Egli senza dubbio ebbe coscienza del trionfo riportato, e questa consapevolezza portavain sé i germi della tentazione fin<strong>al</strong>e.127 Aveva trionfato sul materi<strong>al</strong>ismo e sul dubbio, e sapeva che il lato forma della vitanon poteva sedurlo avendo egli lottato per raggiungere il completo riconoscimento dellaSua divinità. Dunque aveva conquistato gli elementi estremi della Sua natura, ossi<strong>al</strong>’aspetto più <strong>al</strong>to e il più basso, ed esprimeva ora la qu<strong>al</strong>ità della divinità. La re<strong>al</strong>tà divinadi cui aveva coscienza e su cui faceva affidamento aveva il potere di penetrare nelmondo di maya e di disperdere l’annebbiamento. Non rimaneva che il desiderio puro —il desiderio di Dio. Era stato messo <strong>al</strong>la prova nei due aspetti della Sua natura — materi<strong>al</strong>ee divina — e in qu<strong>al</strong>ità di Dio-uomo vinse il Demonio. Le due tentazioni si collocanosul piano del desiderio. Quindi siamo esortati a spogliarci di ogni desiderio person<strong>al</strong>e.Quindi in Cristo il desiderio si tramutò in potere, sebbene la vittoria riportata conducessea sviluppi contenenti possibilità di pericolo.Fu nella sfera del potere che Cristo fu messo <strong>al</strong>la prova. Un carattere che ha raggiuntoun elevato grado di perfezione, e che ha stabilito l’unità fra la sorgente del potere,l’anima, e lo strumento del potere, il sé person<strong>al</strong>e e inferiore, produce quella che chiamiamouna person<strong>al</strong>ità. Quest’ultima può costituire una precisa sorgente di pericolo perchi ne è dotato. Il senso del potere, la conoscenza delle proprie re<strong>al</strong>izzazioni e capacità,la sensazione di possedere l’abilità di governare gli <strong>al</strong>tri giacché si domina se stessi, sonofattori che hanno in sé i semi della tentazione, e fu qui che il diavolo tese a Cristo ilsuccessivo tranello. La gente t<strong>al</strong>volta si meraviglia quando le si fa notare che una bellaperson<strong>al</strong>ità può costituire di per se stessa una sorgente di difficoltà. Sono difficoltà di ungenere particolare perché le cose fatte e le parole pronunciate da una persona molto evoluta,il cui carattere è di qu<strong>al</strong>ità superiore e la cui person<strong>al</strong>ità è perfetta, possono produrremolti danni, anche se il movente è giusto o lo è apparentemente. T<strong>al</strong>i persone detengonoun potere assai maggiore di quello dell’uomo comune.128 Cos’è propriamente una person<strong>al</strong>ità elevata e come la si ottiene? È natur<strong>al</strong>mente ilprodotto della ruota della vita e dell’esperienza di G<strong>al</strong>ilea, di uno sforzo cosciente edell’autodisciplina, e dell’integrazione dei diversi aspetti della natura inferiore in un tuttosintetico e in un’unità utilizzata a scopi ben definiti.Nella terza tentazione subita d<strong>al</strong> Cristo erano in giuoco i Suoi “v<strong>al</strong>ori e propositi coscienti”;si trattava, ove possibile, di minare la Sua integrità e di portarlo a disintegrarel’unità che aveva attuato. Se questo scopo poteva essere re<strong>al</strong>izzato e se il tipo di v<strong>al</strong>oriche Egli raffigurava poteva essere distrutto, la Sua missione era destinata, in partenza, <strong>al</strong>f<strong>al</strong>limento. Se fosse stato possibile ingannarlo con l’illusione del potere, se si fosse potutoinsinuare nella sua coscienza un’ambizione di ordine person<strong>al</strong>e, la fondazione delregno di Dio avrebbe potuto essere ritardata indefinitamente. Questa tentazione fu unass<strong>al</strong>to sferrato <strong>al</strong>la stessa essenza della person<strong>al</strong>ità. La mente, fattore integrante, con lasua facoltà di pensare chiaramente, di formulare propositi ben definiti e di scegliere, erasottoposta <strong>al</strong>la prova. Coloro che sono poco sviluppati non sono indotti a t<strong>al</strong>i tentazioni,ma proprio per la forza del carattere messo così <strong>al</strong> vaglio, esse sono le più temibili e lepiù difficili da superare. Il richiamo del demonio era rivolto <strong>al</strong>l’ambizione del Cristo.L’ambizione è, per eccellenza, il problema dell’aspirante e del discepolo evoluti, ambizioneperson<strong>al</strong>e, amore di popolarità, ambizione mondana, ambizione intellettu<strong>al</strong>e e dittaturada esercitare sugli <strong>al</strong>tri. L’astuzia di questa tentazione consiste nel fatto chel’invito viene rivolto per giusti fini. Sarebbe, t<strong>al</strong>e è il senso implicito, cosa ottima per ilmondo delle faccende umane che tutto appartenesse a Cristo. Cristo poteva ottenere ildominio di tutti i regni del mondo accettando semplicemente come suprema la potenzadel diavolo, o la forza materi<strong>al</strong>e operante nel mondo. Quest’offerta gli fu presentata comericompensa di un semplice riconoscimento — concesso in segreto, sulla vetta diun’<strong>al</strong>ta montagna — del potere rappresentato d<strong>al</strong> triplice mondo dell’esistenza esteriore.Se Cristo per un solo istante si fosse prosternato ad adorare quel grande potere, avrebbe72
