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Da Betlemme al Calvario.pdf - Alice Bailey

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quel Figlio, la forma materi<strong>al</strong>e che Lo ha dato <strong>al</strong>la luce. Cristo sta nel mezzo fra i due —la madre e il Padre.219 Il Suo problema è in questo, ed in ciò risiede il problema d’ogni essere umano; Cristomette in contatto i due — l’aspetto materia e l’aspetto spirito, e l’unione dei due produceil Figlio. Questo è il problema e <strong>al</strong> tempo stesso l’opportunità dell’umanità.La quarta Parola pronunciata d<strong>al</strong>la Croce c’introduce in uno degli istanti più intimidella vita di Cristo — un momento che ha una precisa relazione con il regno, esattamentecome le precedenti tre Parole. Si è sempre esitanti a penetrare in quest’episodio dellaSua vita, perché la frase <strong>al</strong>lora pronunciata è una delle più profonde, delle più segrete eforse delle più sacre della Sua vita terrena. Leggiamo che per tre ore “si fece un granbuio sulla terra”. Questo intermezzo è colmo di significato. Issato sulla Croce, solitarioe nelle tenebre Egli simboleggiò tutto ciò che è racchiuso in questa tragica e dolorosaParola. Il numero tre, natur<strong>al</strong>mente, fra i numeri è uno fra i più importanti e sacri. Rappresent<strong>al</strong>a divinità e anche l’umanità divenuta perfetta. Cristo, l’uomo perfetto, stettesospeso “per tre ore” sulla Croce ed in questo spazio di tempo ognuno dei tre aspettidella Sua natura fu portato <strong>al</strong> grado supremo della sua capacità di comprensione e diconseguente sofferenza. Alla fine questa triplice person<strong>al</strong>ità si lasciò sfuggire il grido“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Cristo aveva attraversato tutti gli episodiculminanti dell’adattamento. L’esperienza della Trasfigurazione era ancora recente.Non dimentichiamocene. In quell’esperienza Dio era stato vicinissimo e nella Sua iniziazioneil Cristo trasfigurato sembrò collegare Dio e l’uomo. Aveva appena pronunciatola Parola testimoniante la relazione che esiste fra la natura del corpo, l’aspetto Maria,e la person<strong>al</strong>ità rappresentata da Giovanni — simbolo di una person<strong>al</strong>ità portata ad unostato elevatissimo di perfezione e di re<strong>al</strong>izzazione. Quindi per tre ore Egli lottò nelle tenebrecol problema della relazione di Dio e dell’anima. Lo spirito e l’anima dovevanoessere fuse e armonizzate in una sola grande unità, esattamente come il Suo corpo e laSua anima erano già stati fusi e armonizzati <strong>al</strong>la Trasfigurazione.220 Ad un tratto Egli scoprì che tutte le re<strong>al</strong>izzazioni del passato, tutto quanto avevacompiuto, non erano che il preludio di un’<strong>al</strong>tra unificazione che, come essere umano, glirimaneva da portare a termine; e là sulla Croce, pubblicamente, doveva rinunciare aquello che aveva di più caro, <strong>al</strong>la Sua anima, e comprendere per un breve istante che tuttoera in giuoco in quella rinuncia. Doveva scomparire anche la coscienza d’essere Figliodi Dio, l’anima rivestita di carne (per cui aveva lottato e Si era sacrificato) e dovevarimanere spogliato d’ogni contatto. Nessun sentimento, nessuna reazione, potevanoriempire il vuoto che sentiva. Egli parve abbandonato, non solo d<strong>al</strong>l’umanità, ma ancheda Dio. Trovò che quello su cui aveva fatto affidamento, la divinità di cui si era sentitosicuro, era connesso <strong>al</strong> sentimento. Egli doveva trascendere finanche quel sentimento.Doveva dunque rinunciare completamente a tutto.Attraverso quest’esperienza Cristo illuminò il sentiero che guida <strong>al</strong> cuore stesso diDio. Solamente quando l’anima ha imparato ad essere sola, sicura della divinità, eppurpriva di qu<strong>al</strong>unque riconoscimento esteriore di quella divinità, può il centro stesso dellavita spiritu<strong>al</strong>e essere riconosciuto come stabile ed eterno. Fu in quest’esperienza cheCristo si preparò per l’iniziazione della Risurrezione, provando in t<strong>al</strong> modo a Sé stesso ea noi che Dio esiste, e che l’immort<strong>al</strong>ità della divinità è un fatto dimostrato e in<strong>al</strong>terabile.Questa esperienza della solitudine, il sentirsi privati d’ogni protezione, di tutto ciòche fino a quel momento era stato considerato essenzi<strong>al</strong>e <strong>al</strong>l’esistenza stessa, è il contrassegnoche precede la vittoria fin<strong>al</strong>e. I discepoli hanno tendenza a dimenticarsene e,udendo Cristo celare così la Sua agonia, ci si domanda per un momento se Egli non fosseancora una volta “tentato in ogni parte come noi lo siamo”, e se in quel preciso istanteEgli non discendesse nei recessi più profondi della v<strong>al</strong>le per sentire quella solitudinecompleta che è la ricompensa di coloro che ascendono la Croce sul Golgota.Sebbene ogni figlio di Dio nelle diverse fasi del suo cammino d’iniziazione si prepariper questa solitudine fin<strong>al</strong>e attraversando delle fasi di supremo rifiuto da parte degli <strong>al</strong>-118

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