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Abitare la terra: questione ambientale

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diventa una bomba non indifferente. C'è quindi<br />

una critica dell'economia ecologica che<br />

riguarda anche il metodo: il fissare i vincoli<br />

uno per uno senza guardare all'insieme.<br />

Ultima considerazione sul<strong>la</strong> <strong>questione</strong> dei<br />

vincoli: su che cosa si debbano imporre.<br />

Perché si possono imporre sulle emissioni o sui<br />

prelievi (quanti funghi si possono cogliere), ma<br />

i vincoli sui singoli aspetti non garantiscono<br />

niente sul<strong>la</strong> qualità dell'ambiente complessivo.<br />

Si impone che tutti devono avere <strong>la</strong> marmitta<br />

catalitica, ma poiché le automobili sono tante<br />

l'aria diventa inquinata ugualmente; cioè sono<br />

state control<strong>la</strong>te le singole emissioni, ma<br />

l'effetto è il cumulo degli effetti. Per esempio<br />

<strong>la</strong> vecchia legge Merli diceva che le imprese<br />

non potevano scaricare più di un tot nei fiumi;<br />

ma quando su un fiume ci sono tante imprese e<br />

tutte rispettano <strong>la</strong> legge, l'acqua diventa<br />

comunque fango.<br />

Allora i vincoli bisognerebbe porli sulle<br />

caratteristiche ambientali, su quel<strong>la</strong> che viene<br />

definita <strong>la</strong> capacità portante dell'ambiente.<br />

Bisognerebbe dire, e lo si dice nelle leggi, c h e<br />

nelle aree urbane il rumore non deve superare<br />

un certo livello. Ma a sua volta il limite di<br />

leggi di questo genere è che non c'è il<br />

colpevole, dal momento che il vincolo non è<br />

sui singoli ma sull'ambiente, mentre il risultato<br />

è il cumulo di tanti comportamenti diffusi. E<br />

così in qualunque città italiana siamo<br />

sicuramente fuori dai limiti.<br />

Allora questo richiede l'adozione di<br />

politiche difficili da realizzare e con<br />

controindicazioni forti, su cui si stanno<br />

muovendo i primi passi in modo ancora molto<br />

incerto.<br />

Questo primo metodo si chiama "comanda<br />

e control<strong>la</strong>" perché si pone il vincolo ma dopo<br />

si deve control<strong>la</strong>re che sia rispettato, ed uno<br />

dei più grossi problemi è quello del controllo.<br />

Un secondo metodo piace molto agli<br />

economisti, che non amano i <strong>la</strong>ccioli ma<br />

preferiscono le tasse. Essi sostengono che<br />

mettere una tassa è come dare un segnale di<br />

prezzo, è come far funzionare il mercato.<br />

Quindi se si impone una tassa sull'uso di<br />

energia o sulle emissioni, per esempio, chi<br />

deve usare energia o fa emissioni<br />

evidentemente fa un calcolo economico e di<br />

convenienza, e sul<strong>la</strong> base di questo tende o ad<br />

emettere meno o ad usare meno energia. Così<br />

si ottiene lo stesso risultato del vincolo ma attraverso<br />

una tassazione, che fa sì che poi<br />

ognuno decida in modo autonomo: basta<br />

fissare <strong>la</strong> tassa giusta per ottenere esattamente<br />

il risultano analogo al vincolo.<br />

Il vantaggio sono le decisioni decentralizzate:<br />

ognuno decide in base al proprio<br />

calcolo di convenienza. Dicono gli economisti<br />

che <strong>la</strong> tassazione <strong>ambientale</strong> finalizzata (<br />

quel<strong>la</strong> sulle emissioni nocive, sui rifiuti, sui<br />

sacchetti, sull'anidride carbonica) produce una<br />

specie di circolo virtuoso e presenta molti<br />

vantaggi. Un vantaggio riguarda il sistema<br />

fiscale complessivo, perché non si aumentano<br />

semplicemente le tasse, ma si finalizzano. Se si<br />

tolgono le tasse generiche (per esempio sul<br />

reddito, che incide sui sa<strong>la</strong>ri e sull'occupazione)<br />

e si mettono quelle sulle emissioni,<br />

da un <strong>la</strong>to si toglie un disincentivo<br />

all'occupazione e dall'altro si ottiene lo stesso<br />

risultato (entrate dello Stato) disincentivando<br />

invece l'uso di energia. In più <strong>la</strong> tassa<br />

<strong>ambientale</strong> è un forte incentivo all'innovazione<br />

tecnologica: se sappiamo di dover pagare per<br />

ogni tonnel<strong>la</strong>ta di emissioni, saremo interessati<br />

a investire per ricercare innovazioni che<br />

consentono di emettere di meno e quindi di<br />

pagare meno tasse.<br />

Allora il circolo virtuoso è questo: le<br />

decisioni sono decentralizzate, si finalizza il<br />

sistema di tassazione in modo da ottenere dei<br />

risultati non controproducenti, e si ottiene un<br />

forte risultato in termini di innovazione<br />

tecnologica.<br />

Chi invece odia le tasse e non le vuole<br />

assolutamente sono due grandi categorie. Gli<br />

ambientalisti, che si sono storicamente opposti<br />

per un motivo etico: inquinare deve essere<br />

considerato un illecito, e si deve poter avere<br />

una sanzione nei confronti dell'inquinatore-<br />

"delinquente", nel senso che deve essere chiaro<br />

che è un comportamento deplorevole. Nel<br />

momento in cui mettiamo sul mercato un<br />

sistema di tassazione (si può inquinare quanto<br />

si vuole, basta pagare) introduciamo nel<strong>la</strong><br />

gente un'illusione di liceità. Questo fa cadere <strong>la</strong><br />

tensione etica al rispetto dell'ambiente.<br />

L'opposizione degli ambientalisti si sta però<br />

ridimensionando, tanto che molti di loro<br />

cominciano a proporre qualche tassazione.<br />

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