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qui - Porphyra

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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />

Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />

plutei e pergula ed è affiancato da due pastophoria (prothesis a sinistra,<br />

diaconicon a destra) che possono essere rettilinei, all’estremità est delle<br />

navate (come a Piazza della Vittoria e Santa Maria delle Grazie) o costituiti<br />

da due ambienti indipendenti collegati al corpo principale della basilica<br />

(come a Sant’Eufemia);<br />

3) le iscrizioni entrano sempre più nello spazio sacro (dando luogo a quel<br />

fenomeno che Petrucci definisce di “ecclesializzazione” dell’epigrafia 245 ) e<br />

cambiano così il loro ambiente di visibilità;<br />

4) è possibile identificare i dedicanti come i negotiatores di A<strong>qui</strong>leia e<br />

Grado, categoria molto importante per l’economia delle città, che avrebbe<br />

consentito la realizzazione degli edifici. Generalmente le donazioni più<br />

consistenti sono quelle dei clarissimi, ma in generale Caillet nota come<br />

questi dedicanti fossero in numero minore rispetto a molti altri privi di titolo<br />

(e in alcuni casi privi anche dell’onomastica): si tratta probabilmente di<br />

piccoli e medi proprietari terrieri (soprattutto per le iscrizioni di V secolo),<br />

ma in caso di onomastica orientale siriaca ed ebraica, concentrata per lo più<br />

nella basilica di Monastero, vicino alla zona commerciale della città antica<br />

(a nord-est) è abbastanza sicuro che si tratti di una comunità di mercanti.<br />

Alcuni dati avvalorano quest’ipotesi: il reclutamento in età giustinianea è<br />

interdetto agli Ebrei 246 , presenti ad A<strong>qui</strong>leia e nell’alto Adriatico almeno<br />

dal IV secolo, ed esclude la possibilità che vi si trovino con funzioni<br />

militari. Inoltre, le colonie di mercanti orientali che vanno sotto il generico<br />

nome di “Siriani” stanziati in Occidente sono ben note per un periodo di<br />

tempo molto lungo (fin dal II secolo) e hanno fornito numerosi spunti di<br />

studio 247 . Il mercato a<strong>qui</strong>leiese era da tempo degno di interesse per i<br />

mercanti del Levante, che si erano spostati in tutto l’impero dopo aver<br />

spopolato in Oriente a danno degli Italici, portando con sé prodotti<br />

(soprattutto di lusso) e tecniche artigianali particolari. Tuttavia, Brizzi e<br />

Panciera spiegano come le sfere d’interessi dei due poli mercantili, l’Alto<br />

Adriatico e il Levante, restassero separate e che, pur avendo rapporti<br />

commerciali da lungo tempo, i mercanti siriaci non investissero il loro<br />

denaro nella regione e che quelli tra loro che abitavano ad A<strong>qui</strong>leia<br />

rappresentassero solo un settore di commercio circoscritto rispetto a quello<br />

dei mercati orientali 248 . Questi dati escluderebbero la possibilità che gli<br />

oblatori, almeno quelli di onomastica semitica di Monastero, fossero?<br />

soldati e inducono a ipotizzare invece che la loro visibilità nello spazio sacro<br />

Trieste, 1986, p. 415. E’ da segnalare, sempre dello stesso autore, anche Orientamenti urbanistici e culturali nella<br />

cristianizzazione di A<strong>qui</strong>leia, in Studi foro giulianesi in onore di C. G. Mor, Udine, 1983, pp. 59-60., mentre la<br />

Bertacchi ritiene invece si collochi nel panorama degli schemi architettonici elaborati in alto Adriatico fra IV e VI<br />

secolo (BERTACCHI L., in AA.VV., Da A<strong>qui</strong>leia a Venezia.Una mediazione tra l’Europa e l’Oriente dal II secolo a.<br />

C. al VI secolo d. C., Milano, 1980, p. 301.)<br />

245 DE RUBEIS F., Rappresentatività sociale…, cit. , p. 388.<br />

246 RAVEGNANI G., Soldati e guerre a Bisanzio, Bologna, 2009, p. 56.<br />

247 Rimando alle note dei seguenti articoli per la bibliografia essenziale a riguardo: DUVAL Y. M., A<strong>qui</strong>lée et la<br />

Palestine entre 370 et 420, in AAAd, XII, Udine, 1977, pp. 263-285; CRACCO RUGGINI L., Il vescovo Cromazio e<br />

gli Ebrei ad A<strong>qui</strong>leia, ibidem, pp. 353-381; FORLATI TAMARO B., Iscrizioni di orientali nella zona di Concordia,<br />

ibidem, pp. 383-392; BRIZZI G., Il sistema portuale altoadriatico e i commerci di A<strong>qui</strong>leia e Ravenna, in AAAd XIII,<br />

Udine,1978, pp. 81-101. Aggiungo infine RUGGINI CRACCO L., Pietro di Grado: giudaismo e conversioni nel<br />

mondo tardoantico, in AAAd XVII, vol. 1, Udine, 1980.<br />

248 BRIZZI G., Il sistema portuale altoadriatico e i commerci di A<strong>qui</strong>leia e Ravenna, AAAd, XII, Udine, 1978, p. 96.<br />

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