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Da Betlemme al Calvario.pdf - Alice Bailey

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manda “Qu<strong>al</strong>’è lo scopo princip<strong>al</strong>e di una religione degna di esistere?”. E prosegue dicendoche questo scopo è la s<strong>al</strong>vezza, ma una s<strong>al</strong>vezza “piena di conforto e di redenzionedella vita e del mondo” 176 Il Servizio sta diventando sempre di più un obiettivo ditutte le relazioni umane. Anche i finanzieri moderni stanno avviandosi <strong>al</strong> riconoscimentodella necessità che esso diventi una causa che motiva gli affari se questi, intesi nelsenso moderno, vogliono sopravvivere. Su che cosa è basata questa tendenza gener<strong>al</strong>e?Certamente sulla nostra relazione univers<strong>al</strong>e con la Divinità e sulle relazioni soggettivereciproche, che hanno radici nella nostra relazione con Dio.170 La base del servizio natur<strong>al</strong>mente è questa. Essa deve essere, come lo fu nel caso diGesù Cristo, una spontanea conseguenza della divinità. Uno degli argomenti più v<strong>al</strong>idiin favore dello sviluppo divino dell’uomo è l’affiorare su vasta sc<strong>al</strong>a di questa tendenzaa servire. Si incomincia appena a intravedere ciò che Cristo ha inteso dire per servizio.Egli “portò questo movente ispiratore del servizio fino <strong>al</strong> punto di dire che quando il benecomune entra in conflitto con il vostro bene o successo person<strong>al</strong>e, sta a voi sacrificarvi,e non sacrificare gli <strong>al</strong>tri” 177 . Questo concetto di servizio è natur<strong>al</strong>mente in apertoconflitto col modo di vedere comune, fatto di competizione e di egoismo, gener<strong>al</strong>mentemostrato d<strong>al</strong>l’uomo medio. Ma per colui che cerca di seguire Cristo e che aspira a sc<strong>al</strong>arefin<strong>al</strong>mente il monte della Trasfigurazione, il Servizio conduce inevitabilmente aun’accresciuta illuminazione, e questa a sua volta deve trovare la sua espressione in unservizio rinnovato e consacrato, ed in t<strong>al</strong> modo troviamo la via — per mezzo del servizioreso ai nostri simili — che porta <strong>al</strong>la Via seguita da Cristo. Seguendo i Suoi passi,conseguiamo fin<strong>al</strong>mente il potere di vivere come uomini e donne illuminati e simili aCristo nel nostro ambiente norm<strong>al</strong>e di ogni giorno.Qu<strong>al</strong>'è, dunque, il dono che ognuno di noi deve offrire <strong>al</strong> mondo mentre studiamo lavita di Cristo e procediamo con Lui in mente, da un’iniziazione <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra? Possiamo mirarea quella grandezza nell’azione che redimerà la nostra mediocrità natur<strong>al</strong>e e che riveleràprogressivamente la divinità in ognuno di noi. Ognuno di noi può diventare un farodi luce, additante la via che porta <strong>al</strong> Centro da cui la Parola è emessa, ed ognuno puòcominciare ad esprimere nella sua vita quotidiana parte della qu<strong>al</strong>ità di Dio che Cristopersonificò <strong>al</strong>la perfezione e che lo portò in trionfo d<strong>al</strong> monte della Trasfigurazione versola v<strong>al</strong>le del dovere e del servizio, e che Gli permise di avanzare verso l’esperienzadella Croce con incrollabile determinazione, attraverso la via trionfante della fama e lavia dolorosa della solitudine e dell’abbandono.171 Non resisto <strong>al</strong>l’impulso di concludere questo capitolo citando <strong>al</strong>cune parole dette daArjuna a Krishna, molto tempo prima dell’era cristiana, dopo che gli fu concesso di assistere<strong>al</strong>la rivelazione della Bellezza senza veli. Il par<strong>al</strong>lelo fra i due episodi è fuori discussione.Si può quasi immaginare Pietro o Giovanni mentre rivolgono queste frasi aCristo, dopo che ebbero aperto nuovamente gli occhi, quando “videro solo Gesù”. Forsepossono anche applicarsi a noi, <strong>al</strong>lorché consideriamo Cristo ed il rapporto con Lui:“Ciò che per spensieratezza o per affezione — credendoti compagno ed ignorando questaTua Maestà — possa essere stato detto inconsideratamente da me nel chiamarti; se scherzandoio fui verso di Te irriverente nel giuoco, nel dormire, sedendo o nel mangiare, soli o in compagnia,o Imperituro, a Te, Immensurabile, chiedo perdono.Del mobile e immobile mondo Tu sei il Padre, il Sommo e Venerabile Maestro; nessuno puòeguagliarti, come potrebbe esistere Uno più grande, o Tu il cui potere nei tre mondi non ha pari?Perciò inchinandomi e prostrandomi, ti chiedo grazia, o Signore degno di reverenza; sii indulgentecon me o Dio, come il padre col figlio, l’amico con l’amico, l’amante con l’amata. Nelvedere ciò che non fu mai visto prima, io esulto e il mio cuore trema di paura. O Dio, mostratinella consueta forma! Signore degli Dei, rifugio dell’universo, sii benigno” 178 .176 Modern Trends in World Religions pubblicato da A.E. Haydon citante Kishio Satomi, pag. 75.177 Ibid., pag. 106178 Bhagavad Gita, canto XI, 41, 4593

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