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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />

Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />

genere di stirpe turca o mongola che, partendo dall’Asia Centrale,<br />

attaccarono l’Europa.<br />

Centrale per la teoria dello studioso inglese è l’”hearthland”: una vasta<br />

area dell’Eurasia, comprendente i bacini del Mar Baltico, del Mar Nero,<br />

del Mar Caspio, del lago di Aral e dei fiumi Yenisey, Amu Darya e Syr<br />

Darya. 6<br />

Dopo l’effimero impero Unno, si stabilirono in questo spazio geopolitico il<br />

khanato Göktürk (VI secolo circa) e successivamente quello dei Cazari<br />

(VII – X secolo circa). L’heartland, o almeno gran parte di esso venne<br />

successivamente a cadere sotto il dominio degli Omayyadi e degli<br />

Abbasidi (VII – XIII sec. circa), e finalmente dei Turchi Selgiuchidi (XI –<br />

XII secolo). L’impero mongolo, nel XIII secolo, guadagnò poi il controllo<br />

di tutto il “cuore della Terra”, in seguito ad essi si susseguirono i Timuridi,<br />

i Turchi Ottomani ed i Persiani Safavidi, fino a che l’impero russo prima e<br />

l’URSS dopo ne assunsero pienamente il controllo tra il XVIII ed il XX<br />

secolo.<br />

A partire da queste considerazioni, la suggestiva idea del Mackinder è<br />

che l’heartland costituisca la sede privilegiata del potere continentale<br />

(tipicamente terrestre), e che da esso siano partite, tra il IV ed il XVI<br />

secolo, successive invasioni verso le zone dell’ “inner crescent”, o<br />

mezzaluna interna, o ancora “rimland” costituita da Europa Occidentale,<br />

Medio Oriente, India, Sud Est Asiatico e Cina, ovverosia le zone costiere<br />

dell’Eurasia. A questi attacchi la civiltà europea ha risposto, a partire dal<br />

XVI secolo, con un’espansione marittima, che ha portato alla con<strong>qui</strong>sta<br />

delle Americhe, dell’Africa Subsahariana e dell’Australia, il cosiddetto<br />

“outer crescent” (mezzaluna esterna) rovesciando così i rapporti di forza,<br />

almeno fino alla fine del XIX secolo, quando l’espansione zarista in Asia<br />

fu definitivamente sancita dalla costruzione della ferrovia transiberiana.<br />

Per questo Mackinder considera l’heartland il perno delle trasformazioni<br />

geopolitiche della massa continentale Eurasiatica e lo ribattezza anche<br />

“pivot area”. Da <strong>qui</strong> la famosa formula «Chi domina l’Europa dell’Est<br />

controlla il cuore del mondo, chi domina il cuore del mondo controlla<br />

l’isola del mondo, chi domina l’isola del mondo controlla il mondo»<br />

(«Who rules East Europe commands the heartland: who rules the<br />

heartland commands the world-island: who rules the world-island<br />

commands the world»).<br />

L’”isola del mondo” (world island) è il supercontinente costituito<br />

dall’Eurasia e l’Africa, propaggini insulari come Isole Britanniche,<br />

Madagascar, Arcipelago Malese e Giappone escluse, e che contiene<br />

effettivamente più dell’80% della popolazione e delle risorse del pianeta. 7<br />

Quando una nuova entità politica sorge nella zona centrale dell’ heartland,<br />

essa tende prima ad unire funzionalmente, e cioè geopoliticamente e<br />

geoeconomicamente il cuore del mondo stesso, per poi espandersi verso il<br />

rimland per dominarlo, assumendo così un ruolo egemone nel mondo.<br />

6<br />

ROCCATI M., La terra e il suo cuore. Halford John Mackinder e la teoria dell'Heartland, in “I castelli di Yale.<br />

Quaderni di filosofia” 1 (1996), pp. 163-194.<br />

7<br />

ROCCATI M., La terra e il suo cuore. Halford John Mackinder e la teoria dell'Heartland, in “I castelli di Yale.<br />

Quaderni di filosofia” 1 (1996), pp. 163-194.<br />

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