sto non era ancora morto, e il sacrificio del Suo sangue non era ancora stato consumato.Sembrerebbe quasi che Cristo, prevedendo il carattere che la teologia avrebbe conferito<strong>al</strong>la Sua morte, si sforzasse di modificarlo facendo del riconoscimento del ladrone morenteuno degli avvenimenti s<strong>al</strong>ienti della Sua morte. Egli lo ammise nel Regno di Diosenza <strong>al</strong>ludere <strong>al</strong>la necessità del Suo sangue per la remissione dei peccati.La vera lotta era quella fra l’amore e l’odio. Solamente S. Giovanni il discepolo prediletto,colui che era più vicino <strong>al</strong> cuore di Gesù, lo comprese re<strong>al</strong>mente, e nelle sue E-pistole egli dà rilievo solo <strong>al</strong>l’amore, tanto è vero che in esse non si trova traccia dellacomune interpretazione ortodossa. Soltanto amore e odio; aspirazione di vivere come figlidi Dio e inclinazione a vivere come comuni esseri umani, questa è la differenza fra ilcittadino del regno di Dio ed un membro della famiglia umana. Ciò che Cristo tentò diesprimere fu l’amore, ma sono stati l’odio, la separazione e la guerra, culminati nellaGuerra Mondi<strong>al</strong>e, che hanno caratterizzato attraverso i secoli l’interpretazione uffici<strong>al</strong>edel Suo insegnamento. Cristo è morto per attirare la nostra attenzione sul fatto che laVia che conduce <strong>al</strong> regno di Dio è quella dell’amore e del servizio. Egli servì, amò,compì miracoli, riunì tutti i poveri e i diseredati. Li nutrì e cercò in tutti i modi di attirarel’attenzione sul principio dell’amore qu<strong>al</strong>e caratteristica princip<strong>al</strong>e della divinità, equesta vita di servizio amorevole non gli portò che difficoltà e <strong>al</strong>la fine la morte sullaCroce.Abbiamo disputato sulla dottrina teologica dell’Immacolata Concezione e sulle dottrinetramite cui gli uomini possono s<strong>al</strong>varsi. Ci siamo combattuti a proposito del battesimoe dell’espiazione, per l’affermazione o la negazione dell’immort<strong>al</strong>ità e su ciò chedeve fare l’uomo per risuscitare d<strong>al</strong>la morte.212 Abbiamo ritenuto che la metà del mondo è perduta e che soltanto i credenti Cristianiavranno la s<strong>al</strong>vezza, eppure durante tutto questo tempo Cristo non ha mai cessato di ripetereche la strada che porta <strong>al</strong> regno è l’amore e che la divinità presente in ognuno dinoi ci rende degni di essere eletti a quel regno; Abbiamo omesso di comprendere che“l’espiazione vicaria è l’armonizzazione della disarmonia di <strong>al</strong>tri tramite la forza di unapresenza spiritu<strong>al</strong>e che opera la grande trasmutazione; il m<strong>al</strong>e è assorbito e tramutato inbene, ossia armonizzato” 220 . Lo sforzo di Cristo consiste in questo, e il fatto della Suapresenza è lo strumento armonizzatore della vita. Gli uomini non sono s<strong>al</strong>vati d<strong>al</strong>la credenzanelle formule di un dogma teologico, ma d<strong>al</strong>la re<strong>al</strong>tà della Sua Presenza vivente,del Cristo vivente e presente. Il fondamento della visione mistica è la comprensione dellare<strong>al</strong>tà della presenza di Dio nel cuore umano, mentre la consapevolezza d’essere figlidi Dio dà la forza di seguire le orme del S<strong>al</strong>vatore da <strong>Betlemme</strong> <strong>al</strong> C<strong>al</strong>vario. Ciò cheriorganizzerà definitivamente la nostra esistenza umana è la presenza nel mondo diquelli che vedono in Cristo l’esempio da seguire e che sanno di possedere la stessa vitadivina, proprio come l’affermazione della legge fondament<strong>al</strong>e del regno di Dio, la Legged’Amore, è ciò che <strong>al</strong>la fine s<strong>al</strong>verà il mondo. È la sostituzione della vita cristica <strong>al</strong>lavita del mondo, della carne e del demonio, che infonderà v<strong>al</strong>ore e significato <strong>al</strong>la vita.Il senso del f<strong>al</strong>limento dell’amore costituisce il problema s<strong>al</strong>iente dell’agonia nel Getzemani;fu il senso di lavorare con forze mondi<strong>al</strong>i che permise a Cristo di unirsi <strong>al</strong>lacompagnia di tutti i Suoi Fratelli. Gli uomini Lo avevano abbandonato, esattamente comefanno con noi. Nell’istante in cui aveva bisogno della comprensione maggiore e dicontare sulla forza che dà la presenza di compagni devoti, gli esseri più