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Da Betlemme al Calvario.pdf - Alice Bailey

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lo sono. M<strong>al</strong>grado Gli fosse riservato tutto questo, Cristo “si mise risolutamente in viaggioper andare a Gerus<strong>al</strong>emme” 173 .Nel considerare questi avvenimenti si fa chiara <strong>al</strong>la nostra mente la prova particolareche Cristo doveva ora affrontare. Ancora una volta si trattò di una triplice prova, similea quella che seguì l’iniziazione del Battesimo; ma questa volta fu di gran lunga di naturapiù sottile.166 La prova che doveva affrontare consisteva nel dimostrare la capacità di resistere <strong>al</strong>successo mondano, di procedere lungo la via trionfante del Suo ingresso nella Città Santasenza deviare d<strong>al</strong> Suo proposito, senza farsi sedurre d<strong>al</strong> successo materi<strong>al</strong>e e d<strong>al</strong>le acclamazioniche lo designavano Re dei Giudei. Il successo costituisce una disciplina assaidrastica e comporta opportunità assai maggiori di dimenticare Dio e la re<strong>al</strong>tà di quantonon facciano il f<strong>al</strong>limento e l’oblio. L’autocommiserazione, un senso di martirio e dirassegnazione sono rimedi assai efficaci per giustificare il proprio f<strong>al</strong>limento. Ma essereportati sulla cresta dell’onda, godere della considerazione pubblica, aver conseguito apparentementela meta sulla terra, sono fattori infinitamente più difficili da superare. Cristoli affrontò e lo fece con equilibrio spiritu<strong>al</strong>e e con quella saggezza lungimirante cheproduce un giusto senso dei v<strong>al</strong>ori e delle proporzioni.La seconda fase della prova consistette nella previsione della sua fine. Egli sapeva didover morire e sapeva come sarebbe morto, eppure proseguì senza deviare il compitoassegnatogli, pur prevedendo la fine. Non doveva solamente mostrare la forza di nonfarsi travolgere d<strong>al</strong> successo, ma anche la forza di affrontare la sfortuna, equilibrando ledue e vedendo in entrambe soltanto delle opportunità per l’espressione divina, e per ladimostrazione del Suo distacco, caratteristica peculiare dell’uomo nato di nuovo, purificatoe trasfigurato. A queste prove se ne aggiunse un'<strong>al</strong>tra, quella che aveva già affrontatanel deserto, la prova della solitudine assoluta. La forza di resistere <strong>al</strong> successo! Laforza di resistere <strong>al</strong>la c<strong>al</strong>amità! La forza di restare completamente solo! Cristo dovevamostrare tutto ciò <strong>al</strong> mondo e lo dimostrò. Sostò trionfante innanzi <strong>al</strong> mondo nella tappaintermedia della strada che lo portava sulla Croce. L’agonia della solitudine nell’orto delGetsemani fu probabilmente per Lui un momento più difficile dell’agonia pubblica sulGolgota. Ma in queste prove di ordine più sottile fu rivelata la qu<strong>al</strong>ità di Dio medesimo,ed è la qu<strong>al</strong>ità di Dio e il significato che s<strong>al</strong>vano il mondo — la qu<strong>al</strong>ità della Sua Vita,che è Amore e Saggezza, V<strong>al</strong>ore e Re<strong>al</strong>tà. Cristo portò a compimento tutto questo.167 Immediatamente, nel discendere d<strong>al</strong>la vetta della montagna, Cristo riprese a servire.S’imbattè, com’è noto, in una persona bisognosa d’aiuto e rispose prontamente <strong>al</strong> bisogno.Una delle caratteristiche s<strong>al</strong>ienti di ogni iniziazione è l’accresciuta capacità o abilitàdi servire dell’iniziato. Cristo dimostrò un modo del tutto nuovo e unico di parlare <strong>al</strong>lemasse, come pure di insegnare privatamente e person<strong>al</strong>mente ai pochi che aveva prescelto.Il Suo potere di guarire ancora persisteva, ma la Sua opera ormai si avviava versoun campo di v<strong>al</strong>ori nuovi, ed Egli enunciò quelle verità che divennero poi le fondamentadella fede di coloro che, provvisti di percezione interiore, hanno penetrato la presentazioneteologica del cristianesimo e vi hanno trovato la re<strong>al</strong>tà. In quel tempo il Suo servizioconsisteva soprattutto nell’insegnare e nel predicare, e t<strong>al</strong>e fu la saggezza e la bellezzadella Sua presentazione della verità che fu capace di racchiudere la divinità informe accessibili <strong>al</strong>la comprensione dell’uomo comune. Costruì un ponte fra l’antico e ilnuovo enunciando quella nuova verità e quella speci<strong>al</strong>e rivelazione <strong>al</strong>lora necessarie percollegare la saggezza antica <strong>al</strong>la speranza più recente. Keyserling ha compreso il prodigiodell’opera svolta d<strong>al</strong> S<strong>al</strong>vatore mondi<strong>al</strong>e, e lo descrive nelle parole che cito:“... il genio è per eccellenza Colui che risveglia. Se un intelletto di t<strong>al</strong> genere enunciasse cosedel tutto nuove ed uniche, esse non avrebbero significato <strong>al</strong>cuno per gli <strong>al</strong>tri. Il suo v<strong>al</strong>ore soci<strong>al</strong>edipende interamente d<strong>al</strong>la sua abilità nell’enunciare con chiarezza quello che tutti, nei recessidei loro cuori, sentono come vero — poiché <strong>al</strong>trimenti come potrebbe essere compreso? — e di173 S. Luca, IX, 51.91

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