Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />
Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />
<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />
la loro professione di ortodossia, 190 sia perché dalla morte di Teodorico<br />
«non c'era nessuno che si potesse opporre a loro». 191 Malafede o<br />
e<strong>qui</strong>voco, Franchi e Bizantini avevano pretesti per reciproche<br />
recriminazioni.<br />
Ancora nel 539 re Teodeberto (circa 505-548) guidò un esercito oltre<br />
le Alpi, forse allettato dalle prospettive favorevoli che riportavano i<br />
razziatori burgundi di ritorno dall’Italia. Iniziavano a serpeggiare rivalità<br />
tra Belisario e il suo sottoposto Narsete. I Goti, quando incrociarono i<br />
Franchi, interpretarono che quelli fossero giunti in loro soccorso, e li<br />
lasciarono passare. Ma mentre Teodeberto passava il Po nei pressi di<br />
Pavia, i Franchi occuparono il ponte e si scagliarono contro i Goti dopo<br />
aver sacrificato alcune delle loro mogli e dei loro figli, che avevano nel<br />
frattempo trovato nei pressi. Benché fossero stati da poco battezzati,<br />
«molto conservavano della loro antica religione, immolando vittime<br />
umane e praticando altri empi sacrifici dai quali usano trarre auguri»,<br />
secondo la descrizione allibita che ci fornisce Procopio. 192 L’esercito<br />
franco, composto da poca cavalleria armata di lance e da una gran turba di<br />
fanti armati di scudo e spada, costrinse i Goti a fuggire per la via che<br />
conduceva a Ravenna, passando nei pressi del campo imperiale. I Romei,<br />
vedendo i loro nemici ritirarsi, reputavano che fossero stati messi in fuga<br />
da una manovra condotta alle loro spalle dal generale Belisario, dal quale<br />
erano in attesa di rinforzi. Andando addosso al nemico incrociarono i<br />
Franchi, dei quali ignoravano le intenzioni ostili, e dai quali vennero messi<br />
in fuga verso la Toscana dopo un breve scontro. I vincitori si<br />
impadronirono di entrambi gli accampamenti e, se non fosse sopraggiunta<br />
la dissenteria nel corso dell’estate, si sarebbero verosimilmente spinti oltre.<br />
Furono <strong>qui</strong>ndi costretti dalle malattie (ma forse, a seguire Procopio, anche<br />
da una lettera scritta da Belisario che minacciava l’intervento in forze dei<br />
Bizantini in Gallia) a riprendere la via di casa. Non senza prima essersi<br />
fermati a saccheggiare Genova.<br />
Per quanto non determinante, ancor meno foriera di spettacolari<br />
successi, l’impresa di Teodeberto consentì comunque un’espansione dei<br />
confini del suo regno, assicurandosi una testa di ponte da poter sfruttare<br />
per altre espansioni. Che giunsero, ancorché effimere, nel 542, quando<br />
parte della regione transpadana fu guadagnata.<br />
In questa breve parentesi, per la prima volta sia Goti che Bizantini<br />
dovettero sperimentare sulla loro pelle l’uso della francisca, un’arma tipica<br />
del popolo da cui prendeva il nome. Essa consisteva in una piccola ascia da<br />
lancio – la cui gittata poteva raggiungere i 12 metri – che i fanti<br />
scagliavano durante la loro carica contro il nemico. Al vantaggio dell'arma<br />
190 Ringrazio il professor Lounghis, che durante la discussione a Spoleto mi ha chiarito questo punto, cfr. LOUNGHIS,<br />
East Roman Diplomacy…, cit., pp. 801-802.<br />
191 PROCOPIUS V, 13, 1, ibidem p. 132: «Φράγγοι, οὐδενὸς σφίσιν ἒτι ἀντιστοῠντος».<br />
192 Cfr. PROCOPIUS VI, 25, 9-11, vol. IV p. 86: «οἱ γὰρ βάρβαροι οὗτοι, Χριστιανοὶ γεγονόντες, τὰ πολλὰ τῆς<br />
παλαιᾶς δόξης φυλάσσουσι, θυσίαις τε χρώμενοι ἀνθρώπων καὶ ἄλλα οὐχ ὅσια ἱερεύοντες, ταύτῃ τε τὰς μαντείας<br />
ποιούμενοι».<br />
61