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Abitare la terra: questione ambientale

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La nostra attenzione deve ora volgersi da<br />

questo <strong>la</strong>to, all'opera del raccoglimento,<br />

all'edificazione del<strong>la</strong> casa e al<strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong><br />

<strong>terra</strong>. Questa è sin dall'inizio l'opera del<strong>la</strong><br />

tecnica, l'opera con cui l'uomo combatte<br />

l'angoscia dell'esistere. Come mai, oggi più che<br />

in passato, proprio l'opera del<strong>la</strong> tecnica ci riporta<br />

invece negli spazi primordiali dell'angoscia e,<br />

mentre va ostruendo il suo mondo, sembra<br />

dischiuderne <strong>la</strong> possibilità del<strong>la</strong> fine?<br />

Ciò su cui infine dobbiamo interrogarci è così<br />

l'ordine stesso del<strong>la</strong> tecnicità, il suo destino<br />

essenziale e <strong>la</strong> sua possibilità di perversione.<br />

2. Tecnica e conoscenza<br />

Anche a questo riguardo può soccorrerci <strong>la</strong><br />

lezione di Heidegger 20 . Il nostro vissuto del<strong>la</strong><br />

tecnica è per lo più quello del potere che dal<strong>la</strong><br />

natura trae ed accumu<strong>la</strong> energie, che del mondo<br />

fa <strong>la</strong> propria materia di consumo: tecnica come<br />

espropriazione o, per dir<strong>la</strong> con Heidegger, come<br />

provocazione (Herausforderung) che si volge<br />

al<strong>la</strong> natura per estrarre e per avere. Non era certo<br />

così per <strong>la</strong> coscienza degli antichi, quando<br />

l'opera del<strong>la</strong> téchne e quel<strong>la</strong> dell'artista<br />

convivevano sotto lo stesso genere: l'una e l'altra<br />

- ricorda P<strong>la</strong>tone nel Convito - come modi del<strong>la</strong><br />

poiésis, ossia come «capacità di far passare una<br />

cosa dal non essere all'essere» 21 . Nell’Etica a<br />

Nicomaco, Aristotele dice analogamente che <strong>la</strong><br />

téchne «seguendo le ragioni del<strong>la</strong> verità, fa<br />

venire all'essere ciò che non si produce da se<br />

stesso» 22 . Con termini che forse ci sono più<br />

prossimi, ritroveremo un pensiero simile nelle<br />

lezioni del giovane Hegel, che del <strong>la</strong>voro e del<strong>la</strong><br />

tecnica dirà p<strong>la</strong>sticamente come d'una potenza<br />

d'insinuazione: abilità o «astuzia» che dispone <strong>la</strong><br />

cosa in modo nuovo per farle produrre ciò che da<br />

so<strong>la</strong> non avrebbe mai prodotto e per far<strong>la</strong><br />

apparire diversamente da come appariva, infine<br />

per manifestarne tutta <strong>la</strong> struttura essenziale,<br />

l'«in sé e per sé» 23 . Nel<strong>la</strong> prospettiva di questi<br />

20 Die Frage nach der Technik, in Vorträge und<br />

Aufsätze, Neske, Pfullingen 1954; tr. it. di G.<br />

Vattimo, Saggi e discorsi, Mursia, Mi<strong>la</strong>no 1980.<br />

21 Conv., 205 b.<br />

22 Eth. Nic., VI, 1140 a.<br />

23 Jenenser Philosophie des Geistes (1805-1806) in<br />

Jenenser Realphilosophie, a cura di J.<br />

HOFFMEISTER, Meiner Leipzig 1931, II ed. 1967<br />

immutata col titolo Jenenser Realphilosophie II, p.<br />

riferimenti si delinea, dunque, una visione del<strong>la</strong><br />

tecnica che è certo sconcertante per <strong>la</strong> nostra<br />

consuetudine. In quanto potenza che interviene<br />

e manipo<strong>la</strong>, l'opera del<strong>la</strong> tecnica obbedisce<br />

anche qui ai modi dell'avere, ma quest'avere<br />

non resta ora in se stesso: agisce in funzione<br />

del<strong>la</strong> verità, si volge cioè all'essere stesso del<strong>la</strong><br />

natura. In tal senso possiamo tornare ancora<br />

una volta al testo di Giobbe, ove il fervore<br />

industrioso delle miniere e delle officine viene<br />

coniugato con <strong>la</strong> profondità dello sguardo che<br />

cerca e sve<strong>la</strong>: l'uomo che «pone un limite alle<br />

tenebre», che scorge ove «l'occhio del falco non<br />

scorge» e che «porta al<strong>la</strong> luce quanto era<br />

nascosto» 24 .<br />

Si è già ricordata <strong>la</strong> domanda che segue a<br />

queste definizioni esaltanti: «Ma <strong>la</strong> sapienza<br />

donde sgorga e qual è il giacimento<br />

dell'intelligenza?» Siamo ora portati sino ad una<br />

profondità abissale, che l'uomo non può<br />

possedere e a cui deve tuttavia pur sempre<br />

volgere lo sguardo: questa profondità è infine<br />

decisiva per il nostro discorso. Giobbe dice<br />

appunto che l'abisso e <strong>la</strong> morte indicano del<strong>la</strong><br />

sapienza appena una traccia: «ne udimmo <strong>la</strong><br />

fama» 25 . E <strong>la</strong> traccia porta sino all'insondabile<br />

ultimità di Dio: <strong>la</strong> sua sapienza costituisce, come<br />

s'è già ricordato, <strong>la</strong> misura delle acque, i confini<br />

del<strong>la</strong> <strong>terra</strong>, il peso del vento. Gli elementi, dunque,<br />

non come potenza informe del nul<strong>la</strong>, ma<br />

come presenza d'un infinito senso, d'una misura<br />

e d'un principio dei confini, dunque anche delle<br />

re<strong>la</strong>zioni, delle reciprocità fra essere ed essere.<br />

Penso per analogia al significato riposto nel<strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> greca che il divino senso del mondo chiama<br />

col nome di Logos: Logos, appunto come<br />

sapienza che dall'origine costituisce e discerne<br />

e, nel discernere, ad un tempo riunisce e<br />

raccoglie. Ma torniamo al<strong>la</strong> domanda e al<br />

conclusivo suggerimento di Giobbe: l'intelletto<br />

con cui l'uomo si pone all'opera nel mondo non<br />

contiene né <strong>la</strong> sapienza, né l'intelligenza<br />

dell'origine e però deve pur porsi sulle tracce di<br />

questa abissale profondità: «Temere Dio, ecco<br />

<strong>la</strong> Sapienza. Fuggire il male, ecco<br />

l'intelligenza» 26 . Siamo così al<strong>la</strong> ripresa del<strong>la</strong><br />

migliore tradizione sapienziale e il suo tono sta<br />

più nell'ordine dell'etica che in quello del<strong>la</strong><br />

teoresi. Ma conviene anche ricordare che questa<br />

distinzione vale ben poco per <strong>la</strong> coscienza<br />

199; tr. it. di G. Cantillo, in Filosofia dello spirito<br />

jenese, Laterza, Bari 1971, p. 127.<br />

24 Gb 28, 3, 7, 11.<br />

25 Gb 28, 22.<br />

26 Gb 28, 28.<br />

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