Abitare la terra: questione ambientale
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accoglie, e che raccoglie mentre distingue. Lo<br />
sviluppo del<strong>la</strong> tecnica potrà dunque valere<br />
come il «nome nuovo del<strong>la</strong> pace» - <strong>la</strong> pace è<br />
appunto reciprocità, partecipazione, rispetto -<br />
solo quando torni ad essere opera di verità, oltre<br />
che di trasformazione. L'opera del<strong>la</strong> verità,<br />
quale rapporto attivo nel mondo, potrebbe così<br />
delinearsi ancora nel senso del racconto biblico.<br />
Penso in partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> scena descritta in Gn 2,<br />
15.19: Adamo che viene posto nel giardino per<br />
coltivarlo e per custodirlo e che, nel giardino,<br />
viene chiamato a riconoscere il«nome» delle<br />
cose viventi: le consegna per questo allo<br />
sguardo dell'uomo e appunto «per vedere come<br />
l'uomo le avrebbe chiamate»; i nomi dovranno,<br />
però, volgersi all'essenza stessa delle cose e<br />
perciò ogni cosa sarà per sempre chiamata col<br />
nome ricevuto dall'uomo. La custodia del<br />
giardino è dunque operosa, ma l'opera che<br />
custodisce nasce nel<strong>la</strong> fecondità del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>,<br />
che qui non va certo intesa come una forma<br />
d'arbitrio o di dominio. E testo biblico par<strong>la</strong>,<br />
certo, anche d'assoggettamento e di dominio 27 ,<br />
ma il dominio dell'uomo deve pur darsi «ad<br />
immagine e somiglianza» di quello divino ed è<br />
posto infine per far luce, come il sole, <strong>la</strong> luna e<br />
le stelle, che nel firmamento son posti a<br />
«dominare» ed a «governare» 28 il giorno e <strong>la</strong><br />
notte, e separare <strong>la</strong> luce dalle tenebre: non<br />
dunque un dominio che prevarica, ma un dominio<br />
che sve<strong>la</strong> e trae dal nascondimento. Il<br />
nome che custodisce vale dunque come «un<br />
generatore, un creatore, un interprete, qualcosa<br />
in cui trovano unità, in maniera unica, <strong>la</strong> misura,<br />
l'ordine e <strong>la</strong> destinazione» 29 .<br />
4. Scienza e progetto<br />
Siamo così nuovamente destati<br />
all'intelligenza delle re<strong>la</strong>zioni, dei ritmi e delle<br />
reciprocità costitutive. L'opera che coltiva e che<br />
coltivando custodisce deve dunque darsi in<br />
primo luogo come opera di verità: quel<strong>la</strong> verità<br />
in cui può infine fiorire e crescere il nome stesso<br />
del<strong>la</strong> pace. Occorre, però, notare che questa<br />
prospettiva resterebbe del tutto sterile, se si<br />
limitasse a formu<strong>la</strong>re una direzione genericamente<br />
etica. Si dovrà invece tener conto del<strong>la</strong><br />
duplicità dell'evento tecnologico, che è pur<br />
sempre un medio ritornante fra scienza e prassi.<br />
Si tratta allora di battersi su due fronti.<br />
Da un <strong>la</strong>to occorre smascherare <strong>la</strong> pretesa di<br />
svinco<strong>la</strong>re <strong>la</strong> scienza da ogni considerazione<br />
valutativa. Si diceva prima, sul<strong>la</strong> scorta di<br />
Giobbe, che <strong>la</strong> scienza ha in se stessa bisogno<br />
d'un orientamento sapienziale: se l'ultima verità<br />
dell'essere riposa nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione e nel<strong>la</strong> misura<br />
delle reciprocità, occorre che <strong>la</strong> stessa ricerca<br />
scientifica si <strong>la</strong>sci in se stessa provocare dal<strong>la</strong><br />
scoperta dei nessi ontologici e dei rinvii<br />
essenziali. Il metodo del<strong>la</strong> scienza deve certo<br />
obbedire soprattutto all'intelligenza dei<br />
fenomeni e dei nessi immediatamente<br />
determinabili, ma è pur vero che questi dati non<br />
si <strong>la</strong>scerebbero mai leggere e tanto meno usare<br />
correttamente senza tener conto di una loro<br />
destinazione re<strong>la</strong>zionale. Ricorderemo, al<br />
riguardo, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> faticosamente guadagnata da<br />
Kant che nel<strong>la</strong> sua Critica del giudizio diceva:<br />
«non v'è nessuna ragione umana [...], che possa<br />
sperare di comprendere semplicemente secondo<br />
cause meccaniche <strong>la</strong> produzione sia pure d'un<br />
filetto d'erba» 30 . Porsi in questa prospettiva<br />
significa, però, vincere ad un tempo il pregiudizio<br />
che afferma il carattere svalutativo delle<br />
scienze positive. E si pensi per questo al<strong>la</strong><br />
posizione assunta da Max Weber già agli inizi<br />
del secolo, una posizione che ancor oggi<br />
costituisce un riferimento c<strong>la</strong>ssico. Le scienze,<br />
diceva Weber, devono rispondere solo al<strong>la</strong><br />
domanda: «che cosa dobbiamo fare se vogliamo<br />
dominare tecnicamente <strong>la</strong> vita? Ma se vogliamo<br />
e dobbiamo dominar<strong>la</strong> tecnicamente, e se ciò, in<br />
definitiva, abbia veramente un significato, esse<br />
lo <strong>la</strong>sciano del tutto in sospeso». La domanda sul<br />
senso - aggiungeva anzi Weber - trascende le<br />
possibilità del<strong>la</strong> ragione e si risolve in definitiva<br />
solo nelle opinioni di una fede. La scienza ha, da<br />
parte sua, già fatto abbastanza quando sappia<br />
offrire le nozioni sufficienti a «padroneggiare <strong>la</strong><br />
vita»: essa deve restare fedele solo a questo<br />
compito e solo su questo deve far chiarezza 31 .<br />
Ma, se non vi sono «ragioni» di riferimento,<br />
chi assicura <strong>la</strong> stessa validità del servizio al<strong>la</strong><br />
27 Gn 1, 28.<br />
28<br />
Gn 1, 18. Qui viene usato lo stesso verbo<br />
«dominare» (mls) che in 1, 28.<br />
29 Jolles, Einfaches Formen, p. 16, cit. in G. VON<br />
RAV, Das erste Buch Moses, Vandenhoeck &<br />
Ruprecht, Göttingen 1951; tr. it. di G. Moretto,<br />
Genesi, Paideia, Brescia 1969, p. 98.<br />
30<br />
Kritik dei Urteilskraft, in Ges. Schriften,<br />
Akademieausgabe, Berlin 1910 ss., p. 356; tr. it. di<br />
A. Gargiulo e V. Verra, Laterza, Bari 1979, p. 285.<br />
31 Wissenschaft als Beruf, München 1919; tr. it. di<br />
A. Giolitti, Il <strong>la</strong>voro intellettuale come professione,<br />
Einaudi, Torino 1966, pp. 26, 35.<br />
20