cari e vicini Loabbandonarono e si addormentarono, ignari della Sua agonia ment<strong>al</strong>e.213 “La lotta che ha luogo nell’intelletto umano è il conflitto fra il desiderio di esserecompresi e la spinta più immediata di quei vivi affetti e di quei desideri caratterizzatid<strong>al</strong>la buona volontà e d<strong>al</strong>l’aiuto ai nostri simili; il desiderio di assicurare la felicità aquelli che amiamo, di <strong>al</strong>leviare il dolore e la delusione delle menti che non possonocomprendere il sogno interiore, e dell’appassionata rassicurazione degli onori tempor<strong>al</strong>i.220 Some Mystic<strong>al</strong> Adventures di G.R.S. Mead, pag. 161114
Questo conflitto è lo scoglio che fa naufragare il pensiero religioso gettandovi la discordia”221 . Cristo non naufragò contro questo scoglio, ma ebbe i Suoi istanti di agonia piùintensa, durante i qu<strong>al</strong>i trovò sollievo soltanto nella certezza della Paternità di Dio, e nelsuo corollario, la fraternità dell’uomo. “Padre” Egli disse. Fu questo senso d’unione conDio e con i Suoi simili che l’incitò a istituire l’Ultima Cena, a far nascere la Comunione,il cui simbolismo è andato disastrosamente perduto nella pratica teologica. La nota fondament<strong>al</strong>edella comunione è la fratellanza. “È solo così che Cristo creò la comunionefra noi. Non lo fece soltanto simbolicamente.., la comunione fra Lui e noi e fra noi e tuttele generazioni che vissero e che vivono tuttora nello stesso pensiero esiste in proporzione<strong>al</strong>la ferma intenzione che noi, tanto reciprocamente quanto con Lui, manteniamo,volta a collocare il regno di Dio sopra ogni cosa e a servire con tutte le nostre forze questafede e questa speranza” 222 .42141. “Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno” 223 .2. “In verità ti dico; oggi sarai con me in paradiso” 224 .3. “Donna, ecco tuo figlio” poi disse <strong>al</strong> discepolo “Ecco tua madre” 225 .4. “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” 226 .5. “Ho sete” 227 .6. “È finito” 228 .7. “Padre, nelle tue mani ripongo il mio spirito” 229 .Il pensiero del regno traspare in tutte le parole da Lui pronunciate sulla Croce. La Paroladi Potere che emanò d<strong>al</strong>la Croce questa volta fu pronunciata da Cristo stesso, e nond<strong>al</strong> Padre. Cristo pronunciò una parola settuplice e in quella parola riassunse per noi laParola che inaugurò il regno di Dio. Ognuna delle Sue espressioni si riferì a quel regno enon ebbe mai il senso stretto, comune, individu<strong>al</strong>e ed egoistico che spesso vi abbiamoattribuito. Che cosa volevano dire quelle sette parole? Esaminiamole e nel contempo ricordiamoche le cause che le provocarono produssero la manifestazione del regno di Diosulla terra. In ogni caso le sette parole sono state interpretate o come aventiun’applicazione individu<strong>al</strong>e relativa <strong>al</strong>la persona a cui erano rivolte, oppure un significatoperson<strong>al</strong>e relativo a Cristo medesimo. Abbiamo sempre letto la Bibbia in questomodo, la mente fissa sul significato person<strong>al</strong>e. Ma queste parole di Cristo rivestonoun’importanza troppo grande per essere interpretate in questo modo. Possiedono un significatodi gran lunga più vasto di quello gener<strong>al</strong>mente datogli. Ogni Sua parola ha uncarattere sorprendente (simile a quello di tutte le Sacre Scritture del mondo) ossia tuttociò che disse si presta a varie interpretazioni. È tempo di comprendere il vero significatodatovi da Cristo <strong>al</strong>la luce del regno di Dio, dando loro un’intenzione molto più ampia diquella individu<strong>al</strong>e. Le Sue furono Parole di Potere, evocanti e invocanti, potenti e dinamiche.Una delle prime cose che affiora <strong>al</strong>la nostra coscienza <strong>al</strong>lorché studiamo la prima parolapronunciata d<strong>al</strong>la croce, è il fatto che Gesù domandò <strong>al</strong> Padre di perdonare coloroche l’avevano crocifisso; evidentemente Egli non considerava la Sua morte sulla Croce221 Psycology and the Promethean Will di Sheldon, pag. 85-86222 The Mystery of the Kingdom of God di AIbert Schweitzer, pag. 56.223 S. Luca, XXIII, 34.224 S. Luca, XXIII, 43.225 S. Giovanni, XIX, 26.226 S. Matteo, XXVII, 46.227 S. Giovanni, XIX, 28.228 S. Giovanni, XIX, 30.229 S. Luca, XXIII, 46.115
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