Abbiamo visto che uno dei fattori determinanti, il complesso del peccato radicato inoccidente, è stato lo sviluppo della facoltà ment<strong>al</strong>e, con la conseguente affermazione diuna coscienza sviluppata, di una facoltà di possedere un senso di v<strong>al</strong>ori e, come risultatodi questo, della capacità di vedere il contrasto esistente fra la natura superiore e quellainferiore. Quando si entra istintivamente in contatto con il sé superiore, con i suoi v<strong>al</strong>ori,e con il suo ordine di contatti, viene pure riconosciuto il sé inferiore, con i suoi v<strong>al</strong>oriminori e il suo ordine di attività più materi<strong>al</strong>e; ne consegue inevitabilmente lo sviluppodi un senso di divisione e di deficienza; gli uomini si rendono conto della loro mediocrità;diventano coscienti di Dio e dell’umanità, del mondo, della carne e del m<strong>al</strong>e, ma <strong>al</strong>tempo stesso del regno di Dio. Via via che l’uomo evolve, le sue definizioni si modificano,e tanto i peccati cosiddetti grossolani dell’uomo involuto, quanto gli errori e ledebolezze del cittadino medio cosiddetto “buono”, comportano degli atteggiamenti e deigiudizi differenti della mente, e senza dubbio degli accostamenti diversi <strong>al</strong>l’idea dellepunizioni. Via via che muta e si sviluppa il nostro senso di Dio e che ci andiamo accostandosempre più <strong>al</strong>la re<strong>al</strong>tà, tutta la nostra visione della vita, di noi stessi e dei nostrisimili è soggetta a mutarsi e ad <strong>al</strong>largarsi e a divenire più divina e <strong>al</strong> tempo stesso piùumana.197 L’essere consci del peccato è una caratteristica umana, come pure il riconoscimentodi doverne pagare il prezzo, in un modo o nell’<strong>al</strong>tro. Il germe della ragione, anche nellaumanità primordi<strong>al</strong>e, ha fatto sorgere questa comprensione, ma sono occorsi quasi duemilaanni di cristianesimo per inn<strong>al</strong>zare il peccato ad una posizione d’importanza t<strong>al</strong>e dafargli occupare (ancora oggi) un posto preminente nella razza intera. Ci troviamo in unasituazione in cui la legge, la Chiesa e gli educatori della razza sono quasi interamenteassorbiti d<strong>al</strong> problema del peccato e dai mezzi con cui prevenirlo. Ci si chiede t<strong>al</strong>voltaqu<strong>al</strong>e sarebbe stato oggi il mondo se gli esponenti della fede cristiana si fossero occupatidel tema dell’amore e del servizio amorevole, anziché sottolineare costantemente il sacrificiodel sangue e la m<strong>al</strong>vagità dell’uomo.Il tema del peccato si svolge natur<strong>al</strong>mente e norm<strong>al</strong>mente lungo tutta la storia umanae lo sforzo di espiarlo, sotto forma di sacrifici di anim<strong>al</strong>i, è sempre stato presente. Lacredenza in una divinità corrucciata, che esige delle punizioni per ciò che è stato fattod<strong>al</strong>l’uomo verso suo fratello e che esige un prezzo per tutto quello che è stato elargito<strong>al</strong>l’uomo come prodotto dei processi natur<strong>al</strong>i della terra, è antica quanto l’uomo stesso.Questa credenza ha attraversato diverse fasi. Il concetto di un Dio, la cui natura è amore,ha lottato per secoli contro il concetto di un Dio, la cui natura è collera. Il princip<strong>al</strong>econtributo dato da Cristo <strong>al</strong> progresso del mondo è stata la Sua affermazione, espressacon la parola e con l’esempio, del pensiero che Dio è Amore e non una divinità corrucciata,che per gelosia infligge castighi crudeli. Esiste tuttora una battaglia traquest’antica credenza e la verità dell’Amore di Dio, espressa da Cristo e personificataanche da Sri Krishna. Ma la credenza in un Dio sdegnato e geloso è ancora fortementeradicata nel mondo. Essa ha radici nella coscienza della razza e soltanto oggi incominciamolentamente ad ammettere una diversa espressione della divinità. L’interpretazioneche abbiamo dato <strong>al</strong> peccato e <strong>al</strong>la sua punizione è erronea, ma ora la re<strong>al</strong>tà dell’amoredi Dio può essere afferrata, e in t<strong>al</strong> modo può essere compensata la dottrina disastrosa diun Dio adirato che inviò il Figliol Suo ad espiare la m<strong>al</strong>vagità del mondo.198 Il C<strong>al</strong>vinismo forse è l’interpretazione migliore e più pura di questa credenza, ed unasuccinta esposizione di quella dottrina teologica permetterà di farci un’idea chiara deisuoi concetti.“Il C<strong>al</strong>vinismo è basato sul dogma della sovranità assoluta di Dio, che include l’onnipotenza,l’onniscienza e l’eterna giustizia — una dottrina comune a tutte le confessioni cristiane — masviluppata dai C<strong>al</strong>vinisti con logica inflessibile fino <strong>al</strong>le conclusioni estreme. Il C<strong>al</strong>vinismo èspesso riassunto in cinque punti:1. Ogni essere umano, qu<strong>al</strong>e discendente d’Adamo (considerato un personaggio storico da tutti icristiani di quell’epoca) nasce col peccato origin<strong>al</strong>e, cui si vengono ad aggiungere tutti gli106
