Abitare la terra: questione ambientale
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Conclusione<br />
Vorrei avviarmi ad una conclusione, che è<br />
una serie di parole che vi elenco. Se andiamo<br />
sul terreno dell'etica <strong>ambientale</strong>, non finiamo<br />
più, perché ci sono visioni più o meno<br />
accettabili. Però c'è qualcosa che viene fuori da<br />
tutto quello che abbiamo detto, e che credo si<br />
avvicini a delle considerazioni etiche, nel<br />
senso di modelli di comportamento, e quasi ad<br />
una visione religiosa, perché molte delle parole<br />
che vedremo sono simili a quelle dette in<br />
ambito cattolico. Tuttavia esse vengono fuori<br />
non da una fede, ma dalle considerazioni che<br />
abbiamo fatto; allora possono essere un terreno<br />
di incontro che a poco a poco si può costruire<br />
tra fedi diverse, attraverso alcuni modelli si<br />
comportamento sui quali lottare e tentare di<br />
educare.<br />
Abbiamo parole di tre gruppi. Il primo<br />
dice: consapevolezza verso quel<strong>la</strong> che abbiamo<br />
chiamato "realtà virtuale", e atteggiamento<br />
attivo verso complicità passive, nel senso che<br />
siamo in un sistema che per <strong>la</strong> divisione dei<br />
ruoli esasperata tende ad alienarci del<strong>la</strong><br />
consapevolezza degli effetti dei nostri comportamenti.<br />
Quindi facciamo di tutto per<br />
riacquistar<strong>la</strong>, che significa appunto un<br />
atteggiamento attivo di informazione ed educazione<br />
per tentare di non essere invece<br />
complici.<br />
Il secondo gruppo è un insieme che vi<br />
leggo di fi<strong>la</strong>: contemp<strong>la</strong>zione invece di<br />
appropriazione, austerità (paro<strong>la</strong> di Berlinguer)<br />
contro consumismo, lentezza contro velocità,<br />
sviluppo qualitativo invece di crescita, qualità<br />
contro quantità. Cioè: privilegiamo nei nostri<br />
comportamenti l'uso e il consumo di beni che<br />
non comportano una distruzione, ma un<br />
atteggiamento contemp<strong>la</strong>tivo: godiamo di un<br />
paesaggio verde, consumiamo ciò che ci serve<br />
senza inseguire le mode. La velocità con cui<br />
bruciamo tutte le esperienze è incompatibile<br />
ormai con i tempi dello sviluppo sostenibile;<br />
allora rinunciamo a spostarci velocemente e<br />
riacquistiamo il valore del tempo. Privilegiamo<br />
gli indicatori qualitativi (alfabetizzazione,<br />
cultura, attesa di vita) rispetto al PIL.<br />
Il terzo ed ultimo gruppo di parole: equità<br />
contro efficienza, solidarietà contro<br />
utilitarismo individuale, valori invece di<br />
interessi. Cominciamo a pensare in termini<br />
anche di equità, perché questo è ormai<br />
necessario se vogliamo sopravvivere. Cominciamo<br />
a pensare in termini di solidarietà,<br />
perché i comportamenti personali, se sono<br />
generalizzati, creano un grosso problema. Invece<br />
dell'interesse economico ripristiniamo il<br />
fatto di trarre soddisfazione dai valori che<br />
promoviamo.<br />
Questi potrebbero essere alcuni aspetti del<br />
fondamento di un'etica dello sviluppo<br />
sostenibile, di un'etica "<strong>la</strong>ica", nel senso che<br />
nasce da considerazioni che sono di<br />
sopravvivenza in un modo accettabile; ma che<br />
in molti aspetti credo si avvicini all'etica che<br />
dovrebbe scaturire dal<strong>la</strong> fede e dal<strong>la</strong> religione.<br />
Tutto questo è allora <strong>la</strong> rifondazione<br />
dell'economia. Finora essa si è basata sul<br />
riduzionismo, sull'utilitarismo, sugli interessi,<br />
sul<strong>la</strong> disciplina di settore; ma <strong>la</strong> nuova<br />
situazione ci dice che il modello che è andato<br />
bene in una fase di crescita, in cui eravamo<br />
nell'economia del cow-boy, ormai non<br />
garantisce più uno sviluppo sostenibile<br />
neanche in tempi brevi. Se non ribaltiamo <strong>la</strong><br />
logica e non rifondiamo dei modelli di<br />
comportamento diversi, <strong>la</strong> fede cieca nel<br />
mercato e nell'efficienza ci porterà nel giro di<br />
pochi decenni ad un disastro <strong>ambientale</strong>. Le<br />
mie parole vorrebbero essere un contributo<br />
minimo per evitarlo.<br />
Tratto da Per uno sviluppo sostenibile, di<br />
Eliot Laniado, Quaderni di Sant’Apollinare, n°<br />
44, Fiesole 1995.<br />
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