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qui - Porphyra

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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />

Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />

impedire che le tendenze autonomiste dell’aristocrazia italica potessero<br />

trovare il modo di esprimersi e rafforzarsi detenendo il monopolio di tale<br />

carica, tendenze che avrebbero trovato un valido alleato nelle ambizioni<br />

personali dei comandanti militari presenti nella penisola 152 .<br />

L’azione di Giustiniano sancì, di fatto, la preminenza del senato di<br />

Costantinopoli su quello di Roma. Il senato costantinopolitano aveva già<br />

ac<strong>qui</strong>sito un enorme prestigio e possedeva già prima della guerra una<br />

grande forza di attrazione, tant’è che Teodato, re dei Goti, cercò di farne<br />

parte 153 . Le prerogative di una delle poche cariche ancora ad appannaggio<br />

di senatori italici, il consolato, vennero a tal punto ridotte, che la carica<br />

stessa scomparve. Al 541 risale, infatti, l’ultima elezione di un console<br />

ordinario in Occidente, in quell’anno fu console Anicius Faustus Albinus<br />

Basilius 154 .<br />

Con un’amministrazione sempre più ridotta in numero e influenza, le<br />

cui cariche maggiori erano di fatto inaccessibili agli italici, il potere venne<br />

progressivamente accentrato nelle mani dei militari 155 . Conosciamo casi di<br />

sovrapposizione e talvolta di concorrenza fra potere civile e militare, ma<br />

nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di funzioni spettanti a<br />

funzionari civili usurpate da comandanti militari. Durante il papato di<br />

Pelagio I (556-561), ad esempio, i capi militari svolsero anche funzioni<br />

civili, quali l’amministrazione della giustizia e la condanna degli<br />

scismatici 156 . Sebbene il permanente stato di guerra in cui si trovò la<br />

penisola per tutto il VI sec. si possa considerare la causa principale di<br />

questo processo, non si deve dimenticare che la netta distinzione fra<br />

amministrazione civile e militare, retaggio della riforma costantiniana,<br />

stava venendo meno anche in Oriente. Già fra il 535 e il 536 Giustiniano,<br />

infatti, aveva insediato nelle province orientali governatori in possesso di<br />

poteri civili e militari 157 . Alla fine di questo processo si pone<br />

probabilmente il drastico ridimensionamento della carica di praefectus<br />

praetorio. Dal 595, vista l’incapacità dimostrata dai funzionari civili nel<br />

recuperare i mezzi necessari al mantenimento dell’esercito, la mansione<br />

venne affidata a un sacellarius, un militare fornito dei poteri coattivi<br />

necessari ad adempiere a tale compito.<br />

Dopo la con<strong>qui</strong>sta dell’Italia il centro del potere si spostò<br />

definitivamente da Roma e Ravenna. Il potere della corte ravennate e dei<br />

suoi membri, in gran parte militari e burocrati provenienti da<br />

Costantinopoli, crebbe così a svantaggio dell’aristocrazia senatoria rimasta<br />

nell’antica capitale.<br />

Contemporaneamente all’aumentare dell’influenza dei militari e dei<br />

burocrati, ac<strong>qui</strong>sirono un ruolo sempre più centrale, anche in questioni<br />

politiche, i vescovi. Giustiniano stesso favorì tale fenomeno conferendo<br />

152<br />

BERTOLINI O., Appunti per la storia del senato di Roma durante il periodo bizantino, in Ottavio Banti (a cura<br />

di), Scritti scelti di storia medievale, Livorno 1968, I, pp.228-262.<br />

153<br />

PROCOPIO, La guerra, I, 3.<br />

154<br />

Cfr. BAGNALL – CAMERON – SCHWARTZ – WORP, Consuls of the Later Roman Empire, An American<br />

Philological Association Book; First Edition edition (May 1, 1987).<br />

155<br />

Cfr. BROWN T. S., Gentlemen and officers : imperial administration and aristocratic power in byzantine Italy A.D.<br />

554-800, London : British school at Rome, 1984.<br />

156<br />

MIGNE J. P. (a cura di), Pelagius, Epistulae, 31, 52, 53, 65, 69, 70, 71, 73.<br />

157<br />

BROWN T. S., Gentlemen..., pag. 9.<br />

52

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