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Abitare la terra: questione ambientale

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navetta col "cordone ombelicale" in quanto<br />

l'ambiente lunare non è adatto al<strong>la</strong> loro<br />

sopravvivenza: <strong>la</strong> mamma invece è un<br />

ambiente adatto al<strong>la</strong> sopravvivenza del<br />

bambino, sia fisica che psichica).<br />

La separazione è dolorosa: se <strong>la</strong> natura ha<br />

messo il dolore nel parto ci deve essere un<br />

motivo. È opportuno riflettere sul senso del<br />

dolore per saper accompagnare: infatti<br />

condividere aiuta chi soffre a tollerare e chi<br />

accompagna a capire.<br />

Mi domando sempre quale altra emozione<br />

avrebbe garantito al<strong>la</strong> natura <strong>la</strong> piena<br />

partecipazione del<strong>la</strong> madre all'evento del<strong>la</strong><br />

nascita, <strong>la</strong> sua concentrazione, in un<br />

momento così importante, sul suo bambino,<br />

lo stare con lui, assecondarlo, partecipare al<br />

suo sforzo. Il dolore non è costante, è a<br />

ondate (molto meno tollerabile quello<br />

provocato artificialmente, ad esempio con<br />

l'uso dell'ossitocina). Ci sono momenti di<br />

riposo e di sforzo comune: grande lezione<br />

per quello che sarà <strong>la</strong> fatica del<strong>la</strong> vita per<br />

entrambi.<br />

Il dolore del parto è il dolore del<strong>la</strong> fine<br />

dello stato fusionale: esso segna il passaggio<br />

dall'orbita simbiotica "onnipotente" che ha<br />

garantito il buon rapporto fra madre e<br />

bambino per nove mesi al<strong>la</strong> vicenda più<br />

complessa del reale incontro fra madre e<br />

figlio: improvvisamente non c'è più niente di<br />

facile, automatico, garantito.<br />

È il dolore/piacere dell'individuazione:<br />

dolore dell'abbandono di uno stato di<br />

benessere perduto perché non più sufficiente,<br />

piacere del cimento in una esplorazione più<br />

ampia del<strong>la</strong> vita. Diventare uno, separato, è<br />

doloroso, perché non c'è più nul<strong>la</strong> di<br />

garantito: il bambino deve cominciare a<br />

misurarsi col mondo, deve imparare a<br />

scegliere, a costruire le sue alleanze.<br />

Lasciare che il figlio si separi è doloroso, è<br />

<strong>la</strong> rinuncia a una presenza continua, a un<br />

possesso, che si trasforma nel<strong>la</strong> gioia di<br />

<strong>la</strong>sciarlo vivere fuori di sé, crescere,<br />

esprimersi nel<strong>la</strong> sua originalità, partecipare<br />

al<strong>la</strong> vita, portare avanti e realizzare l'energia<br />

ereditata.<br />

Il dolore è ripagato da una gioia infinita:<br />

quel tripudio del parto, quel senso di<br />

pienezza, di forza che si accompagna al<strong>la</strong><br />

percezione di essere parte di un disegno che<br />

ci supera individualmente. C'é infatti una<br />

32<br />

gioia, un piacere quasi orgasmico del parto<br />

di cui non si par<strong>la</strong> mai.<br />

Il dolore, e poi il piacere, quindi fornisce <strong>la</strong><br />

massima adesione del<strong>la</strong> mamma al<strong>la</strong> vicenda<br />

del bambino e il segno di una separazione che<br />

precede un'avventura ignota e imprevedibile:<br />

ogni bambino dovrebbe esprimere<br />

autonomamente <strong>la</strong> propria creatività nel<br />

mondo.<br />

Il bambino al<strong>la</strong> nascita prova un'emozione<br />

rapportata al<strong>la</strong> sua capacità, paragonabile a<br />

quel<strong>la</strong> materna per intensità, ma non per segno:<br />

diverso il punto di vista, diverso il modo di<br />

parteciparvi. Ciò che per <strong>la</strong> mamma è <strong>la</strong><br />

rinuncia a un possesso totale, per il bambino è<br />

l'inizio di un'avventura. Quel<strong>la</strong> del bambino è<br />

piuttosto <strong>la</strong> percezione di un misterioso<br />

cambiamento. La sensazione di benessere si<br />

trasforma improvvisamente in uno strano<br />

disagio che lo spinge ciecamente in un<br />

percorso ignoto verso uno sbocco ignoto: il<br />

calore del liquido amniotico, il contenimento<br />

dell'utero, <strong>la</strong> contrazione che spingendolo lo<br />

massaggia verso l'uscita si trasformeranno, al<br />

momento del<strong>la</strong> fuoriuscita del corpicino, in una<br />

caduta, nell'assenza di confini rassicuranti che<br />

dovranno essere repentinamente ripristinati. II<br />

neonato spa<strong>la</strong>nca le braccine come per reggersi<br />

in questo tuffo nel "vuoto", soggetto per <strong>la</strong><br />

prima volta al<strong>la</strong> forza di gravità, privo per un<br />

attimo del<strong>la</strong> compagnia di un amoroso<br />

contenimento.<br />

Tutti conosciamo il disagio del "vuoto", del<br />

sentirsi fisicamente e psicologicamente soli:<br />

per chi ha sofferto di abbandono è una delle<br />

sensazioni più profonde di sgomento, una delle<br />

più difficili da rievocare emotivamente.<br />

Ma <strong>la</strong> mamma, dopo che il bambino è nato,<br />

lo accoglie di nuovo a sé: si rifonderà<br />

affettivamente con lui, rinnovando<br />

affettivamente <strong>la</strong> fusione simbiotica, non per<br />

trattenerlo, ma per accompagnarlo con <strong>la</strong> stessa<br />

gradualità e dolcezza del parto verso <strong>la</strong> nascita<br />

psicologica.<br />

Reciprocamente il primo atto istintivo,<br />

quindi involontario, del bambino è il<br />

ricongiungersi al seno materno. Sappiamo che<br />

il bambino non cerca cibo, ma sicurezza:<br />

ripristina così il legame fisico con <strong>la</strong> mamma<br />

sospeso dal taglio del cordone ombelicale.<br />

La prima richiesta del bambino e <strong>la</strong> prima<br />

risposta del<strong>la</strong> mamma sono di tipo affettivo. La<br />

natura usa questo primo contatto affettivo per<br />

far passare il nutrimento e garantire anche <strong>la</strong>

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