Abitare la terra: questione ambientale
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del rapporto infallibile mercato-efficienza. Due<br />
di queste cause in partico<strong>la</strong>re ci interessano.<br />
Prima: non tutto passa attraverso il mercato,<br />
e ciò che non passa attraverso il mercato non<br />
può essere rego<strong>la</strong>mentato in modo efficiente.<br />
Quindi il mercato non è onnicomprensivo. Una<br />
volta questo dato veniva considerato<br />
insignificante: per esempio, se regalo delle<br />
carote coltivate nel mio orto, queste ovviamente<br />
non passano attraverso il mercato. Pian piano<br />
invece si è scoperto che i fenomeni che non<br />
passano attraverso il mercato sono tanti, e<br />
cominciano ad essere molto importanti. Faccio<br />
due esempi. Nel<strong>la</strong> mia attività di persona<br />
qualsiasi (se vado in auto o accendo il<br />
riscaldamento) emetto del fumo nell'atmosfera,<br />
e questo fumo consuma un bene, cioè <strong>la</strong> qualità<br />
dell'aria; il che ha dei costi sociali enormi. E<br />
tuttavia esso é gratis, non passa attraverso il<br />
mercato. Allora, dicono gli economisti<br />
ambientali: <strong>la</strong> qualità dell'aria o dell'acqua è un<br />
bene che non si paga, e perciò è troppo sfruttata.<br />
Quando <strong>la</strong> marmitta catalitica non era<br />
obbligatoria, nessuno <strong>la</strong> comprava, perché<br />
costava ma non dava alcun risultato per l'utente;<br />
non c'era motivo di farlo dal punto di vista del<strong>la</strong><br />
razionalità economica. Se però si deve pagare <strong>la</strong><br />
qualità dell'aria consumata, allora ci si sta<br />
attenti: se costa - troppo, si preferisce <strong>la</strong><br />
marmitta catalitica. Quindi il mercato funziona<br />
perfettamente; solo che non è applicato a certe<br />
categorie di beni; da qui gli inquinamenti.<br />
Vediamo un'altra categoria di beni che fa<br />
fallire il mercato. Tutto il teorema del mercato<br />
che funziona è basato sul fatto che il consumo è<br />
una appropriazione del bene, di una parte del<strong>la</strong><br />
risorsa. Ci sono però dei beni che non si<br />
comportano in questo modo: sono quelli che si<br />
dicono indivisibili nel consumo, per esempio i<br />
beni pubblici. Il fatto che guardo un paesaggio<br />
non toglie niente al fatto che lo guardiate anche<br />
voi, un faro per una nave è qualcosa che tutte le<br />
navi consumano allo stesso modo senza<br />
appropriarsene. C'è un consumo non distruttivo.<br />
Da un <strong>la</strong>to abbiamo detto che, se per<br />
esempio fumo, consumo <strong>la</strong> qualità dell'aria, ma<br />
questo non passa attraverso il mercato;<br />
dall'altro, l'atto di respirare (come quello di<br />
contemp<strong>la</strong>re) é un consumo collettivo, non<br />
distruttivo. Ma il problema è questo: se abbiamo<br />
dell'aria inquinata e si vuole dell'aria pulita,<br />
proprio perché il bene si consuma tutti insieme,<br />
siamo in grado pagando<strong>la</strong> di ottenere aria<br />
pulita? Non si può passare attraverso il mercato:<br />
se <strong>la</strong> puliamo, lo facciamo tutti insieme.<br />
Dunque, c'è un consumo individuale<br />
distruttivo, però i costi sociali conseguenti<br />
arrivano sul<strong>la</strong> collettività, che di nuovo deve<br />
agire politicamente e non può <strong>la</strong>sciare i singoli<br />
sul mercato perché non esiste <strong>la</strong> possibilità di<br />
iso<strong>la</strong>re <strong>la</strong> propria aria. Queste sostanzialmente<br />
sono le due grandi cause che fanno dire a questo<br />
tipo di scuo<strong>la</strong> che in fondo il problema non è<br />
insolubile, basterebbe un grosso sforzo di<br />
fantasia per riuscire a ripristinare le regole di<br />
mercato anche per questo tipo di beni. Se<br />
trovassi il modo di far pagare per tutti i costi<br />
sociali che si provocano, allora è evidente che si<br />
consumerebbe e inquinerebbe meno. Se ogni<br />
volta che si produce un rifiuto si dovesse<br />
pagare, si starebbe attenti a produrne di meno, e<br />
così via. Questa è una logica che sta tutta<br />
interna al mercato. Quindi il problema è proprio<br />
questo: reintegrare all'interno del mercato tutto<br />
ciò che gli sfugge; in questo modo si ripristina<br />
efficienza, perché <strong>la</strong> gente ha il segnale di<br />
prezzo che modifica i suoi comportamenti.<br />
Tutto questo non risolve nessuno degli altri<br />
problemi, perché equità e squilibrio sono<br />
un'altra cosa. Però, dopo aver analizzato i dati,<br />
si dice che il mercato è fallito perché per alcune<br />
categorie di beni, quelli ambientali territoriali e<br />
gli inquinamenti, non può funzionare<br />
automaticamente. Allora si devono trovare dei<br />
meccanismi che correggano il mercato e lo<br />
rendano di nuovo efficiente.<br />
Questa è <strong>la</strong> prima scuo<strong>la</strong>, quel<strong>la</strong><br />
dell'economia <strong>ambientale</strong> in senso stretto.<br />
Quindi il primo mito ( il mercato che funziona<br />
da sé) è già stato smontato dall'interno del<strong>la</strong><br />
scuo<strong>la</strong> economica neoc<strong>la</strong>ssica negli anni 60. Ci<br />
vuole l'intervento pubblico.<br />
La seconda risposta teorica è quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />
macroeconomia, e il mito che ora mettiamo in<br />
discussione è <strong>la</strong> crescita. Come è stato pensato<br />
l'intervento dei governi sui sistemi economici?<br />
Se pensiamo all'Italia, quali sono stati i grandi<br />
indicatori per capire se <strong>la</strong> nostra economia è<br />
sana oppure no? Il tasso di disoccupazione,<br />
quello di inf<strong>la</strong>zione, certo; ma il principale è il<br />
PIL (Prodotto Interno Lordo) cioè <strong>la</strong> somma di<br />
tutti i redditi generati nel sistema.<br />
Prima critica: il PIL, <strong>la</strong> ricchezza di una<br />
nazione, è misurato in lire o dol<strong>la</strong>ri, quindi ne<br />
restano fuori degli aspetti qualitativi (affetti,<br />
tempo libero, livello culturale ecc.). Poi si va a<br />
vedere il tasso di crescita di anno in anno; se<br />
aumenta, stiamo bene, appena si ferma o<br />
diminuisce è una tragedia. Ma è vero che il PIL<br />
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