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Abitare la terra: questione ambientale

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emanciparsi dai vincoli spaziali nei quali era<br />

rimasta intrappo<strong>la</strong>ta per centinaia di anni. Il<br />

mondo naturale ha così smesso di essere un<br />

dato, per diventare oggetto di intervento<br />

umano (1996: 125).<br />

Gli eventi degli ultimi decenni segnano un<br />

nuovo salto di qualità. Mentre <strong>la</strong> società<br />

moderna aveva fatto passi da gigante nel<strong>la</strong><br />

direzione di ridurre <strong>la</strong> dipendenza dal<strong>la</strong><br />

natura - e <strong>la</strong> straordinaria crescita del<strong>la</strong><br />

produzione di beni e servizi è stata il successo<br />

più importante - più di recente il progresso<br />

tecnico ha cominciato ad intervenire sugli<br />

stessi processi di riproduzione del<strong>la</strong> vita e dei<br />

meccanismi naturali, mentre lo spazio e il<br />

tempo virtuali prendono congedo da ogni<br />

riferimento al<strong>la</strong> dimensione fisica.<br />

In realtà, <strong>la</strong> società moderna ha trovato un<br />

suo limite nel riconoscimento dell'esistenza di<br />

un dato naturale, non fosse altro perché è nel<strong>la</strong><br />

frontiera - fisicamente identificabile - che le<br />

società nazionali si sono fondate e<br />

riconosciute. È prima di tutto con riferimento a<br />

tale limite che <strong>la</strong> modernità ha costruito i<br />

propri assetti interni (Urry 2000).<br />

Ora tutto questo viene rimesso in<br />

discussione: <strong>la</strong> natura è sempre meno qualcosa<br />

di esterno con cui confrontarsi, per diventare<br />

una realtà culturalmente manipo<strong>la</strong>bile. Ciò<br />

significa alterare una delle condizioni<br />

dell'azione umana. Scrive a questo proposito<br />

Melucci:<br />

In società che dipendevano molto più<br />

strettamente dal<strong>la</strong> natura, l'azione umana era resa<br />

manifesta attraverso i suoi prodotti materiali. Ora<br />

<strong>la</strong> capacità umana di agire sul<strong>la</strong> natura può<br />

produr<strong>la</strong> o distrugger<strong>la</strong>; l'azione umana diventa<br />

re<strong>la</strong>tivamente indipendente dai suoi prodotti e si<br />

trasforma in pura capacità riflessiva che agisce<br />

sulle sue stesse radici (2000a: 88).<br />

Ciò concretamente significa che <strong>la</strong> società<br />

abbatte anche questo limite; diventando capace<br />

di intervenire su ciò che è natura 3 . L'intera<br />

realtà diventa passibile di intervento da parte<br />

dell'uomo e <strong>la</strong> natura diventa agita<br />

socialmente. I dati fisici e biologici da dati<br />

esterni diventano interni al<strong>la</strong> vita sociale. In<br />

questo modo saltano alcuni dei criteri che<br />

avevano resistito al<strong>la</strong> modernità e che avevano<br />

continuato a costituire dei punti di appoggio<br />

per<strong>la</strong> vita sociale. Si pensi alle tecniche di<br />

riproduzione del<strong>la</strong> vita biologica o di selezione<br />

genetica dei nascituri, tecniche che, oltre a<br />

rimettere in discussione <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra uomo e<br />

donna e tra le generazioni, modificano<br />

radicalmente il rapporto tra l'essere umano e <strong>la</strong><br />

vita. O si pensi al<strong>la</strong> realtà virtuale che i<br />

software sempre più avanzati sono in grado di<br />

mettere a punto, dove sembra smarrirsi ogni<br />

possibilità di distinzione tra realtà e simu<strong>la</strong>cro.<br />

Di fatto, anche se non sempre ce ne rendiamo<br />

conto, <strong>la</strong> capacità di intervento sul<strong>la</strong> natura<br />

scardina i presupposti del<strong>la</strong> vita sociale così<br />

come noi <strong>la</strong> conosciamo, scaricando peraltro<br />

sul singolo individuo l'onere di trovare nuovi<br />

criteri di pensiero e di azione. Ne consegue che<br />

«ciò che era una volta prerogativa di Dio o era<br />

predeterminato dal<strong>la</strong> natura si trasforma in una<br />

serie di questioni e decisioni che trovano il<br />

proprio posto nel<strong>la</strong> condotta di vita privata»<br />

(Beck 2000a: 14).<br />

In definitiva, si può affermare che questa<br />

terza rottura non è meno importante delle<br />

precedenti e che anch'essa contribuisce a<br />

indebolire l'idea di società del XX secolo. Nel<br />

momento in cui non è più solo l'opera d'arte,<br />

ma <strong>la</strong> vita stessa che diventa riproducibile, si<br />

apre una nuova epoca, nel<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> vita<br />

sociale è costretta a ricercare nuovi equilibri.<br />

Queste tre rotture spiegano perché l'idea<br />

canonica di società appare oggi inadeguata. È<br />

l'idea unitaria di società che <strong>la</strong> doppia<br />

sconnessione generatasi con <strong>la</strong> globalizzazione<br />

mette in crisi. Un'idea nel<strong>la</strong> quale le<br />

dimensioni valoriale, istituzionale e naturale<br />

erano in qualche modo ricondotte a unità. Ed è<br />

per cercare di capire questo nuovo mondo che<br />

occorre <strong>la</strong>vorare.<br />

Tratto da La globalizzazione non è un destino, di<br />

Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, Editori Laterza,<br />

Roma-Bari 2001, pp. 82-90<br />

3 Come è stato notato, rovesciando i termini del<br />

rapporto, oggi <strong>la</strong> cultura è indispensabile per<br />

salvare <strong>la</strong> natura. Si veda Urry (2000: 174).<br />

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