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Da Betlemme al Calvario.pdf - Alice Bailey

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ni invariabili, con la sottomissione dovuta <strong>al</strong>le esigenze e <strong>al</strong> volere del gruppo, con lasua lezione di sacrificio, di comprensione e di servizio. Questa è la prima lezione, cheogni discepolo deve imparare. Fino a quando non l’ha appresa non potrà fare ulterioriprogressi. Fino a quando la divinità non viene espressa in casa, e fra coloro che ci conosconointimamente, fra i nostri amici usu<strong>al</strong>i, non ci si può aspettare che venga espressa<strong>al</strong>trove. Tutti noi dobbiamo vivere come figli di Dio nell’ambiente — monotono, sci<strong>al</strong>boe t<strong>al</strong>volta sordido — in cui il destino ci ha collocati; null’<strong>al</strong>tro è possibile fino aquando si è in questo stadio. L’ambiente in cui ci troviamo è il punto di partenza delviaggio, e non il luogo da cui evadere.78 Se non riusciamo a comportarci bene, come discepoli, laddove è avvenuta la scopertadi noi stessi, non ci sarà offerta <strong>al</strong>cuna <strong>al</strong>tra opportunità, fino a quando non ci saremoriusciti. Ivi sta la nostra prova e il campo d’azione del nostro servizio. Molti aspirantiseri e sinceri sono persuasi che sarebbe loro possibile compiere di più ed influenzaremeglio il loro ambiente e manifestare la divinità, se avessero una casa diversa e se fosserocircondati da persone differenti. Credono che se fossero sposati diversamente, seavessero maggior denaro e maggiori comodità, se potessero suscitare maggior interessenei loro amici, e se godessero di una s<strong>al</strong>ute migliore non esisterebbe limite a ciò che potrebberofare. Una prova è una cosa che cimenta la nostra forza per vedere in che cosaessa consista re<strong>al</strong>mente; essa evoca il massimo che è in noi, e ci rivela i nostri punti debolie le manchevolezze. Oggi il mondo ha bisogno di discepoli su cui contare, che sianostati temprati d<strong>al</strong>le avversità affinché non crollino di fronte <strong>al</strong>le difficoltà e ai periodineri della vita. Ci toccano, se solo riuscissimo a re<strong>al</strong>izzarlo, esattamente quelle circostanzee quell’ambiente più idonei a farci imparare la lezione dell’obbedienza a ciò chedi più elevato è in noi. Abbiamo l’esatto tipo di corpo e di condizioni fisiche attraversocui la divinità che è in noi può esprimersi. Abbiamo nel mondo i contatti e il genere dilavoro richiesti per permetterci di compiere il prossimo passo in avanti sul sentiero deldiscepolato, il prossimo passo verso Dio. Fino a quando gli aspiranti non comprenderannoquesto fatto essenzi<strong>al</strong>e e non si disporranno lietamente a una vita di servizio e diamorosa donazione nell’ambito delle loro famiglie, non sarà loro possibile compiere <strong>al</strong>cunulteriore progresso. Fino a quando il sentiero della vita non sarà c<strong>al</strong>cato gioiosamente,silenziosamente e senza autocommiserazione nell’ambito domestico, non si presenterà<strong>al</strong>l’aspirante nessun’<strong>al</strong>tra opportunità, né gli verranno impartite <strong>al</strong>tre lezioni.Molti aspiranti ben intenzionati debbono inoltre comprendere di essere essi stessi i soliresponsabili delle difficoltà che incontrano. Sconcertati d<strong>al</strong>l’antagonismo che sembranosuscitare in coloro che li circondano, essi si lamentano di non incontrare nessuna corresponsionedi simpatia per i loro sforzi tesi a condurre una vita spiritu<strong>al</strong>e, a studiare, <strong>al</strong>eggere e a riflettere. Gener<strong>al</strong>mente il motivo di ciò deve ricercarsi nel loro egoismo spiritu<strong>al</strong>e.Parlano troppo di se stessi e delle loro aspirazioni.79 Poiché non ottemperano <strong>al</strong>le loro responsabilità primarie, non trovano nessuna reazionecomprensiva <strong>al</strong>lorché esigono tempo per meditare. Vogliono si sappia che stannomeditando. La casa deve essere silenziosa; esigono di non essere disturbati; nessuno deveirrompere bruscamente nella loro stanza. Se l’aspirante fissasse nella sua mente duecose non si verificherebbe mai nessuna di queste difficoltà: primo, che la meditazione èun processo da svolgere segretamente, silenziosamente e regolarmente nel tempio segretodella propria mente. Secondo, che si potrebbe fare molto se non si parlasse tanto diciò che si sta facendo. Dobbiamo procedere silenziosamente con Dio, e mantenerci, comeperson<strong>al</strong>ità, sullo sfondo; dobbiamo organizzare la nostra esistenza in modo da potervivere come anime, ossia consacrando il tempo dovuto per coltivare le nostre anime, maconservando <strong>al</strong> tempo stesso il senso delle proporzioni, mantenendo l’affetto delle personeche ci circondano, e adempiendo perfettamente i nostri obblighi e le nostre responsabilità.L’autocommiserazione e l’eccesso di parole sono gli scogli che fanno naufragarepiù di un aspirante.47

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