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Abitare la terra: questione ambientale

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crescita demografica. Si dice che man mano che<br />

arriva lo sviluppo diminuisce anche <strong>la</strong> crescita<br />

demografica.<br />

In terzo luogo, c'è il fatto che l'innovazione<br />

tecnologica assume ormai al suo interno anche<br />

le questioni ambientali. Si par<strong>la</strong> di ecoprogettazione<br />

( il termine "eco" ormai è<br />

inf<strong>la</strong>zionato e si trova dappertutto), nel senso<br />

che oggetti, prodotti ecc. dovrebbero essere<br />

progettati con processi tecnologici "puliti" e ci<br />

dovrebbe essere una attenzione forte al loro<br />

impatto sull'ambiente. A questo proposito c'è <strong>la</strong><br />

speranza di trovare fonti di. energia pulita. Il<br />

nucleare è stato bloccato perché effettivamente<br />

il rischio è enorme; e si cercano energie<br />

alternative: pensiamo al sole, che produce un<br />

flusso di energia che con le nostre tecnologie<br />

non siamo capaci di fermare in modo efficiente<br />

per poter<strong>la</strong> utilizzare. Il problema al riguardo è<br />

come immagazzinare questa energia. Se ci fosse<br />

un grosso investimento su questi aspetti,<br />

potremmo arrivare a produrre energia in modi<br />

più puliti e senza creare problemi tipo "effetto<br />

serra". Per ora si tratta di speranze.<br />

Gli economisti sottolineano ancora altri<br />

aspetti La coscienza <strong>ambientale</strong> ormai diffusa<br />

nei paesi ricchi si estenderà anche a quelli in via<br />

di sviluppo, e troverà <strong>la</strong> sua espressione<br />

istituzionale nel<strong>la</strong> internazionalizzazione delle<br />

decisioni. Il mercato ormai è internazionale, e<br />

c'è spesso una contraddizione molto forte tra il<br />

governo nazionale e il governo dell'economia<br />

che non ha più frontiere. Le grandi decisioni che<br />

prendono le multinazionali non hanno più un<br />

aggancio al territorio di tipo nazionale. Questo<br />

fatto è visto come tendenza positiva, perché i<br />

problemi ambientali sono problemi globali, e<br />

quindi, se si comincia a entrare nell'ottica di una<br />

decisione globale, è più facile tenerli sotto<br />

controllo.<br />

C'è però anche chi vede il fenomeno in<br />

modo negativo (io sono tra questi) perché così<br />

le decisioni sono nelle mani delle multinazionali<br />

e non di organismi sopranazionali che abbiano<br />

potere effettivo. Attualmente tutti gli organismi<br />

di questo tipo sono sprovvisti di potere<br />

decisionale effettivo; perciò si genera un<br />

fenomeno che viene chiamato del "free rider"<br />

(del "portoghese", dì. quello che fa <strong>la</strong> corsa<br />

gratis): tra i paesi si fa un accordo per diminuire<br />

di un tot. le emissioni, e ciascun paese ha <strong>la</strong> sua<br />

quota. Pensiamo però a un paese, magari del<br />

Terzo Mondo, <strong>la</strong> cui incidenza inquinante è in<br />

realtà irrilevante, per es. l'1% del tutto. Questo<br />

ha interesse economico ad aderire all'accordo,<br />

ma non ha interesse a rispettarlo, dato che non<br />

ci sono sanzioni per i trasgressori e che il suo<br />

apporto è marginale. Ma se questa posizione<br />

viene assunta da molti paesi, in realtà il danno<br />

non è irrilevante.<br />

In conclusione: i problemi sono enormi, ma<br />

le contro-tendenze appena esposte possono<br />

mitigare il quadro drammatico che abbiamo<br />

tratteggiato precedentemente. A questa<br />

drammaticità c'è chi ci crede, chi non ci crede<br />

per niente, e ci sono anche tutti i livelli<br />

intermedi.<br />

Tratto da Per uno sviluppo sostenibile, di<br />

Eliot Laniado, Quaderni di Sant’Apollinare,<br />

n° 44, Fiesole 1995.<br />

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