Abitare la terra: questione ambientale
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sopravvivenza fisica. (Nel<strong>la</strong> sessualità un'altra<br />
fusione affettiva è il tramite attraverso cui <strong>la</strong><br />
natura perpetua <strong>la</strong> sopravvivenza del<strong>la</strong> specie.)<br />
Anche l'al<strong>la</strong>ttamento, spesso temuto e<br />
vissuto con ansia, é in realtà accompagnato da<br />
una sensazione di forte piacere, sia per il<br />
bambino che ciuccia, sia per <strong>la</strong> mamma ogni<br />
volta in cui i suoi sensibili capezzoli vengono<br />
svuotati dal<strong>la</strong> tensione del <strong>la</strong>tte. A ben<br />
guardare, tutte le operazioni vitali utili al<strong>la</strong><br />
sopravvivenza sono protette dal<strong>la</strong> natura col<br />
senso del piacere.<br />
Il moto del bimbo verso il capezzolo<br />
diventerà volontario solo dopo alcuni mesi,<br />
quando l'uso e l'esercizio di altri organi di<br />
senso forniranno nuovi mezzi capaci di<br />
garantire al bambino <strong>la</strong> presenza dell'oggetto<br />
materno: vista e udito entreranno ad ampliare il<br />
campo di esperienza fornito da tatto e olfatto.<br />
Comincerà allora il gioco del capezzolo: il<br />
bambino si accorgerà improvvisamente che<br />
può agire sul flusso del <strong>la</strong>tte; comincerà a tirare<br />
e a fermarsi, con aria assorta e compiaciuta per<br />
saperlo fare. Poi giocherà col capezzolo<br />
<strong>la</strong>sciandolo sgusciare dal<strong>la</strong> bocca, ma<br />
tenendolo a breve distanza per poterlo poi<br />
riagguantare trionfante. Il bambino coglie così<br />
<strong>la</strong> propria possibilità di intervenire attivamente<br />
sull'oggetto d'amore per avvicinarlo e<br />
allontanarlo. Non si sente più totalmente<br />
passivo e dipendente; sarà questo un passo<br />
fondamentale da un punto di vista affettivo e<br />
cognitivo perché il bambino possa riconoscersi<br />
ad un tempo "separato" ed "amato" a distanza.<br />
Grazie a queste prime sensazioni tattili e orali<br />
inoltre, staccandosi dal<strong>la</strong> madre il bambino<br />
imparerà a investire oggetti "di passaggio" e a<br />
portare su di essi, morbidi al tatto o facili da<br />
ciucciare, il ricordo del<strong>la</strong> sensazione piacevole<br />
del contatto con <strong>la</strong> mamma. Sono i cosiddetti<br />
"oggetti transizionali", molto importanti<br />
nell'evoluzione affettiva perché segnano nel<br />
bambino una capacità di astrazione dall'oggetto<br />
materno e una trasposizione simbolica che<br />
permette al piccolo di allontanarsi e portare<br />
con sé le vestigia del suo primo rapporto<br />
d'amore.<br />
L’autonomia del bambino e i codici<br />
materno e paterno<br />
Da questa descrizione emerge il bambino<br />
in tutta <strong>la</strong> sua forza e in tutta <strong>la</strong> sua<br />
autonomia: ogni bimbo è qualcosa di originale<br />
e irripetibile. I genitori gli fanno solo da<br />
canale verso <strong>la</strong> vita; <strong>la</strong> funzione materna e<br />
paterna sono funzioni gregarie. La cura<br />
affettiva è un "assecondare verso": il bambino<br />
ha già in se <strong>la</strong> sua vitalità. Lo ribadisco perché<br />
una delle fantasie che riscontro più frequentemente<br />
con le donne in attesa, oltre al<strong>la</strong> paura<br />
del<strong>la</strong> propria inadeguatezza, è che il bambino<br />
sia totalmente incapace di esprimersi, non<br />
orientato ad indicare adeguatamente i suoi<br />
bisogni. Non è così, anzi.<br />
C'è quindi una saldatura precisa fra<br />
l’istinto e <strong>la</strong> volontà. La volontà umana è<br />
libera, ma non arbitraria: è condizionata dal<strong>la</strong><br />
natura ad agire nel senso del<strong>la</strong> sopravvivenza.<br />
La natura chiarisce il senso del nostro libero<br />
agire e lo condiziona. La madre non può che<br />
spingere il bambino verso <strong>la</strong> vita per poi<br />
liberamente separarsi da lui, il bambino non<br />
può che tornare verso <strong>la</strong> figura materna per<br />
poi imparare a separarsi liberamente da lei. Il<br />
padre svolgerà un ruolo molto importante nel<br />
rinfrancare il bambino che si separa, mettendo<br />
a disposizione <strong>la</strong> sua competenza e il suo<br />
esempio di uomo affezionato, ma libero e<br />
separato. L'affettività umana quindi non è<br />
completamente libera, deve sottostare al<strong>la</strong><br />
legge del<strong>la</strong> sopravvivenza e a livello umano <strong>la</strong><br />
sopravvivenza non è soltanto il cibo, ma <strong>la</strong><br />
qualità dei rapporti.<br />
Ci sono delle rotaie da seguire, pena <strong>la</strong><br />
perdita del benessere e dell'appagamento. F.<br />
Fornari aveva introdotto il concetto di "codice<br />
affettivo": io ne do un'interpretazione<br />
personale ma in un senso analogo. I codici<br />
affettivi umani si saldano al<strong>la</strong> natura nel senso<br />
del<strong>la</strong> garanzia e del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong><br />
sopravvivenza. Man mano che si sale nel<strong>la</strong><br />
sca<strong>la</strong> del vivente, dunque, il concetto di<br />
ambiente si complica a includere per l'uomo<br />
<strong>la</strong> necessità di buone re<strong>la</strong>zioni affettive per <strong>la</strong><br />
sopravvivenza del<strong>la</strong> specie.<br />
C'è uno spunto di riflessione che deriva da<br />
queste considerazioni e che riguarda il rapporto<br />
fra operatori e pazienti. Ogni paziente, come il<br />
bambino, ha una sua capacità, delle<br />
potenzialità in quanto essere umano: ogni aiuto<br />
o supporto deve andare nel senso del<strong>la</strong> fiducia<br />
e del<strong>la</strong> stimo<strong>la</strong>zione delle capacità. Mai si<br />
dovrebbe prevaricare o passivizzare l'altro<br />
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