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qui - Porphyra

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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />

Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />

esercitava una certa influenza sulle elezioni papali, così come, su scala<br />

ridotta, le assemblee cittadine condizionavano le elezioni dei vescovi 172 . Il<br />

senato aveva poi tentato di limitare il potere economico dei Papi, allorché,<br />

nel 483, con una mozione guidata dalla potente famiglia dei Decii, vietò ai<br />

successori di Pietro l’alienazione dei praedia della Chiesa 173 .<br />

Se nel V sec. il senato si dimostrò ancora l’istituzione più influente in<br />

città, nel corso del secolo successivo si ribaltarono progressivamente i<br />

rapporti di forza. Nel 502 Papa Simmaco abolì ogni potere di controllo<br />

esercitato da laici sui beni della Chiesa. Il senato, tuttavia, non perdette le<br />

proprie prerogative nell’elezione dei Papi, i quali, per rendere effettiva la<br />

loro nomina, continuarono a chiedere l’approvazione del senato, in quanto<br />

questo era riconosciuto come parte integrante dell’ecclesia romana. Ad<br />

esempio, nel 534, «sacerdotum, senatus et populi probavit assensus» 174 per<br />

Papa Giovanni II. Nei decenni successivi l’influenza del Senato venne<br />

meno e l’organo smise di svolgere un ruolo rilevante nelle elezioni al<br />

soglio pontificio. La scomparsa del Senato è certificata da un decreto<br />

imperiale, dell’anno 684, diretto alla città di Roma. Nel documento non si<br />

fa alcun accenno all’istituzione e sono citati solamente il Clero,<br />

genericamente il popolo di Roma e la guarnigione imperiale 175 . Insieme al<br />

potere politico, sparì anche quello economico del ceto senatorio e il Papa<br />

divenne il primo proprietario di beni immobili a Roma.<br />

In questo quadro di completo declino, nell’anno 603 si svolse l’ultima<br />

cerimonia del Senato di cui si ha testimonianza. Si trattò dell’acclamazione<br />

delle icone imperiali di Foca e consorte. Anche a questa cerimonia presero<br />

parte esponenti del Clero e, cosa di non poco conto, essa fu condotta dal<br />

papa e si svolse nel palazzo di questi, in Laterano. Il Papa in questione fu<br />

Gregorio Magno, a quell’epoca di gran lunga il maggiore personaggio<br />

politico romano. La biografia di Gregorio esemplifica splendidamente il<br />

periodo di passaggio dal dominio di un’istituzione a quello di un’altra, tra<br />

il declino di un’era e il sorgere della successiva. Egli era un membro<br />

dell’aristocrazia senatoria e seguì inizialmente una carriera politica di<br />

stampo laico. Gregorio fu nominato praefectus Urbi nell’anno 573 e, con<br />

questo ruolo, sottoscrisse la professio fidei del vescovo di Milano. In<br />

questo caso, come in altri già citati, riconosciamo la commistione<br />

d’interessi politici e clericali e la partecipazione dei nobilissimi viri in<br />

questioni apparentemente solo religiose. Seguendo l’esempio di molti altri<br />

aristocratici prima di lui, Gregorio decise di lasciare la carriera laica per<br />

intraprendere quella ecclesiastica: trasformò la casa paterna in un<br />

monastero e fu inviato come apocrisiarius della santa sede presso<br />

l’imperatore Maurizio. Nel 590, infine, Gregorio venne eletto Papa.<br />

Tuttavia egli non dovette dimenticare in fretta le proprie origini senatorie,<br />

dato che nel suo epitaffio è elogiato con il particolare titolo di Dei consul.<br />

172<br />

STEIN E., La disparition du Sénat de Rome à la fin du VIe siècle, in «Académie royale de Belgique. Bulletin de la<br />

Classe des Lettres» 25, 1939, pp. 308-309.<br />

173<br />

Cfr. ARNALDI, Rinascita, fine, reincarnazione e successive metamorfosi del Senato romano (secoli V-XII),<br />

Archivio della Società Romana di storia patria, Bd. 105 (1982), pp. 5-56.<br />

174<br />

SCHWARTZ E. (a cura di), Iohannis PP., Epistula ad viros illustres, ed. in Acta conciliorum oecumenicorum, IV, 2,<br />

1914, pag. 206.<br />

175<br />

Cfr. STEIN E., La disparition..., pag. 310.<br />

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