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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />

Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />

Questa supremazia veniva poi rafforzata anche dai motivi economici,<br />

religiosi e culturali già visti, ed in effetti nel corso dell’XI secolo l’impero<br />

semplicemente annesse diversi di questi territori caucasici, finendo così per<br />

scontrarsi con i Turchi Selgiuchidi a Manzicerta, battaglia sicuramente<br />

strategica, in quanto decise il controllo su questo territorio, che nella teoria<br />

dell’heartland è ritenuto di grande valore geopolitico.<br />

Un esito diverso di questa battaglia avrebbe probabilmente portato i<br />

Bizantini ad assoggettare direttamente l’intera area, portandoli ad<br />

estendere la loro zona di influenza ad una regione ancora più fondamentale<br />

dal punto di vista geopolitico: l’Asia Centrale.<br />

Al contrario la vittoria selgiuchide tolse in una ventina d’anni<br />

all’impero il suo centro: l’Anatolia, un colpo da cui lo stato bizantino non<br />

si riebbe mai completamente, nonostante una breve stagione di rinascita<br />

sotto i Comneni. 15<br />

Da notare che questo non fu il solo periodo in cui ai Romani d’oriente<br />

parve aperta la via dell’Asia Centrale, giacché anche Eraclio mantenne una<br />

forte presenza militare nella regione caucasica tra il 624 ed il 628 nel corso<br />

delle sue campagne vittoriose contro l’impero Persiano Sasanide, ma in<br />

quel caso fu l’invasione araba a negare all’imperatore i frutti della vittoria.<br />

Concludendo possiamo dire che nel periodo considerato, che grosso<br />

modo va dalla morte di Giustiniano (565) alla battaglia di Manzicerta<br />

(1071), l’impero romano d’oriente, mantenendo un controllo di tipo<br />

politico - diplomatico sulle regioni a nord del Mar Nero e più diretto sul<br />

Caucaso, impedì di fatto che si formasse una potenza ostile che prendesse<br />

il controllo di tutte le terre dell’ hearthland, minacciando poi le zone del<br />

rimland in mano ai Bizantini, come era successo all’epoca dell’impero<br />

unno di Attila e come sarebbe successo ancora dopo Manzicerta ad opera<br />

dei Selgiuchidi e più ancora nel XIII secolo ad opera dei Mongoli.<br />

Questa grande strategia portò più volte i Romani d’oriente, nel periodo<br />

tra il VII e l’XI secolo, non solo a sopravvivere a numerose minacce<br />

esterne, ma ad allargare il loro dominio fino a proporsi come potenza<br />

dominante in una vasta area dell’Eurasia.<br />

Una visione geopolitica senza dottrina geopolitica<br />

Sembra <strong>qui</strong>ndi che la classe dirigente bizantina, nel corso di diversi<br />

secoli abbia consapevolmente portato avanti una grande strategia coerente<br />

con una visione geopolitica complessa. Ma ovviamente a quei tempi non<br />

esisteva nessuna disciplina paragonabile alle geopolitica, anche se già dai<br />

tempi della guerra del Peloponneso e di Tucidide doveva essere chiara la<br />

differenza tra potenze marittime e potenze continentali.<br />

La conclusione pertanto è che le élite dell’impero avessero, pur senza<br />

averle formalizzate, a causa della peculiare situazione geografica e delle<br />

contingenze storiche, concezioni geopolitiche elementari ma comunque<br />

utili al processo decisionale ed all’elaborazione informale di quella grande<br />

strategia che permise per tanto tempo la sopravvivenza dello stato<br />

bizantino in un ambiente esterno politicamente ostile.<br />

15 OSTROGORSKY G., Storia dell’impero bizantino, Torino 1993.<br />

11

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