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“Bisanzio e le Crociate, incontro e scontro tra Oriente e Occidente”<br />

Atti del convegno, Venezia, 10 e 11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, anno IX, n. 17<br />

Il romanzo tra Bisanzio ed i Latini<br />

di Romina Luzi<br />

I romanzi detti paleologi sono stati molto probabilmente scritti dopo la<br />

quarta crociata, quando i contatti con l'Occidente, già intensi, divennero per<br />

forza di cose più stretti.<br />

Questi testi non godevano, fino a poco tempo fa, di un giudizio<br />

clemente da parte degli studiosi, perché essi si macchiavano, secondo il<br />

metro di valutazione di studiosi come Krumbacher 326 e, più recentemente,<br />

Spadaro 327 , della ripresa di tematiche e motivi convenzionali e dell'esercizio<br />

della retorica; al contempo, riprendendo modelli occidentali, non potevano<br />

interessare gli intellettuali greci che miravano a valorizzare le loro radici<br />

elleniche secondo una linea di continuità di tradizioni e di letteratura, poiché<br />

non rappresentavano un prodotto genuinamente autoctono.<br />

Specialisti successivi, come C Cupane e P. A. Agapitos 328 , si sono<br />

occupati non solamente di trovare una cronologia più precisa sulla base<br />

della datazione dei manoscritti, di riferimenti intertestuali e di vaghe<br />

allusioni a avvenimenti storici, ma anche di reperire motivi antichi e nuovi,<br />

di origine letteraria o popolare: in questo modo hanno aperto la strada alla<br />

considerazione del valore letterario intrinseco di questi romanzi.<br />

Se le letterature occidentali nelle lingue vernacolari avevano con<strong>qui</strong>stato<br />

prima del greco lo status di letterature che godevano di un certo prestigio,<br />

esse competevano ancora con l'ingombrante autorità del latino e la sua<br />

eredità dunque l'agone non poteva dirsi concluso.<br />

D'altra parte il latino, lingua franca dei sapienti in Europa, proprio<br />

grazie alla sua funzione di veicolatore, attingeva alla vitalità dei volgari. Un<br />

fenomeno analogo si osserva nella diglossia dell'Impero bizantino, dove il<br />

greco atticizzante tradiva l'evoluzione del demotico e quest'ultimo non<br />

aveva ancora piena dignità letteraria.<br />

È stata avanzata l'ipotesi che la presenza dei Latini abbia accelerato e<br />

favorito la produzione di opere in demotico: ciò sembrerebbe piuttosto lo<br />

sviluppo naturale di un'evoluzione che, fino ad allora sotterranea, si era<br />

manifestata in un numero limitato di opere.<br />

Oltre all'uso di una lingua popolare, i romanzi paleologi sono<br />

caratterizzati da un cambiamento anche del contenuto: se il gusto per le<br />

avventure e le storie d'amore contrastato era ritornato alla moda già con i<br />

romanzi di epoca comnena, questi ultimi s'ispiravano ai loro antenati greci e<br />

situavano le peregrinazioni dei protagonisti nelle terre che si affacciavano<br />

sul bacino mediterraneo, conosciute dagli antichi Elleni; al contrario, i<br />

romanzi di epoca paleologa riprendevano una materia differente e, inoltre,<br />

erano in vernacolo, che cominciava ad apparire anche in altri scritti.<br />

Definiti romanzi cavallereschi per distinguerli dai loro predecessori, essi<br />

riprendevano testi occidentali: Florio e Platziaflore è un'elaborazione del<br />

romanzo francese Floire et Blanchefleur, attraverso un cantare toscano;<br />

326 KRUMABACHER K. - NICOSIA S. (trad.), Storia della letteratura greca medievale, Palermo 1970.<br />

327 Consultare bibliografia.<br />

328 Consultare bibliografia.<br />

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