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qui - Porphyra

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“Bisanzio e le Crociate, incontro e scontro tra Oriente e Occidente”<br />

Atti del convegno, Venezia, 10 e 11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, anno IX, n. 17<br />

Un esempio di 'utilizzo' del paganesimo greco e romano a Bisanzio : il<br />

caso dei Broumália<br />

di Elena Nonveiller<br />

La festa invernale dei Broumália 277 , che si svolgeva a Bisanzio,<br />

presumibilmente nel periodo dell'anno compreso tra il 25 novembre e il 17<br />

dicembre del calendario giuliano, è attestata da varie fonti letterarie,<br />

epigrafiche e iconografiche. Essa veniva celebrata, in luoghi e modi assai<br />

diversi, sia dalle sfere più alte della società, che da quelle più basse. Se<br />

diverse sono infatti le testimonianze relative ai Broumália ufficiali, celebrati<br />

alla corte imperiale, in maniera assai solenne e sontuosa, non mancano<br />

neppure attestazioni, sebbene più rare e marginali, riguardanti la medesima<br />

festa celebrata in un contesto non ufficiale, sia in città che in campagna,<br />

dalle sfere più popolari. In ragione di ciò, ci è sembrato opportuno<br />

distinguere due tipi di Brumalia: quelli che potremmo definire 'imperiali' da<br />

quelli che chiameremo, per comodità, 'popolari' 278 .<br />

Le notizie su questa festa bizantina ci sono state trasmesse da fonti risalenti<br />

(riferibili, sparse, spalmate, estese) a un ampio arco temporale che va dal V<br />

secolo d. C. e arriva almeno fino al X secolo o, al massimo, al XII,<br />

includendo le testimonianze del canonista Teodoro Balsamone 279 , ma<br />

preferendo invece escludere una datazione ancora più tarda – sulla base di<br />

alcune testimonianze archeologiche 280 - che farebbe perdurarne la<br />

celebrazione fino al XIII secolo d. C. 281<br />

La celebrazione dei Broumália fu per lungo tempo oggetto di riprovazione<br />

da parte della Chiesa, sia Orientale che Occidentale, che ne aveva tentato<br />

più volte l'interdizione, condannandola ufficialmente come pratica pagana e<br />

demoniaca, prima nel canone 62 del concilio in Trullo del 692 d. C., e,<br />

277 E' stata <strong>qui</strong> scelta la traslitterazione in lettere latine del nome greco della festa Brumalia, così come in tutti i casi di<br />

parole greche citate nel testo e in nota.<br />

278 Attribuiamo a questo aggettivo un senso ampio e generico, pur nella consapevolezza di come il suo utilizzo in<br />

ambito antropologico e, più in generale dei Cultural Studies, sia assai problematico, nonché suscettibile di ulteriori<br />

specificazioni semantiche ed ermeneutiche, che rischierebbero però di portarci troppo lontano dalle specifiche questioni<br />

<strong>qui</strong> trattate (in oggetto).<br />

279 Nel suo commentario al canone 62 del Concilio in Trullo, Balsamone si riferisce ai Broumália, utilizzando forme<br />

verbali in tempi storici, quali l'imperfetto e l'aoristo, che, purtuttavia, nella loro valore aspettuale, mantengono legami con<br />

il presente : il primo durativo e iterativo, mantiene una continuità tra passato e presente, il secondo, puntuale e<br />

momentaneo, esprime un'azione che pur essendo compiuta, può avere ancora effetti nel presente (cfr. PALMER L. R.,<br />

The Greek Language, London-Boston, 1980, pp. 125-127 ; PERNEE L., L’ Aspect en grec ancien: problèmes d’analyse,<br />

in « Les études classiques » 51, 1983, pp. 297-302).La questione consiste perciò nel ritenere la testimonianza del<br />

canonista, sulla celebrazione dei Broumália, riferibile al passato oppure del presente. Considerando il contesto e il<br />

messaggio dell'autore, mi sembra più opportuno propendere per la prima ipotesi, in ragione del tentativo ideologico da<br />

parte di Balsamone di relegare tali feste al passato, al fine di limitarne l'importanza e la rilevanza storica tra i suoi<br />

contemporanei.<br />

280 Mi riferisco, in particolare, a una serie di maschere di ferro, rinvenute nei pressi dell'area dell'antico palazzo<br />

imperiale a Istanbul, nel corso della campagna di scavi effettuata nel 1930 dall'archeologo tedesco W. Trust, che le datò<br />

al XIII secolo d.C. Si veda a riguardo G. MARTINY – G. BRETT – R.B.K. STEVENSON, The Great Palace of the<br />

Byzantine Emperors. First Report, Oxford 1947, p. 15.<br />

281 Come ha ipotizzato Eugenia Recchi Franceschini, nel suo articolo : Winter in the Great Palace : the Persistence of<br />

Pagan Festivals in Christian Byzantium , in « Byzantinische Forschungen » 21 (1995), pp. 117-134.<br />

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