<strong>al</strong>tri peccati commessi nel corso della sua vita. Un uomo non può far nulla per cancellare ilpeccato e le proprie colpe; la remissione può essere ottenuta soltanto per grazia di Dio, accordatamisericordiosamente in virtù del sacrificio di Cristo, e senza merito <strong>al</strong>cuno da partedell’uomo.2. Per conseguenza soltanto certe persone possono s<strong>al</strong>varsi (tesi della redenzione particolare);3. A codeste Dio rivolge un invito effettivo rafforzando la loro volontà, e ponendoli in condizionedi accettare la loro s<strong>al</strong>vezza.4. Che si ottenga la s<strong>al</strong>vezza o che non si ottenga affatto dipende da una scelta divina o predestinazione.5. Dio non verrà mai meno a coloro che ha eletti; essi non sfuggiranno mai <strong>al</strong>la s<strong>al</strong>vezza fin<strong>al</strong>e,permanenza in stato di grazia dei santi. I C<strong>al</strong>vinisti insistettero con molto c<strong>al</strong>ore e si sforzaronocon molta sottigliezza di dimostrare che la loro dottrina lascia intatta <strong>al</strong>l’uomo la facoltàdel libero arbitrio, e che Dio non è per nulla responsabile del peccato umano”. 207Per conseguenza, a causa di questo rilievo dato <strong>al</strong>la m<strong>al</strong>vagità umana, e dell’usanzasecolare di offrire sacrifici a Dio, la re<strong>al</strong>e missione di Cristo è stata a lungo ignorata. Invecedi riconoscere che Egli personificava per la razza una speranza eterna, Lo si integrònelle antiche usanze dei sacrifici, poiché le antiche abitudini ment<strong>al</strong>i furono troppoforti a confronto della nuova idea che Egli venne a dare. Il peccato e il sacrificio spodestaronoe soppiantarono l’amore e il servizio su cui Egli cercò di attirare la nostra attenzionemediante la Sua vita e le Sue parole. È sempre per questa ragione che, d<strong>al</strong> punto divista psicologico, il Cristianesimo ha prodotto degli uomini così tristi, annoiati e consapevolidel peccato.199 Cristo, sacrificio per il peccato, e la Croce di Cristo qu<strong>al</strong>e strumento della Sua mortehanno assorbito tutta l’attenzione degli uomini, mentre Cristo, uomo perfetto, e CristoFiglio di Dio sono rimasti nella penombra. In Occidente è stato completamente dimenticato(e finanche del tutto sconosciuto) il significato cosmico della Croce.La s<strong>al</strong>vezza non ha stretto rapporto col peccato. Il peccato è il sintomo di una condizione,e quando un uomo è “veramente s<strong>al</strong>vato”, quello stato viene eliminato, e con essola natura incident<strong>al</strong>e del peccato. T<strong>al</strong>e fu il compito di Cristo — mostrarci la natura dellavita “s<strong>al</strong>vata”; mostrarci la qu<strong>al</strong>ità del Sé eterno dimorante in ogni uomo; t<strong>al</strong>e è la lezionedella Crocifissione e della Risurrezione; la natura inferiore deve morire onde permetterela manifestazione di quel Sé superiore, e in ogni uomo d<strong>al</strong>la tomba della materiadeve sorgere l’anima immort<strong>al</strong>e. È interessante seguire la traccia del concetto secondo ilqu<strong>al</strong>e gli uomini debbono soffrire in questo mondo a causa del peccato. In Oriente, ovesono diffuse le dottrine della reincarnazione e del Karma, un uomo soffre nella misuradei suoi peccati e delle sue azioni e “porta a compimento la propria s<strong>al</strong>vezza con timoree terrore” 208 . Secondo le dottrine di Israele un uomo soffre in conseguenza dei peccatidei suoi antenati, e della sua patria, dando così forma a una verità che soltanto oggi siincomincia a considerare come un fatto — la verità dell’eredità fisica. Secondol’insegnamento Cristiano, Cristo, l’uomo perfetto, soffre con Dio, poiché Dio amò ilmondo così profondamente che, immanente com’è nell’universo, non poté disinteressarsidelle conseguenze della debolezza e dell’ignoranza umana. In t<strong>al</strong> modo l’umanità dàuno scopo <strong>al</strong>la sofferenza e in t<strong>al</strong> modo il m<strong>al</strong>e viene fin<strong>al</strong>mente sconfitto.Il concetto della necessità di un sacrificio per i peccati degli uomini non fu l’idea origin<strong>al</strong>ee fondament<strong>al</strong>e. Originariamente l’umanità primitiva offriva a Dio dei sacrificiper placare la Sua collera, manifestata nella furia degli elementi, nei terremoti e nellec<strong>al</strong>amità del mondo fisico. Allorché gli uomini, per istinto, si volsero gli uni contro gli<strong>al</strong>tri, quando si recarono offesa e infierirono reciprocamente, trasgredendo così la confusapercezione delle relazioni umane, ancora una volta vennero offerti a Dio sacrifici, af-207 A Student’s Philosophy of Religion di William K. Wright208 S. Paolo ai Filippesi, II, 12.107
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