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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />
Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />
<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />
da getto univa la comodità di poter essere ripresa dai cadaveri dei nemici e<br />
riutilizzata in corpo a corpo. 193<br />
Nell’estate del 553, alla morte di re Totila, sconfitto dall’eunuco<br />
Narsete nella battaglia di Tagina, un’orda di Franchi ed Alamanni entra in<br />
Italia. Probabilmente doveva trattarsi di qualche trustis, qualche gruppo al<br />
seguito di un capo, che intendeva fare bottino o cercare fortuna mentre i<br />
contendenti del conflitto erano allo stremo. 194 Teia, successore di Totila,<br />
cercò di coinvolgerli in un estremo tentativo di alleanza antibizantina. Non<br />
ebbe successo, perché Teodebaldo, come fece anche quando Giustiniano<br />
chiese nel 551 aiuto per combattere Totila, rifiutò. L'anno seguente il capo<br />
franco Buthilin e suo fratello Leutharis entrarono in Italia a capo di un<br />
corpo di spedizione di settantacinquemila uomini, secondo dati<br />
sicuramente esagerati.<br />
Mentre i Franco-Alamanni si accingevano a varcare la Alpi le sorti<br />
dell’Italia sembravano già decise. Teia era stato sconfitto e ucciso durante<br />
la battaglia dei monti Lattari, mentre suo fratello Aligerno stava cercando<br />
di difendere Cuma dall’assedio condotto dall’eunuco Narsete. Senza<br />
temerlo – anzi deridendolo, stupendosi di come i Goti avessero potuto aver<br />
paura di chi non era neanche uomo – i due condottieri avanzarono verso<br />
Nord Italia fiduciosi nella vittoria. Solo allora Narsete, abbandonando<br />
l’assedio di Cuma, si diresse in Tuscia, dove alcune città, ancora in mano<br />
ai Goti, dovevano essere ricon<strong>qui</strong>state in breve tempo per poter costituire<br />
un argine efficace da opporre a Buthilin e Leutharis. Dopo alcuni successi<br />
negli assedi, però, i Bizantini vennero duramente sconfitti a Parma dai<br />
Franco-Alamanni e dovettero ripiegare a Faenza e, nello stesso torno di<br />
tempo, Lucca rifiutava di arrendersi a Narsete. Si ebbe una svolta positiva<br />
per gli imperiali nel dicembre, quando Lucca cadde ed Aligerno si arrese<br />
consegnando Cuma. L’impero si ritrovò a non essere più accerchiato, bensì<br />
a fronteggiare i nemici attestandosi nel meridione.<br />
In questa campagna si segnala la battaglia di Rimini: in realtà uno<br />
scontro di piccoli dimensioni che però per alcuni storici militari segna un<br />
momento di svolta. Narsete aveva svernato con un contingente nella<br />
cittadina romagnola, quando venne raggiunto da un gruppo di circa 2000<br />
Franchi tra fanti e cavalieri. 195 Siamo discretamente informati sullo scontro<br />
grazie ad Agazia. 196 Appena il generale vide dalle mura il contingente dei<br />
Franchi, seguito dalle salmerie, decise di uscire ad intercettarli con un<br />
bandon, un’unità di trecento cavalieri con archi e frecce. 197 I Franchi<br />
193 Sulla francisca e le armi franche, anche in relazione all'evoluzione di lungo periodo degli istituti militari franchi, mi<br />
permetto di rimandare al mio ANGELUCCI, A., Carlo Martello e la battaglia di Poitiers. Nuove proposte<br />
interpretative per un mito storiografico, in “Quaderni del MAES” 10 (2007), pp. 91-120.<br />
194 Sulla Trustis, l'esercito dei privati che si affiancava a quello regolare, una introduzione sintetica in ROUCHE, Le<br />
radici dell'Europa…, cit., pp. 242-245.<br />
195 Sulla battaglia di Rimini uno studio dettagliato in BACHRACH B.S., Early Carolingian Warfare. Prelude to<br />
Empire, Philadelphia 2001, pp. 178-190. Anche se l'autore ha dedicato uno studio specifico sul periodo <strong>qui</strong> esaminato,<br />
IDEM, Merovingian Military Organization, 481-751, Minneapolis 1972, le sue posizioni sono piuttosto continuiste, e<br />
talvolta tende a prendere alla lettera il numero di soldati effettivi, fornendo somme esagerate.<br />
196 BECK H.G. – KAMBYLIS A. – KEYDELL R. (curr.), Agazia, The Histories, Berlin-New York 1975, I, 21-22, pp.<br />
29-31.<br />
197 Quindi un Bandon o Tagma, unità che approssimativamente è composta da un numero di uomini che, per evitare<br />
che il nemico potesse fare valutazioni esatte dell'entità delle forze bizantine, si aggirava su un numero variabile tra 300<br />
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