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qui - Porphyra

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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />

Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />

stipulare una pace perpetua con Bisanzio. Gli inviati erano forse già stati a<br />

Costantinopoli per un'altra delegazione nel 593. In tutti i modi, quando la<br />

delegazione giunse a destinazione l'imperatore Maurizio era già morto, le<br />

trattative si arenarono e i suoi scopi, rimasti segreti, sono ancora oggetto di<br />

congetture. Non si sa se si trattasse della richiesta di aiuto per far cessare le<br />

divisioni in Gallia, una proposta di pacificazione dell'Italia barbarica sotto<br />

egida franca oppure una proposta di alleanza contro gli Avari.<br />

A proposito di scambi diplomatici, Gregorio di Tours narra che<br />

l’imperatore Giustino II fosse almeno tanto tirchio quanto invece il<br />

successore Tiberio I Costantino, ricchissimo, caritatevole e prodigo verso i<br />

poveri. 212 A conferma di ciò ci racconta un aneddoto: gli ambasciatori di re<br />

Chilperico, mandati da Tiberio nel 578 e di ritorno tre anni dopo poiché la<br />

guerra civile infestava le Gallie non poterono far attraccare la loro nave nel<br />

porto di Marsiglia e furono costretti a far vela a verso Agde, una città della<br />

Settimania appartenente al territorio dei Visigoti. Una tempesta fece<br />

naufragare la loro nave. Gli ambasciatori si salvarono a stento e persero i<br />

doni di Tiberio. Parte di quei beni era stato scagliato a riva e trovato dagli<br />

abitanti di Agde, che li portarono al loro re Chilperico (non senza essersi<br />

tenuti una parte). 213 Anni dopo lo stesso Gregorio di Tours visitò il re, che<br />

gli mostrò i doni ripescati. Per primo un piatto d’oro e pietre preziose di 50<br />

libbre, probabilmente un dono per l’imperatore dato che lo storico afferma<br />

che il re avesse esclamato: «l’ho fatto forgiare io per arricchire e<br />

nobilitare la gente dei Franchi, ma ne farò fare altri ancora, se la vita mi<br />

sarà amica». Poi mostrò al vescovo i doni dell’imperatore, ovvero degli<br />

aurei di una libbra ciascuno. Sul recto della moneta vi era la figura<br />

dell’imperatore in rilievo circondata dalla scritta «TIBERII CONSTANTINI<br />

PERPETUI AUGUSTI», mentre nel verso vi era raffigurato un auriga sul<br />

carro, circondato dalla scritta «GLORIA ROMANORUM». Poi il re mostrò<br />

allo storico altri doni che non menziona.<br />

Bisogna fare due considerazioni. La prima è che questo brano dimostra<br />

in maniera indiretta se non una ignoranza dell’etichetta diplomatica, una<br />

certa parvenurie non disgiunta dalla vanteria. Nel linguaggio diplomatico,<br />

fin dall’antichità, il dono più ricco dovrebbe essere fatto dal signore che si<br />

riconosce superiore in grado. In caso contrario ciò può essere anche causa<br />

di affronto. 214 Se il caso di Chilperico fosse diverso, e ci trovassimo <strong>qui</strong>ndi<br />

di fronte alla selezione di un fatto da parte del cronista, ciò può essere<br />

212 GREGORIO DI TOURS, Historia Francorum, VI, 30, pp. 56-59.<br />

213 IDEM, VI, 2, ibidem pp. 8, 10: «Interea legati Chilperici regis, <strong>qui</strong> ante triennium ad Tiberium imperatorem<br />

abierant, regressi sunt non sine grave damno atque labore. Nam cum Massiliensi portum propter regum discordias<br />

adire ausi non essent, Agathae urbem, quae in Gothorum regno sita est, advenerunt. Sed priusquam litus attingerent,<br />

navis acta vento, inpulsa terris in frustra minuitur.. Legati vero cum pueris se in periculo cernentes, arreptis tabulis, vix<br />

ripae relati sunt, multis puerorum amissis; sed plurimi evaserunt.Res autem, quas unda litoris invexerat, incolae<br />

rapuerunt; ex <strong>qui</strong>bus quae melius fuit recipientes, ad Chilpericum regem retulerunt. Multa tamen ex his agathensis<br />

secum retenuerunt. Tunc ego Novigentum villa ad occursum regis abieram; ibique nobis rex missurium magnum, quod<br />

ex auro gemmisque fabbricaverat in <strong>qui</strong>nquagenta librarum pondere, ostendit, dicens ego haec ad exornandam atque<br />

nobilitandam Francorum gentem feci. Sed et plurima adhuc, si vita comis fuerit, faciam. Aureus etiam singularum<br />

librarum pondere, quos imperatur misit, ostendit, habentes ab una parte iconicam imperatoris pictam et scriptum in<br />

circulo TIBERII CONSTANTINII PERPETUI AUGUSTI; ab alia vero parte habentes quadrigam et ascensores<br />

contenentesque scriptum GLORIA ROMANORUM. Multa enim et alia ornamenta, quae a legatis sunt exhibita,<br />

ostendit».<br />

214 Si ringrazia per la notizia il professor Andrea Giardina.<br />

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