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“Bisanzio e le Crociate, incontro e scontro tra Oriente e Occidente”<br />
Atti del convegno, Venezia, 10 e 11 dicembre 2011<br />
<strong>Porphyra</strong>, anno IX, n. 17<br />
correggerlo con le sue conoscenze dei poemi omerici.<br />
Leggendo i modelli francesi ed occidentali, sebbene l'intreccio sia<br />
rispettato nelle traduzioni greche e l'origine occidentale dei motivi dei<br />
romanzi scritti ex nihilo sia riconoscibile, il risultato è inevitabilmente<br />
diverso: la letteratura cortese occidentale, che si fondava sulla fin amor,<br />
nasceva dall'immagine che di sé voleva dare la società feudale e che elevava<br />
a ideale convenzioni e riti propri soprattutto alla classe guerriera dei<br />
cavalieri senza terra. Questa esaltazione della nobiltà d'armi è, ovviamente,<br />
l'immagine edulcorata promossa dall’aristocrazia feudale, immagine<br />
idealizzata e colta, poiché la brutalità della realtà politica e sociale e la<br />
tensione tra signori e cavalieri, sempre pronta ad esplodere in conflitto,<br />
erano ben diverse da quest'immagine cortese e raffinata veicolata dai<br />
romanzi e così tenace nel nostro immaginario.<br />
Il nostro corpus rispondeva, invece, alle attese di un pubblico greco<br />
colto e curioso e, soprattutto, aperto a ciò che doveva essere all'inizio una<br />
sperimentazione e che aveva una situazione sociale e politica ben diversa,<br />
nonostante le somiglianze del sistema della pronoia con il feudalesimo. 330<br />
Le storie d'amore contrastato e le peripezie sopportate dalla coppia dei<br />
protagonisti non costituiscono certo una novità: esse sono moneta corrente<br />
in ogni letteratura, Piramo e Tisbe, Amore e Psiche nella mitologia greca,<br />
Nala e Damaianti - racconto minore del Mahabharata, poema indiano, che<br />
riflette, ma con un happy end, quella del maggiore dei Pandava,<br />
Yudhishthira, la Shakuntala, opera teatrale di Kalidasa, così come i racconti<br />
delle Mille e una notte ed altri racconti popolari d'Oriente ed Occidente 331 .<br />
La novità consiste, per i romanzi paleologhi, nella scelta di abbandonare<br />
la cornice dell'antichità classica, delle città elleniche che gli autori comneni<br />
avevano riportato in vita, attuando un'interessante opera di recupero<br />
archeologico, rimasta senza epigoni.<br />
La novità è un cambiamento sfrontato rispetto ai Bizantini che<br />
pretendevano di seguire i dictata della retorica antica e si sforzavano di<br />
camminare sul solco della tradizione antica e cristiana, nella letteratura<br />
come nella storia, nella forma e nel contenuto.<br />
Il registro della lingua, più vicino al vernacolo, non implicava un uso<br />
automatico della lingua parlata, che gli scrittori bizantini avevano tentato<br />
più o meno di occultare con la lingua atticizzante, per riprodurre la lingua<br />
pura di un'epoca irrimediabilmente passata. L'uso del demotico è una scelta<br />
deliberata di letterati e, grazie a queste opere, esso comincia lentamente ad<br />
ac<strong>qui</strong>sire dignità letteraria. Filtrata e cristallizzata, come ogni lingua scritta,<br />
questa lingua diventa artificiale, anche se in misura minore.<br />
Infatti gli autori, che non disponevano ancora di una lingua<br />
normalizzata canonizzata - nè dalla letteratura che l'avrebbe consacrata né<br />
da una grammatica che ne avrebbe stabilito la morfologia e la sintassi, -<br />
utilizzavano il demotico che si sarebbe poi cristallizzato in forme e modi<br />
ripetuti.<br />
Spadaro aveva già rilevato la ripresa letterale o quasi di certi versi tra<br />
330 PATLAGEAN É., Un Moyen Âge grec : Byzance IX e -XV e siècle, Paris 2007.<br />
331 ANTI A.-THOMPSON S., The Types of the folktales, Helsinki, 1973. Sulla base di questo dizionario, che intendeva<br />
stabilire un modello classificatorio, si sono fondati altri repertori più recenti.<br />
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