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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />
Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />
<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />
In generale, tuttavia, il potere dei senatori andò via via riducendosi.<br />
Sebbene essi tentassero di influenzare la politica di Giustiniano, il<br />
perdurare della guerra ridusse la loro capacità d’azione in favore dei<br />
comandanti militari. Non è ricordata dalle fonti una sola azione militare<br />
pianificata o condotta da esponenti del senato. L’unica operazione militare<br />
guidata da un italico fu pianificata da un certo Tulliano, chiamato da<br />
Procopio ´anέρ ´Ρωmαῑος 140 . Ciò significa, con ogni probabilità, che<br />
l’origine di Tulliano non fosse senatoria. Egli per prima cosa chiese e<br />
ottenne la fine delle violenze contro la popolazione di Canosa, e in un<br />
secondo momento fu in grado di armare i suoi contadini e appoggiare con<br />
successo le truppe bizantine. Tuttavia l’azione di Tulliano fu resa vana da<br />
Totila, il quale costrinse i patrizi, suoi ostaggi in Campania, a inviare<br />
presso l’esercito nemico alcuni servi. Questi invitarono i contadini ad<br />
abbandonare le armi con la promessa di tenere per sé i prodotti che prima<br />
sarebbero spettati ai proprietari; promessa che spinse gli italici a licenziarsi<br />
dell’esercito e tornare al lavoro dei campi 141 . Il caso di Tulliano, un nonsenatore,<br />
unico italico in grado di organizzare un’azione militare, induce a<br />
riflettere sulle conseguenze negative della politica di Giustiniano,<br />
nonostante la sua volontà fosse quella di salvaguardare Roma e le<br />
prerogative del senato 142 .<br />
Il Progetto.<br />
Nobis autem omne extat studium subsistere libertates atque valere et<br />
in nostra florere et augeri republica. Etenim huius causa desiderii et in<br />
Libya et in Hesperia tanta suscepimus bella et pro recta ad deum religione<br />
et pro subiectorum pariter libertate. 143<br />
Questo brano tratto dalle Novellae può essere considerato, utilizzando<br />
un termine moderno, il manifesto politico di Giustiniano. Il legislatore<br />
collega il tema dell’affrancamento degli schiavi e quello della ricon<strong>qui</strong>sta<br />
dell’Occidente romano. L’obiettivo della politica estera giustinianea era<br />
presentato, <strong>qui</strong>ndi, come la liberazione degli antichi sudditi romani da un<br />
potere illegittimo. La propaganda mostrava le campagne in Occidente<br />
come la giusta ricon<strong>qui</strong>sta di ciò che spettava all’impero romano 144 . Non è<br />
un caso, <strong>qui</strong>ndi, che il primo storico a porre l’accento sulla data del 476,<br />
anno della deposizione di Romolo Augustolo, sia Marcellino Comes,<br />
personaggio strettamente legato alla corte di Giustiniano 145 . Non si deve<br />
poi dimenticare che la lingua madre di Giustiniano era il latino e che<br />
durante il suo impero si svolse l’antica e “romanissima” tradizione del<br />
trionfo. Nel passo citato, la politica estera dell’imperatore è connessa anche<br />
alla politica contro gli eretici. Con<strong>qui</strong>stare la subiectorum libertas e<br />
affermare la recta religio sono entrambe ragioni d’essere dell’impero. La<br />
140 PROCOPIO, La guerra, III, 18.<br />
141 PROCOPIO, La guerra, III, 22.<br />
142 Cfr. WUENSCH R., Johannes Lydos, De magistratibus populi romani libri tres, Teubner, 1967, III, 15.<br />
143 SCHOELL R. – KROLL G., Corpus Iuris Civilis, Novellae, (=Corpus Iuris Civilis, Novellae) 1959, LXXXVIII, 4.<br />
144 HONORE’ T., Tribonian, London: Duckworth, 1978, pp. 18-19.<br />
145 CROKE B., Count Marcellinus and His Chronicle, Oxford, Oxford University Press, 2001.<br />
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