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Abitare la terra: questione ambientale

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considerate cioè un errore. Per anni le misure<br />

sono state fatte in questo modo, e <strong>la</strong> comunità<br />

scientifica non ha preso in considerazione il<br />

problema. (Dico questo per smitizzare uno dei<br />

miti del nostro tempo).<br />

Per fortuna sì sono potuti adoperare<br />

composti dal minor costo e con le stesse<br />

proprietà. Anche per interessi convergenti si<br />

sono mobilitati governi e industrie, e sembra<br />

che sia l'unico caso in cui c'è stata una<br />

convenzione (nel 1987-1988) tra diversi Paesi,<br />

che ha previsto <strong>la</strong> graduale sostituzione dei<br />

clorofluorocarburi, che entro il duemi<strong>la</strong> saranno<br />

completamente eliminati. Resta ugualmente <strong>la</strong><br />

paura, dato che questi impiegano tempi assai<br />

lunghi per arrivare nel<strong>la</strong> stratosfera - anche 15<br />

anni -, per cui non solo il buco nell'ozono non si<br />

ricompatta automaticamente, ma per una serie di<br />

anni questo buco risulta maggiore ogni volta che<br />

ricompare (per motivi diversi è più evidente in<br />

certe circostanze, in certe stagioni, poi tutto si<br />

mischia e sembra scomparire), facendo temere<br />

effetti imprevedibili.<br />

Si può considerare questo il primo fenomeno<br />

macroscopico di modifica dell'ambiente a causa<br />

dell'attività umana (peraltro assolutamente<br />

innocente).<br />

Il secondo problema globale è l'effetto serra:<br />

il cambiamento climatico. Anche in questo caso<br />

non ci sono certezze. Si dice che <strong>la</strong> temperatura<br />

sta aumentando, ma non ci sono evidenze<br />

scientifiche perché, se si fanno le statistiche di<br />

che cosa è successo negli ultimi millenni, si<br />

vede che <strong>la</strong> temperatura ha sempre oscil<strong>la</strong>to, e<br />

nessuno può dire se siamo in una oscil<strong>la</strong>zione<br />

normale o se invece stiamo modificando il<br />

clima.<br />

Comunque, coloro che studiano il clima<br />

sono molto preoccupati, perché nell'atmosfera c'<br />

è un livello di emissioni molto alto di gas<br />

(anidride carbonica, metano, ossidi di azoto) per<br />

le attività industriali, per il riscaldamento, per <strong>la</strong><br />

circo<strong>la</strong>zione delle automobili. Questo gas resta<br />

nell'atmosfera e trattiene il calore dei raggi<br />

so<strong>la</strong>ri che arrivano. La concentrazione di gas ha<br />

due effetti: uno è quello cui accennavo<br />

(trattenere calore e quindi aumentare <strong>la</strong><br />

temperatura) e l'altro quello di avere dell'energia<br />

che è a disposizione dei fenomeni climatici,<br />

provocando <strong>la</strong> tendenza a fenomeni estremi:<br />

quando piove, piove molto di più, quando c'è<br />

siccità, questa è seria. Sparisce in qualche modo<br />

<strong>la</strong> zona temperata.<br />

Questi due fattori (accentuazione dei<br />

fenomeni estremi e l'ipotizzato aumento del<strong>la</strong><br />

temperatura) hanno spinto a fare dei modelli per<br />

tentare di prevedere ciò che succederà, con il<br />

livello attuale delle emissioni, nei prossimi anni.<br />

Le previsioni più accreditate in questo momento<br />

par<strong>la</strong>no di un probabile aumento di 0,3 gradi per<br />

ogni decennio. Può sembrare quasi niente; in<br />

realtà, vuol dire che nel giro di cento anni<br />

l'aumento è di 3 gradi, che ci porterebbe<br />

completamente fuori dal<strong>la</strong> banda di oscil<strong>la</strong>zione:<br />

si avrebbero temperature medie mai<br />

sperimentate prima. E dato che le stime dicono<br />

che ogni decimo di grado di aumento di<br />

temperatura provoca qualche centimetro di<br />

innalzamento del livello del mare, ciò significa<br />

che nei prossimi decenni molti territori verranno<br />

sommersi (anche l'Italia è in parte a rischio).<br />

Quindi c'è molta paura da questo punto di<br />

vista, e si cominciano a stipu<strong>la</strong>re convenzioni<br />

internazionali per tentare di capire come fare a<br />

limitare il fenomeno. La comunità<br />

internazionale si è data un obbiettivo: quello<br />

dell'aumento di 0,1 grado per decennio. Ma per<br />

ottenere un risultato del genere bisognerebbe<br />

abbattere in modo drastico le emissioni, cioè il<br />

consumo di energia.<br />

Ecco quindi un altro problema: se<br />

continuiamo a bruciare energia allo stesso<br />

modo, siamo minacciati da un fenomeno che<br />

non si misura più nell'arco dei millenni, come<br />

un tempo; si comincia a contare in decenni.<br />

Passiamo a un altro fenomeno: <strong>la</strong><br />

deforestazione. Le zone temperate avevano delle<br />

foreste che sono ormai praticamente sparite.<br />

Bisogna tener conto che lo sviluppo<br />

dell'Occidente ha già bruciato una serie di<br />

risorse naturali: quindi il più è stato fatto, salvo<br />

qualche foresta in Russia e Canada.<br />

Il problema sono le zone tropicali, che sono<br />

considerate il polmone del<strong>la</strong> Terra, perché gli<br />

alberi fanno da deposito di anidride carbonica.<br />

Nel momento in cui deforestiamo, aumentiamo<br />

le emissioni e perdiamo questo deposito. Le<br />

foreste sono grosso modo un miliardo di ettari, e<br />

il tasso di deforestazione viene stimato in 15<br />

milioni di ettari l'anno. Quindi anche in questo<br />

caso siamo nell'ordine delle decine di anni, se<br />

continuasse questo tasso. In assenza di<br />

interventi, nel 2040 o, secondo altre stime, nel<br />

2100 non ci sarebbero più foreste. Ovviamente<br />

non si può pensare di arrivare a questo punto,<br />

anche se sono stati già deforestati 400 milioni di<br />

ettari di foreste tropicali.<br />

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