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qui - Porphyra

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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />

Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />

fosse legittimata dal censo e dal prestigio sociale della loro condizione di<br />

mercanti;<br />

5) dalla Basilica di Piazza della Corte a Grado (fine IV secolo - inizio V<br />

secolo) a quella di Sant’Eufemia (la cui ultima fase risale al 579) la<br />

decorazione musiva si allontana sensibilmente dallo stile “naturalistico”<br />

delle aule teodoriane di IV secolo, in cui le rappresentazioni simboliche di<br />

animali e figure umane sono ancora molto verosimili nelle fattezze e nella<br />

resa dei colori, e si passa ad uno più “schematico”, in cui non solo si<br />

procede alla progressiva stilizzazione nella resa delle immagini, ma si<br />

eliminano le rappresentazioni figurative e le si sostituisce con forme<br />

geometriche 249 . Quest’evoluzione dei mosaici di A<strong>qui</strong>leia e di Grado rivela<br />

a sua volta un processo di assimilazione e imitazione di modelli nuovi,<br />

manifestando l’importanza di questa città come sede ortodossa di<br />

riferimento in opposizione alle eresie e agli scismi. Il prevalere delle<br />

geometrie aniconiche è stato ricollegato ad un editto di Costanzo del 356, in<br />

cui si sancisce la chiusura dei templi pagani e l’eliminazione dei culti<br />

idolatrici, ma più probabilmente si tratta dell’elaborazione di temi decorativi<br />

originali, influenzati dalla produzione musiva nord-africana ma volutamente<br />

diversi rispetto a quelli ravennati, come mostra Raffaella Farioli nei suoi<br />

articoli. La ripetizione e l’opposizione di elementi geometrici passa poi alla<br />

subordinazione dei riquadri musivi che separano il quadratum populi dal<br />

presbiterio, scandiscono i movimenti liturgici e guidano gli officianti e i<br />

fedeli nello spazio sacro 250 ;<br />

6) la presenza di temi ricorrenti di provenienza africana (i cerchi incrociati<br />

che danno luogo a fiori quadripetali presenti, ad esempio, nella navata sud di<br />

Santa Maria delle Grazie) o orientale (come l’alternanza di ottagoni e croci<br />

nota a Piazza della Vittoria e a Sant’Eufemia) può essere messa in relazione<br />

almeno in parte con i gusti e le culture degli oblatori;<br />

7) la continuità di significato e di funzione dell’apparato decorativo, l’enfasi<br />

del percorso liturgico all’interno dello spazio sacro e la conseguente<br />

disposizione di specifici elementi e tipi decorativi in corrispondenza delle<br />

“tappe” del medesimo si spinge fino all’impiego delle stesse iscrizioni degli<br />

oblatori come elementi di scansione di una via sacra cui si associa tutta la<br />

struttura sociale laica ed ecclesiastica, come dimostrano le iscrizioni del<br />

vescovo Elia all’interno della basilica di Sant’Eufemia a Grado, attorno alle<br />

quali si dispongono tutte le altre.<br />

Dopo questa lunga serie di considerazioni, necessaria a comprendere le<br />

circostanze in cui sono state create le iscrizioni, è possibile esaminarle più<br />

nel dettaglio. Alcune loro caratteristiche consentono di raggruppare questi<br />

testi secondo un criterio tematico: ciò permette di riflettere sul loro<br />

contenuto e coglierne meglio il significato.<br />

1. Un primo gruppo è costituito da quelle iscrizioni la cui onomastica ci<br />

riporta, all’ambito religioso nel senso generale (e generico) del termine.<br />

249 MARCHESAN-CHIMESE G., La basilica di Piazza della Vittoria a Grado, in AAAd, XVII, Udine, 1980, p. 310;<br />

MIRABELLA ROBERTI M., Apporti orientali nell’architettura paleocristiana nella metropoli di A<strong>qui</strong>leia, in AAAd,<br />

XII, Udine, 1977, p. 406.<br />

250 A questo proposito rimando all’articolo di CUSCITO G., Riquadri musivi a destinazione liturgica nelle basiliche<br />

paleocristiane dell’alto Adriatico, in AAAd, VIII, Udine, 1975, pp. 177-216; GIOSEFFI D., I pavimenti musivi del<br />

vescovo Elia, in AAAd, XVII, II, Udine, 1980, pp. 332-333.<br />

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