Abitare la terra: questione ambientale
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Notiamo che quest'impostazione radicale è,<br />
per ora, soltanto una e<strong>la</strong>borazione di alcuni<br />
studiosi, ma non è arrivata a proporre degli<br />
strumenti di intervento.<br />
Ma proprio vero che <strong>la</strong> situazione è cosi<br />
critica da richiedere un cambiamento di visione<br />
di questa portata? Molti economisti, che sono<br />
magari legati all'economia neoc<strong>la</strong>ssica ma che si<br />
sono occupati di ambiente (<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di<br />
economia <strong>ambientale</strong>), tendono a dire che non è<br />
vero, e par<strong>la</strong>no di catastrofismo. Secondo<br />
costoro, ci sono degli elementi che fanno<br />
pensare a contro-tendenze e quindi invalidano<br />
ciò che viene sostenuto dall'economia ecologica.<br />
Vi presento alcune delle motivazioni che<br />
questi economisti danno , in modo che si possa<br />
valutare se sono ragionevoli ed accettabili.<br />
La prima è una critica al tipo di modelli di<br />
previsione che vengono utilizzati (quelli, cioè,<br />
che dicono che cosa succederà tra 50 anni).<br />
Questi modelli, si abietta, sono basati<br />
sostanzialmente su un'idea di continuità: si<br />
prevedono le conseguenze che ne deriverebbero<br />
se continuasse ad andare cosi come sta andando<br />
oggi. In realtà ci sono elementi che agiscono<br />
fortemente sul<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione x<br />
agiatezza x tecnologia, e che funzionano come<br />
correttivi automatici.<br />
Il primo elemento è quello dello<br />
smaterializzazione del prodotto. Nelle società<br />
sviluppate si nota che inizialmente, finché si<br />
sviluppavano bisogni naturali, effettivamente il<br />
prodotto era di ordine materiale: si producevano<br />
oggetti (cibo, ecc.). Man mano che va avanti lo<br />
sviluppo, <strong>la</strong> produzione tende sempre più a<br />
spostarsi verso qualcosa di non materiale, verso<br />
i servizi anziché i prodotti. Per esempio si<br />
sviluppano informazione e servizi per il tempo<br />
libero, che hanno un contenuto materiale molto<br />
inferiore perciò non è vero che aumentando <strong>la</strong><br />
produzione aumentano in modo proporzionale i<br />
rifiuti. Dopo un certo livello di rifiuti ci si<br />
ferma, perché si comincia a consumare altro che<br />
produce molto meno materiale. Negli USA<br />
ormai il 72% del PIL è costituito da servizi, in<br />
Italia siamo circa al 60%. Per le società meno<br />
ricche si potrebbe cominciare a pensare a<br />
spingere in questa direzione, verso un consumo<br />
meno materializzato. Se questa tendenza<br />
prosegue, <strong>la</strong> conseguenza è <strong>la</strong> divaricazione tra<br />
<strong>la</strong> crescita del PIL e le emissioni inquinanti:<br />
queste non crescono più in proporzione con<br />
quello, perché ad un certo punto ci si stabilizza.<br />
Un ruolo centrale ha qui l'informazione. Si<br />
dice che il nuovo prodotto delle nostre società è<br />
l'informazione; ed è ormai importante il ruolo<br />
delle cosiddette autostrade informatiche. Uno<br />
sviluppo prevedibile nel giro di pochissimi anni<br />
potrebbe avere come risultato una fortissima<br />
caduta, per esempio, delle emissioni inquinanti<br />
da traffico. Quello che si sta cominciando a<br />
mettere punto è <strong>la</strong> metodologia di<br />
comunicazione basata sulle fibre ottiche al posto<br />
dei cavi attraverso cui passa un segnale<br />
elettrico. Le fibre ottiche sono una tecnologia<br />
avanzatissima ma molto meno costosa del<br />
mettere a posto i cavi; per dare l'idea: uno strato<br />
di 80 Km di fibre avrebbe <strong>la</strong> stessa limpidezza<br />
di un vetro di pochi millimetri, consentendo una<br />
precisione enorme nelle frequenze.<br />
Quest'innovazione consentirà di avere in casa un<br />
apparecchio integrato, il telefono-televisorecomputer,<br />
che comunica con il mondo nel senso<br />
che fornisce anche una serie di servizi: con una<br />
stampante potremo ricevere i certificati<br />
anagrafici, fare le operazioni bancarie, fare <strong>la</strong><br />
spesa; soprattutto, si potrà fare il tele-<strong>la</strong>voro,<br />
che una minoranza intellettuale già fa. Si è in<br />
comunicazione immediata e visiva con<br />
l'interlocutore, con il proprio ambiente di<br />
<strong>la</strong>voro, si <strong>la</strong>vora a casa, e dal punto di vista delle<br />
aziende c'è un controllo maggiore, perché sul<br />
computer si vede il <strong>la</strong>voro che si fa e quanto si<br />
produce. Non riusciamo ancora a immaginare<br />
gli sviluppi effettivi; ma sicuramente uno di<br />
questi sarà di ridurre fortemente <strong>la</strong> necessità di<br />
mobilità. Allora questa è una contro tendenza,<br />
che ci permetterà di fermare in tempo i<br />
fenomeni di cui par<strong>la</strong>vamo, diminuendo i<br />
consumi energetici.<br />
Risposta degli ecologisti: ci sono studi che<br />
tentano di capire a quale livello del PIL avviene<br />
l'inversione di tendenza. Ebbene, il loro risultato<br />
è che, prima che tutto il pianeta arrivi a questo<br />
livello di sviluppo, avremmo già varcato <strong>la</strong><br />
soglia dell'insostenibilità. Inoltre bisogna stare<br />
attenti allo spostamento del<strong>la</strong> produzione: se gli<br />
USA hanno il 72% del PIL in servizi, questo<br />
non vuol dire che consumano solo il 28% di<br />
produzioni materiali; in realtà molto del<br />
prodotto viene spostato nei paesi del Terzo<br />
Mondo perché i costi sono inferiori. Quindi<br />
quello che, ecologicamente par<strong>la</strong>ndo, si<br />
guadagna nei paesi ricchi, lo si perde in quelli<br />
poveri, dove si produce molto per esportarlo nei<br />
primi.<br />
Una seconda contro-tendenza che viene<br />
messa in evidenza è quel<strong>la</strong> al<strong>la</strong> saturazione del<strong>la</strong><br />
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