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qui - Porphyra

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“Venezia e Bisanzio, incontro e scontro tra Oriente ed Occidente”<br />

Atti del convegno tenutosi a Venezia, 10-11 dicembre 2011<br />

<strong>Porphyra</strong>, giugno 2012, n. XVII<br />

battaglia del Volturno 148 . Già dal titolo è possibile notare una novità<br />

nell’apparato governativo del paese. La legge fu, infatti, valida per l’Italia<br />

e la Sicilia; ciò significa che il governo centrale decise di dividere<br />

l’amministrazione della penisola da quella della Sicilia per tenere sotto<br />

controllo diretto l’isola, base perfetta per il dominio del Mediterraneo.<br />

Passando al contenuto del provvedimento, vi si può leggere il tentativo da<br />

parte di Giustiniano di soccorrere i senatori che si erano impoveriti a causa<br />

della guerra. Per questa ragione fu concessa una dilazione di cinque anni<br />

nel pagamento dei debiti contratti e addirittura si proclamò la possibilità<br />

per i debitori di pagare solo la metà di quanto dovuto. La legge fu<br />

indirizzata «Narsi, Panfronio 149 et senatui», e ciò dimostra che il senato si<br />

era allora riattivato.<br />

Giustiniano svolse anche un’azione mirata all’aumento del numero di<br />

senatori, conferendo con una certa liberalità le qualifiche necessarie a far<br />

parte dell’assemblea, come ad esempio il prestigioso titolo di patricius, e<br />

abbassando da 100 a 30 libbre d’oro il prezzo richiesto per rivestire la<br />

carica di consul.<br />

Gli insuccessi e gli effetti collaterali.<br />

Nonostante gli sforzi, i provvedimenti di Giustiniano si rivelarono<br />

piuttosto inefficaci. Essi rappresentavano, del resto, solo delle soluzioni<br />

temporanee che furono cancellate dall’invasione longobarda e dallo scarso<br />

interesse per le sorti del senato di Roma dimostrato dai successivi<br />

imperatori, i quali, ad esempio, diminuirono di molto le concessioni del<br />

titolo di patricius. E’ tuttavia sbagliato credere che la ragione<br />

dell’insuccesso di Giustiniano risieda solo nelle condizioni sfavorevoli e<br />

nell’atteggiamento dei suoi successori. Fu proprio la con<strong>qui</strong>sta dell’Italia la<br />

principale causa della fine del senato, concetto splendidamente sintetizzato<br />

dallo storico Wes, il quale scrive: «Der Untergang des Senats war der<br />

Preis für den Untergang der Goten» 150 .<br />

Com’è possibile che la principale responsabilità della fine del senato<br />

sia da attribuire proprio all’autore della Restauratio imperii, a Giustiniano<br />

il Grande?<br />

Per prima cosa è necessario ricordare che la con<strong>qui</strong>sta della penisola<br />

ridusse sensibilmente le possibilità di far carriera per i senatori. Poco dopo<br />

la conclusione della guerra, il maggiore incarico dell’amministrazione<br />

civile, e cioè il praefectus praetorio Italiae, venne affidato a un orientale, e<br />

orientali furono anche tutti i suoi successori 151 . L’ultimo prefetto scelto fra<br />

i senatori italici fu Reparato, fratello di Papa Vigilio, nominato nella<br />

primavera del 538 e morto a Milano l’anno successivo durante l’assalto e il<br />

successivo saccheggio della città compiuto da Goti e Burgundi. Affidando<br />

ad un burocrate orientale la carica di prefetto il governo centrale intendeva<br />

148<br />

Cfr. MARAVAL P., Agathias, Histoires, Paris, Le belle lettres, 2007.<br />

149<br />

Egli era probabilmente il praefectus urbis Romae.<br />

150<br />

“La fine del senato fu il prezzo da pagare per la caduta dei Goti”, WES M. A., Das Ende des Kaisertums im Westen<br />

des Römischen Reichs, Den Haag 1967.<br />

151<br />

Cfr. BURGARELLA F., Il Senato, Atti del convegno "Settimane di Studio del Centro Italiano di Studi sull'Alto<br />

Medioevo", Spoleto, 2001, CISAM:Spoleto, 2002, Vol. XLVIII, pag.160.<br />

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