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Abitare la terra: questione ambientale

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abbiamo per risolvere le difficoltà nei limiti<br />

umani di tutti.<br />

Ripercorrere quindi il significato affettivo<br />

del<strong>la</strong> nascita serve anche per scoprire e<br />

riconoscere in noi tutti il superamento<br />

dell'onnipotenza presunta che appartiene<br />

all'orbita simbiotica verso <strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong><br />

potenza, splendida ma limitata del vivere<br />

umano. Non c'è un antidoto di fronte al<br />

dolore e al<strong>la</strong> morte: si tratta di aspetti del<strong>la</strong><br />

vita cui tutti siamo soggetti e che non<br />

possono essere rimossi. Ci sono situazioni<br />

nelle quali nessun sapere scientifico o abilità<br />

tecnologica può funzionare da garanzia: solo<br />

<strong>la</strong> partecipazione affettiva può conso<strong>la</strong>re,<br />

allontanare <strong>la</strong> vergogna dell'insuccesso, <strong>la</strong><br />

percezione persecutoria del<strong>la</strong> propria<br />

inadeguatezza e riaprire <strong>la</strong> fiducia del<br />

riprovare e <strong>la</strong> speranza di poter riuscire.<br />

Guai quindi se viene fatto passare come<br />

scientifico uri atteggiamento e una prassi che<br />

coincidono con l'assenza di informazione e<br />

di coinvolgimento e quindi negano <strong>la</strong><br />

possibilità di una scelta partecipe e guidata.<br />

E' un modo di agire che riduce il paziente o<br />

l'utente a un bambino passivizzato: ciò<br />

produce collera e ritorsioni.<br />

In realtà molto nel<strong>la</strong> nostra società è<br />

governato in questa maniera: c'è sempre<br />

qualcuno che pensa per noi. E irrita<br />

parecchio riconoscere che una società che<br />

ama chiamarsi liberista, che si contrappone<br />

polemicamente e anche giustamente ai<br />

modelli totalitari poco rispettosi dei singoli e<br />

del<strong>la</strong> loro originalità, di fatto poi reprime<br />

subdo<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> libertà dei suoi stessi membri,<br />

offendendone continuamente<br />

l'intelligenza, massificando bisogni e risposte<br />

ai bisogni secondo <strong>la</strong> logica del<strong>la</strong> produzione<br />

e vendita degli oggetti e delle prestazioni.<br />

La nostra è una società che non ascolta,<br />

che non <strong>la</strong>scia dire cosa occorre e perché si<br />

soffre: altri ci dicono cosa ci manca e cosa ci<br />

renderà felici e sarà sempre qualcosa che.<br />

presuppone il consumo di beni. È una società<br />

che non <strong>la</strong>scia pensare, non <strong>la</strong>scia sentire,<br />

perché se lo permettesse potrebbe ritrovarsi<br />

contestata in maniera radicale.<br />

Anche in campo medico, spesso, ci<br />

ritroviamo di fronte allo stesso problema: per<br />

stare nell'ostetricia, il proliferare di esami<br />

precoci sul feto venduta come sicurezza del<br />

buon esito del<strong>la</strong> gravidanza; l'abuso di parti<br />

cesarei o l'uso generalizzato del<strong>la</strong> anestesia<br />

epidurale presentati come agevo<strong>la</strong>zioni del<strong>la</strong><br />

moderna scienza: e nel tripudio generale<br />

nessuno si sofferma a pensare se e che cosa è<br />

andato perduto. Nessuno si domanda ad<br />

esempio quali possano essere gli esiti affettivi<br />

per <strong>la</strong> vita di madre e figlio di una rapida o<br />

asettica separazione al<strong>la</strong> nascita non legata a<br />

effettive necessità, ma all'esplicita intenzione<br />

di estromettere dal parto, e quindi dal rapporto<br />

madre-figlio, fatica, impegno, dolore, passione<br />

e quindi, ultimamente, gioia e piacere.<br />

Potremmo domandarci cos'è questa grande<br />

tentazione che ci viene proposta da tutte le<br />

parti, a cui <strong>la</strong> scienza sembra adeguarsi<br />

bonariamente quando ci vuole proteggere a<br />

tutti i costi, apparentemente volendoci evitare<br />

dolori, difetti, limiti e rischi, in realtà<br />

semplificando <strong>la</strong> complessità del<strong>la</strong> realtà e<br />

proponendoci l'illusione di un controllo<br />

onnipotente di un tutto depurato dai risvolti<br />

affettivi dell'esistere umano.<br />

C'è solo un'epoca nel<strong>la</strong> vita dell'individuo<br />

in cui si vive l'illusione onnipotente di un<br />

mondo perfetto e protetto. È l'illusione del<br />

bimbo in utero: ogni bambino in utero è felice<br />

perché tutti i suoi bisogni sono<br />

automaticamente soddisfatti, e il suo mondo<br />

finisce lì, in questa generosa protezione. La<br />

natura protegge e assicura questa illusione<br />

onnipotente e <strong>la</strong> garantisce essa stessa nel<strong>la</strong><br />

vita intrauterina: è un' emozione infatti<br />

fondamentale per <strong>la</strong> sopravvivenza del bimbo<br />

e gli conferisce <strong>la</strong> base del<strong>la</strong> sua sicurezza<br />

affettiva. Dopo il parto <strong>la</strong> natura passa <strong>la</strong><br />

"meta" al<strong>la</strong> madre: tocca a lei ora far uscire,<br />

come nel parto, gradualmente, lentamente il<br />

bambino dall'orbita simbiotica. Abbiamo visto<br />

come sia un passaggio assolutamente<br />

nevralgico quello che accompagna il bambino<br />

dall'illusione onnipotente in cui si è cul<strong>la</strong>to<br />

nel<strong>la</strong> vita intrauterina al<strong>la</strong> lenta conquista del<br />

rapporto con <strong>la</strong> realtà, molto più affascinante<br />

dell'antro ovattato e scuro del pre-vita, ma<br />

popo<strong>la</strong>to accanto alle mille cose nuove,<br />

diverse, perenne stimolo all'intelligenza e al<strong>la</strong><br />

fantasia, di limiti, pericoli, ignoto, rischi.<br />

Come abbiamo visto, <strong>la</strong> felicità illusoriamente<br />

onnipotente del mondo prenatale dopo il parto<br />

non sarà più così gratuita, sarà da costruire e<br />

conquistare in un mondo affascinante per i<br />

suoi stimoli, imparando, sorretti dall'amore e<br />

dal "tifo" materno a riconoscere i propri<br />

bisogni e ad avventurarsi e dal<strong>la</strong> guida paterna<br />

ad osare: solo così, protetto e accompagnato,<br />

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