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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />

Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />

Da notare che un simile dilemma tra una politica “asiatica” ed una<br />

politica “europea” si ripresenta, mutatis mutandis, identico per le due<br />

potenze, una regionale, ed una mondiale, che sono le eredi, una<br />

geopolitica, e l’altra spirituale, di Costantinopoli, ovverosia nell’ordine la<br />

Turchia e la Russia, entrambe eternamente sospese tra oriente ed<br />

occidente. 11<br />

La grande strategia dell’impero<br />

Una volta definite queste “condizioni al contorno” geopolitiche,<br />

esaminiamo la tendenza dell’impero bizantino ad esercitare il proprio<br />

controllo non solo e non tanto con mezzi militari ma soprattutto<br />

diplomatici, economici, religiosi ed ideologico – culturali, nelle zone<br />

critiche dell’heartland, quali il bacino del Mar Nero, il Caucaso e gli<br />

approcci occidentali del Mar Caspio, mantenendo nel contempo il controllo<br />

di ampie parti dell’inner crescent, e cioè parte della penisola balcanica, la<br />

Grecia , il Mediterraneo Orientale e l’ Anatolia). 12<br />

Per quanto riguarda le sponde del Mar Nero e le zone a nord di esso, i<br />

Romani d’oriente riuscirono a creare quello che lo storico russo<br />

Ostrogorsky ha chiamato il “commonwealth bizantino”, basato sugli stretti<br />

rapporti tra le popolazioni, slave o non, cristianizzate, ma anche tra le<br />

popolazioni nomadi semibarbare e Costantinopoli.<br />

Un modello non strettamente imperiale, in quanto non presupponeva<br />

un dominio diretto dell’impero su un territorio così esteso, che d’altro<br />

canto la sua limitata potenza militare non avrebbe mai permesso, ma<br />

piuttosto basato su legami geografici, economici, politici, religiosi e<br />

culturali. 13<br />

Geografici per la particolare posizione della capitale sui Dardanelli, di<br />

cui abbiamo detto prima, e che comportava a sua volta un ininterrotto<br />

flusso commerciale (legname, prodotti agricoli e dell’allevamento,<br />

pellicce, metalli preziosi, ambra ma anche schiavi) da nord, fino dal<br />

Baltico e dalla Scandinavia verso sud e viceversa (l’impero esportava<br />

soprattutto prodotti finiti, anche di pregio).<br />

Vi erano poi forti legami politici con le popolazioni del bacino del Mar<br />

Nero; non sempre i rapporti furono pacifici, ed a turno Slavi, Avari,<br />

Bulgari, Russi, Peceneghi ed altre popolazioni turcofone attaccarono<br />

l’impero, ma l’abile diplomazia bizantina permise di tessere alleanze<br />

durevoli, ad esempio con i Cazari o i Cumani, o di giocare una nazione<br />

contro un’altra, come accadde quando i Peceneghi attaccarono i Russi<br />

diventati una minaccia per l’impero (ed i Peceneghi, a loro volta, fattisi<br />

ostili furono successivamente attaccati dai Cumani); e comunque anche i<br />

nemici sconfitti, proprio come i Rus di Kiev, potevano diventare degli<br />

stabili alleati.<br />

11<br />

IACOPI M., Geopolitica della Turchia moderna, in “Storia in network” 179 (2011).<br />

12<br />

LUTTWAK E., La grande strategia dell'Impero Bizantino, Bologna 2009.<br />

13<br />

ATTARDI C., Il Commonwealth bizantino. Un esempio di unione europea dal medioevo orientale, in “Storia del<br />

mondo” 18 (2003).<br />

9

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