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qui - Porphyra

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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />

Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />

3) Il locus episcopale dell’edificatore di chiese, “transito” e<br />

“risemantizazione” del topos a giovamento dell’imperator.<br />

All’attività del ministero ab antiquo, specie per i santi vescovi, è<br />

pure connessa l’attività edilizia in favore del culto, consistente nella<br />

relativa costruzione di un insieme di aule liturgiche.<br />

Sebbene pare quasi scontata, giacché considerata in re ipsa,<br />

l’azione edificatoria imperiale, volta a promuove l’erezione di plurime<br />

chiese, una volta ottenuto il riconoscimento a religio licita del<br />

cristianesimo, dacché sembrava di primo acchito essere un atto dovuto, ad<br />

onor del vero, quel locus veniva riportato solo ex post dai patriografi; tale<br />

espediente doveva, difatti, riempire un “vuoto” cronologico evidente e<br />

giustificare la fondazione di alcune delle più fastose ecclesie dell’Orbe, ma<br />

soprattutto della “Nuova Roma”.<br />

Seppur l’arguto Dagron, individuava solo in Gerusalemme, laddove<br />

la «croce del supplizio è divenuta segno di vittoria e resurrezione», la<br />

capitale cristiana dell’Impero dei Romani, in osse<strong>qui</strong>o ad una tradizione<br />

semileggendaria che coinvolgeva Costantino e la madre, e, seppur pare<br />

ovvia la munificenza verso quella città in cui vengono costruiti «una serie<br />

di martyria che esaltano i ricordi della passione e risurrezione di Gesù e<br />

hanno la pretesa di costruire la “nuova Gerusalemme” annunciata<br />

dall’Apocalisse», 88 diverso e graduale fu l’iter di cristianizzazione delle<br />

due capitali.<br />

Sempre secondo l’avvertito accademico si contrapponeva ad essa,<br />

nelle intenzioni imperiali, la città di Costantino, fondata con un rituale che,<br />

risentendo dei più vetusti mores inglobava atti tipici del culto pagano,<br />

oramai costituzionalizzati, ove «al momento della fondazione della città il<br />

cristianesimo era poco sviluppato, e poco favorito, -tant’è che<br />

quest’ultimo poteva placidamente affermare- Costantino non aveva mai<br />

avuto in mente di farne una città cristiana». 89 Tale tesi potrebbe essere<br />

avvalorata dalla politica di questo “vescovo esterno” che, fino al 330,<br />

mirava piuttosto a conservare la concordia tra le diverse fedi, e, non certo,<br />

a preferire esplicitamente una confessione; pertanto, ragionevolmente,<br />

restaurava le chiese solamente laddove già esistevano e ne ergeva di nuove,<br />

ove già vi erano “solide” comunità cristiane. Solo da quella data, a<br />

contrariis, col prepotente avanzare della crisi ariana, si può rinvenire un<br />

ine<strong>qui</strong>voco mutamento nell’atteggiamento imperiale e una novella<br />

pianificazione urbanistico-ecclesiale della capitale.<br />

L’epistola inviata nel 333 da Eusebio alla cancelleria imperiale,<br />

confermava quanto sopra, dacché sollecitava la necessità d’istituire nuovi<br />

edifici votati al culto cristiano:<br />

88 DAGRON G. (trad.), La Nascita di una capitale, (= DAGRON, La Nascita) Torino 1991, p. 414.<br />

89 Ibidem.<br />

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