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Abitare la terra: questione ambientale

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deve contare su tempi molto più brevi: tempi<br />

che coinvolgeranno le generazioni future<br />

immediate.<br />

Possiamo allora definire alcuni criteri di<br />

sostenibilità (abbiamo già par<strong>la</strong>to di resilienza e<br />

di stabilità).<br />

- Le risorse rinnovabili<br />

andrebbero consumate a un tasso che<br />

deve essere paragonabile al<strong>la</strong> loro<br />

capacità di riproduzione. Sfrutto <strong>la</strong><br />

foresta, ma ne taglio quel tanto che<br />

ricresce, tengo il capitale fermo; <strong>la</strong> uso<br />

perché è produttiva, ma ad una velocità<br />

non superiore al tasso di riproduzione.<br />

Idem per <strong>la</strong> pesca, ecc.<br />

- Le risorse non rinnovabili:<br />

se usiamo del petrolio o del carbone,<br />

bisogna che una parte del reddito che<br />

deriva (che non è ricchezza ma<br />

consumo) venga impiegato per piantare<br />

tante risorse rinnovabili che diano poi<br />

<strong>la</strong> stessa energia che abbiamo<br />

consumato. Se consumiamo petrolio<br />

ma lo sostituiamo con un bosco, che dà<br />

anno per anno esattamente <strong>la</strong> quantità<br />

di energia che abbiamo prelevato,<br />

allora lo sviluppo è sostenibile, perché<br />

vuol dire che negli anni avremo <strong>la</strong><br />

stessa quantità senza ridur<strong>la</strong>.<br />

- Gli agenti inquinanti: per<br />

vedere lo stato di salute di un paese<br />

dovrei andare a calco<strong>la</strong>re esattamente<br />

quanto può produrre di rifiuti e<br />

inquinanti, che siano smaltibili senza<br />

conseguenze sociali o sul<strong>la</strong> salute. Se<br />

non si ha <strong>la</strong> possibilità di smaltirli, si<br />

deve fare in modo di non produrli,<br />

agendo sul<strong>la</strong> tecnologia o riducendo i<br />

consumi.<br />

Dobbiamo metterci in un' ottica che, invece<br />

di dire "bisogna crescere", sceglie di mantenere<br />

il capitale naturale e di crescere soltanto per<br />

quel tanto che compatibile con il suo<br />

mantenimento. Così lo si <strong>la</strong>scia davvero alle<br />

generazioni future. Questo riguarda il punto di<br />

vista del<strong>la</strong> sostenibilità <strong>ambientale</strong>. Per quanto<br />

attiene al<strong>la</strong> sostenibilità sociale, si tratta di<br />

rimettere in discussione il concetto di efficienza<br />

e di capire a quanta efficienza si può rinunciare<br />

per l'equità, mantenendo un minimo di capacità<br />

di sviluppo tecnologico. Rincorrere soltanto le<br />

innovazioni tecnologiche provoca il fatto che<br />

al<strong>la</strong> fine il sistema non è più control<strong>la</strong>bile.<br />

Soltanto ora siamo giunti al<strong>la</strong> definizione di<br />

sviluppo sostenibile, perché siamo in grado di<br />

capirne le implicazioni. Abbiamo visto quando<br />

lo sviluppo è insostenibile, i motivi, le critiche,<br />

da quelle più accettabili. dal sistema a quelle via<br />

via più radicali, e quindi ora possiamo dire<br />

quale è il concetto di sostenibilità che viene<br />

proposto.<br />

Il concetto proposto è il seguente:<br />

rifondiamo il modo di decidere dei nostri<br />

sistemi economici in base ad alcuni principi<br />

secondo i quali è fondamentale <strong>la</strong> limitatezza<br />

delle risorse. Nessuno che ha un capitale di 20<br />

milioni vivrebbe senza <strong>la</strong>vorare e spendendone<br />

7 all'anno; è chiaro che fra 3 anni sarebbe al<br />

verde. Il comportamento sano è di usare gli<br />

interessi <strong>la</strong>sciando fermo il capitale. Perché gli<br />

Stati non ragionano così? Hanno una ricchezza<br />

naturale (aria e acqua pulita, suoli, foreste ecc.)<br />

e non devono dissipar<strong>la</strong> se vogliono praticare<br />

una crescita sostenibile. Infatti <strong>la</strong> limitatezza<br />

delle risorse e il loro consumo sono un<br />

fenomeno irreversibile: quando se ne consuma<br />

un pezzo, non si può ricostituirlo. Se si<br />

desertifica il terreno del<strong>la</strong> foresta tropicale, non<br />

si può ripiantare <strong>la</strong> foresta; una volta che è<br />

aumentato il clima perché abbiamo emesso i<br />

gas, nessuno è capace di raffreddare di nuovo il<br />

globo.<br />

Perciò non e vero che noi oggi siamo poveri<br />

e i nostri posteri saranno più ricchi; siccome si<br />

va verso <strong>la</strong> degradazione, saranno le generazioni<br />

future ad essere più povere. Quindi dovremmo<br />

addirittura penalizzare i nostri consumi per<br />

<strong>la</strong>sciare loro più risorse, capovolgendo<br />

completamente l'economia neoc<strong>la</strong>ssica che dice<br />

il contrario. L'entropia ha questo significato:<br />

introduce <strong>la</strong> freccia del tempo, dice che i<br />

fenomeni naturali sono irreversibili e vanno<br />

verso un degrado; anzi, in conseguenza delle<br />

modifiche introdotte dall'intervento umano, un<br />

degrado molto veloce. Questi discorsi, che<br />

vanno sotto il nome di economia ecologica,<br />

tendono a rimettere sostanzialmente in<br />

discussione il modello di sviluppo. Le prime<br />

due prospettive sono compatibili con lo<br />

sviluppo dell'economia così come e stato finora:<br />

<strong>la</strong> prima sicuramente, <strong>la</strong> seconda un po' meno,<br />

perché richiederà una forte ridistribuzione negli<br />

squilibri e nel misurare <strong>la</strong> crescita. Questa terza,<br />

invece, sia dal punto di vista dello squilibrio<br />

intra-generazionale sia nel<strong>la</strong> tendenza intergenerazionale<br />

nel tempo, richiede di rivedere<br />

tutta l'e<strong>la</strong>borazione economica (compreso il<br />

marxismo, che non ha considerato<br />

adeguatamente al suo interno il capitale<br />

naturale, né il tempo).<br />

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