta, come il palcoscenico privilegiato, ove poter<br />
definitivamente e incontestabilmente ostentare tutte le “decantate” virtutes<br />
imperiales.<br />
I cerimonieri palatini, da parte loro, seppero declinare i loci del<br />
vetusto cerimoniale adeguandolo alle esigenze dell’irripetibile evento; gli<br />
interventi imperiali vennero, allora, studiati nei minimi particolari allo<br />
scopo d’ottimizzare ogni singolo momento del rituale. 110<br />
Costantino, dal canto suo, approntò tutta una serie di strategie<br />
segniche capaci, infine, d’ottenere la piena epifania di quelle “pregiate” e<br />
irripetibili qualitates da lui vantate, che, dopo aver impreziosito di doni<br />
poziori la sua “innata” maestà, lo avevano reso, tra i molti pretendenti al<br />
trono, il più degno del comando:<br />
L’imperatore ascoltava tutti con estrema pazienza e seguiva le varie tesi con viva<br />
attenzione, e portando a seconda dei casi il suo aiuto alle argomentazioni delle due<br />
opposte fazioni, pian piano ricondusse alla conciliazione i litiganti. Si rivolgeva con<br />
mitezza ad ognuno esprimendosi in greco e si rivelava uomo di straordinaria dolcezza e<br />
soavità... 111<br />
Una forte dicotomia, dunque, caratterizzò quell’assise, dove si<br />
poteva ammirare il contrasto tra la tran<strong>qui</strong>llitas imperiale, declinata in un<br />
atteggiamento pacato e desideroso di giungere ad una repentina<br />
conciliazione che si contrapponeva allo zelo e al fervore dei vescovi, i<br />
quali parteggiavano per uno dei due partiti.<br />
La primaria esigenza di questi “padri” si compendiava nella<br />
predicazione dell’esatta dottrina, tant’è che questa necessità s’ipostatizzava<br />
perfino nella leggenda “aurea”. L’appassionata figura del Santo Vescovo<br />
Nicola, compendiava tale animosità, difatti, questi, secondo il mito,<br />
108<br />
TARTAGLIA L. (trad.), Eusebio di Cesarea, Sulla vita di Costantino, Napoli 2001, III, 7, 10, 3-4, pp. 127-128.<br />
109<br />
MARCONE, Pagano, p. 126.<br />
110<br />
Cfr. CALDERONE S., Costantino e il cattolicesimo, Bologna 2001, p. 33.<br />
111<br />
EUSEBIO DI CESAREA, Vita Constantini III, 13, 1-2.<br />
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