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Abitare la terra: questione ambientale

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nascondono fasi del<strong>la</strong> propria vita affettiva non<br />

propriamente e<strong>la</strong>borate e risolte.<br />

Ma torniamo a seguire l'evolversi del<strong>la</strong><br />

gravidanza.<br />

Se <strong>la</strong> natura control<strong>la</strong> il processo fisiologico<br />

di accrescimento e sviluppo, non appartiene<br />

al<strong>la</strong> donna neanche <strong>la</strong> scelta del momento del<br />

parto. Quando tutto è pronto, secondo <strong>la</strong><br />

natura, le contrazioni partono del tutto<br />

involontarie: ovunque <strong>la</strong> donna sia, in qualsiasi<br />

condizione, el<strong>la</strong> non può fare nul<strong>la</strong> per<br />

opporvisi: di nuovo el<strong>la</strong> non può che<br />

assecondare ciò che in lei avviene. Anche<br />

durante le contrazioni <strong>la</strong> donna può soltanto<br />

partecipare al moto ritmico con cui il bambino<br />

è spinto verso <strong>la</strong> vita e poi ritorna indietro.<br />

Quello del<strong>la</strong> nascita è un movimento a<br />

stantuffo, come quello del coito: i ritmi del<strong>la</strong><br />

natura sono semplici e ripetitivi. Sarà, questo,<br />

anche il ritmo con cui il bambino crescerà, per<br />

impeti e soste di assestamento: il bambino<br />

infatti non cresce in maniera lineare, non<br />

apprende in maniera ordinata e costante; va a<br />

sbalzi: raccoglie una serie di elementi nel<br />

campo dell'esperienza e improvvisamente,<br />

quando è maturo per farlo, li aggrega.<br />

Più <strong>la</strong> donna comprende, partecipa e non si<br />

oppone, meno soffre. Soltanto al<strong>la</strong> fine del<br />

travaglio, quando il collo dell'utero è appianato<br />

e <strong>la</strong> di<strong>la</strong>tazione è completa e ormai si intravede<br />

<strong>la</strong> testa del bambino, al<strong>la</strong> donna è chiesto di<br />

col<strong>la</strong>borare attivamente con un atto volontario:<br />

spingere; e l'ostetrica = il partner = l'altro dal<strong>la</strong><br />

donna = il maschile, accoglie e attira a sé il<br />

bambino. L'accoglimento e l'aiuto materno e<br />

paterno si inseriscono nel momento in cui il<br />

bambino si tuffa nel<strong>la</strong> vita; e quando si tratta di<br />

entrare nel mondo del<strong>la</strong> vita è <strong>la</strong> donna che<br />

spinge fuori da sé (saldando <strong>la</strong> sua volontà<br />

all'esempio naturale) e l'uomo che accoglie a sé<br />

il bambino. L'uomo infatti è colui che sta sul<strong>la</strong><br />

porta del mondo esterno, il testimone del<br />

mondo fuori dal<strong>la</strong> mamma, che attira e stimo<strong>la</strong><br />

<strong>la</strong> curiosità del bambino e <strong>la</strong> sua potenzialità a<br />

crescere. Sarà l'avamposto del bambino nel<br />

mondo, l'invito al bambino a esplorare. La<br />

natura prevede una perfetta integrazione dei<br />

due ruoli, materno e paterno: se l'amore<br />

materno contiene e limita, l'amore paterno si<br />

salda nel<strong>la</strong> protezione affettiva al mondo<br />

materno, ma lo estende all'accettazione e al<strong>la</strong><br />

comprensione dei limiti esterni entro cui il<br />

bambino deve imparare a muoversi per<br />

garantirsi l'incolumità fisica, <strong>la</strong> sopravvivenza,<br />

<strong>la</strong> protezione dei propri bisogni e <strong>la</strong> loro<br />

graduale realizzazione. Questo scambio e integrazione<br />

dei ruoli affettivi, che ha un<br />

fondamento. ormonale, è possibile per <strong>la</strong> parte<br />

maschile che <strong>la</strong> donna ha in sé e per <strong>la</strong> parte<br />

femminile che l'uomo ha in sé. L'immagine<br />

geometrica che più mi sembra adatta a<br />

descrivere questo incontro fisico e affettivo fra<br />

maschile e femminile in cui si crea lo spazio<br />

del bambino è <strong>la</strong> "somma degli insiemi".<br />

L'opera artistica più intuitiva, commovente ed<br />

eloquente nel<strong>la</strong> rappresentazione dell'armonia<br />

dei ruoli è, a mio avviso, "La tempesta" del<br />

Giorgione.<br />

Nei nove mesi in cui è totalmente affidato<br />

al<strong>la</strong> natura, <strong>la</strong> percezione del bambino è di un<br />

universo adatto a lui e alle sue esigenze.<br />

L'inizio del<strong>la</strong> vita è senza scosse, totalmente<br />

protetto; i bisogni sono soddisfatti<br />

automaticamente, non c'è frustrazione, tutto è<br />

armonioso. Credo che resti una memoria fisica<br />

di questo stato di pieno appagamento, non una.<br />

memoria intellettiva. Rimane, cioè, come<br />

l’imprinting di uno stato di armonia da<br />

ricercare in quanto noto, cui tendere<br />

asintoticamente nel corso del<strong>la</strong> vita: una<br />

percezione di benessere, all'inizio gratuita, poi<br />

garantita dall'incontro materno, infine da<br />

costruire con le proprie capacità e <strong>la</strong> propria<br />

fiducia, attraverso le difficoltà dell'esistere, con<br />

gli incontri e gli accoppiamenti successivi,<br />

scelti e conquistati (esempio paterno). Non c'è<br />

nul<strong>la</strong> infatti di più fragile eppure di più<br />

dispotico di un neonato.<br />

Giunta a maturazione <strong>la</strong> vita intrauterina, <strong>la</strong><br />

natura prevede un ampliamento dell'orizzonte<br />

di esperienza del bambino: ogni passaggio<br />

successivo di maturazione avverrà attraverso <strong>la</strong><br />

realizzazione di potenzialità.<br />

L'uscita del bambino è protetta, il<br />

passaggio è lento e graduale; il bambino è<br />

spinto verso l'uscita dalle contrazioni delle<br />

pareti dell'utero materno; le spinte vanno<br />

intensificandosi lentamente; il collo<br />

dell'utero si apre altrettanto lentamente in<br />

modo che <strong>la</strong> luce, i rumori del mondo esterno<br />

entrino piano piano. Il bambino compie<br />

questo percorso legato ancora al<strong>la</strong> mamma:<br />

si separerà dal<strong>la</strong> mamma, dal cordone<br />

ombelicale solo quando <strong>la</strong> madre potrà<br />

accoglierlo, contenerlo, circondarlo col suo<br />

proprio corpo e affetto, invece che col suo<br />

utero: <strong>la</strong> cura materna diventerà attiva. (Mi<br />

vengono in mente gli astronauti legati al<strong>la</strong><br />

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