fatto suoi i regni del mondo con tutta la loro gloria; e noi sappiamo abbastanza di Luiper capire che nel Suo gesto, se fosse stato indotto a farlo, non ci sarebbe stato nessunmovente egoistico. Che cosa s’interpose fra Lui e l’accettazione di questa opportunità?129 La Sua risposta ce l’addita chiaramente, ma occorre comprenderla. Fu la Sua conoscenzache Dio è Uno e che Dio è Tutto. Il diavolo Gli mostrò un quadro composto dimolte cose diverse, di molti regni, di molte divisioni, di plur<strong>al</strong>ità, di unità separate. Cristovenne per unificare, per riunire tutti i regni, tutte le razze e tutti gli uomini, così chepotesse essere vero sia nelle parole che nei fatti quanto disse poi S. Paolo:“Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e siete stati chiamati,quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo DioPadre di tutti, che è <strong>al</strong> di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” 142 .Se Cristo si fosse arreso <strong>al</strong>le seduzioni del demonio e avesse accettato il dono offertoin nome di un giusto motivo e dell’amore verso l’umanità, queste parole non avrebberomai potuto adempiersi, come invece si adempiranno senza dubbio un giorno forse nontanto remoto quanto lo farebbe supporre il presente caos del mondo. Cristo si mantennes<strong>al</strong>do sui v<strong>al</strong>ori che riteneva veri e non cambiò il proprio proposito. L’illusione del poterenon poté sfiorarlo. Quello che era re<strong>al</strong>e aveva una t<strong>al</strong> presa sulla Sua mente chel’irre<strong>al</strong>e e l’immediato non ebbero il potere di illudere la Sua coscienza. Egli vide ilquadro nel suo insieme. Aveva la visione di un mondo in cui non potesse esistere <strong>al</strong>cunadu<strong>al</strong>ità ma solo unità, e nulla poté distoglierlo dai Suoi sforzi tesi ad affrettare la nascitadi quel mondo futuro.Quando esiste questa visione, i v<strong>al</strong>ori minori e le soluzioni frammentarie non possonoappagare il cuore ardente. Ove si afferri la possibilità del tutto, la parte riprende ilsuo giusto posto. Quando il proposito di Dio è chiaramente rivelato <strong>al</strong>la mente del veggente,i fini o i motivi minori, i piccoli desideri e le brame del sé person<strong>al</strong>e svaniscono escompaiono. Al termine della strada dell’evoluzione vi è la perfezione, il regno di Dio enon i regni del mondo. Essi fanno parte di un complesso futuro, e sono destinati a fondersiin una sintesi spiritu<strong>al</strong>e.130 Ma quel regno, come vedremo nel capitolo fin<strong>al</strong>e che riassume i risultati dell'iniziazione,non sarà fondato con l’ambizione, con lo sforzo e con il desiderio person<strong>al</strong>i. Essonasce d<strong>al</strong>la fusione della parte col tutto, dell’individuo col gruppo. Ma ciò deve esserecompiuto volontariamente e con intelligenza, senza perdere il prestigio person<strong>al</strong>e,l’utilità o il senso d'identità. Non con la forza o con la coercizione da parte del gruppodello stato o dell’autorità che detiene il potere come avviene frequentemente <strong>al</strong> giornod’oggi. Il Dr. Van Der Leeuw dice:“Se vogliamo entrare nel regno il nostro comportamento deve adeguarsi a quello di Cristo, ilcui amore è diventato radiante, diffondendosi senza posa nel mondo, sia che l’abbia meritato ono, e la cui vita si è concentrata nel Divino, comune a tutti. In Lui non vi è <strong>al</strong>cun residuo di person<strong>al</strong>itàseparata, che lotta per la propria esistenza o per la propria grandezza; la coppa della suaesistenza si è vuotata da tutto ciò che è person<strong>al</strong>e, e si è riempita del vino della vita divina, distribuitoad ognuno. Con uno sforzo continuo, benché forse inconsapevole, noi possiamo conservareil centro di vita separata che chiamiamo person<strong>al</strong>ità; se vogliamo seguire Cristo dobbiamorinunciare <strong>al</strong>la faticosa lotta per l’affermazione person<strong>al</strong>e, ed aspirare ad essere la vita delTutto anziché la vita di una parte. Così soltanto possiamo entrare nel regno in cui non può esserviseparazione <strong>al</strong>cuna” 143 .Cristo fu tentato con l’invito ad un riconoscimento di du<strong>al</strong>ità. Ma per Lui esisteva ununico regno ed una sola via per accedervi, ed un solo Dio intento a far nascere, lentamentema sicuramente, quel regno. Cristo aveva la missione di rivelare il metodo con142 S. Paolo, agli Efesini, IV, 4,5,6143 Dramatic History of Christian Faith, di Van Der Leeuw, pag. 19.73
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