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Da Betlemme al Calvario.pdf - Alice Bailey

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“Allora il Diavolo lo condusse nella città santa e, postolo sul pinnacolo del tempio, gli disse:“Se sei il figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, edessi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia ad urtare contro un sasso il tuo piede”.Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo” 137 .Per comprendere correttamente questa tentazione è essenzi<strong>al</strong>e ricordare la distinzioneche abbiamo fatto prima, affinché questi passaggi della Bibbia siano interpretati d<strong>al</strong>punto di vista particolare di ogni anima. Cristo affronta il diavolo sul terreno della Suanatura divina. Se tu sei figlio di Dio trai profitto d<strong>al</strong>la Paternità di Dio, e gettati giù.Questa tentazione differisce d<strong>al</strong>la prima, sebbene sembri dello stesso genere. La chiavedel problema ce la fornisce la risposta di Cristo, che poggia fermamente sulla Sua divinità.Nella tentazione precedente Egli non si comportò come ora. Il demonio in questaprova cita le Scritture per i propri fini. Egli porta il Cristo fin sul Santuario, che diventaun campo di battaglia, ed è qui che il diavolo lancia il suo dubbio. L’annebbiamento deldubbio scende sui Cristo. Affamato, solo, e stanco di lottare, Egli fu invitato a mettere indubbio le origini stesse del Suo Essere. È fuor di discussione che Cristo sia stato ass<strong>al</strong>itod<strong>al</strong> dubbio. Le prime tracce dell’annebbiamento che scese su di Lui come una grandetenebra <strong>al</strong> momento della Crocifissione, l’ass<strong>al</strong>gono ora. Era veramente il Figlio di Dio?Aveva veramente una missione? Il Suo atteggiamento non nasceva da un autoinganno?V<strong>al</strong>eva la pena tutto questo? Fu attaccato ove era più forte, ed è in ciò che risiede la potenzadi questa tentazione.124 In un’antica Scrittura Indiana, la Bhagavad Gita, il discepolo Arjuna deve affrontarelo stesso problema. Egli è coinvolto in una grande battaglia combattuta fra due rami dellastessa famiglia — che sono in re<strong>al</strong>tà il sé inferiore e il Sé superiore — e anch’egli sichiede ciò che deve fare. Deve proseguire la lotta e la prova e trionfare come anima?Affermerà la sua divinità sconfiggendo l’inferiore e il non divino? In un commento <strong>al</strong>laBhagavad Gita troviamo le seguenti parole:“Vi è in tutto ciò un significato spiritu<strong>al</strong>e e la situazione di Arjuna è mirabilmente scelta permettere in ris<strong>al</strong>to delle grandi verità spiritu<strong>al</strong>i. Egli rappresenta il sé person<strong>al</strong>e che incomincia adavere coscienza del Sé superiore; toccato e infiammato d<strong>al</strong>la luce spiritu<strong>al</strong>e di quel Sé superiore,eppur pieno di sgomento e di terrore <strong>al</strong>l’idea di ciò che comporta inevitabilmente l’obbedienza aquesto Sé. La contesa fra i fratelli è ora concentrata entro una sola natura, ossia la vita di un solouomo. Entro di lui deve scatenarsi una guerra, una guerra lunga e ardua per la vita dell’anima.Soltanto un coraggio supremo, unito <strong>al</strong>la fede e <strong>al</strong>l’aspirazione, può render possibile una t<strong>al</strong>elotta, e anche <strong>al</strong>lora vi sarà esitazione e sgomento” 138 .Un essere più grande di Arjuna (che simboleggia il discepolo sul cammino che conduce<strong>al</strong>la perfezione) affrontò una simile lotta con coraggio, fede e aspirazione, e la domandafu la stessa: è una re<strong>al</strong>tà la vita dell’anima? Sono io divino? Cristo fronteggiòquesta prova senza sgomento e ne uscì trionfante, tramite l’uso di una affermazione dit<strong>al</strong>e potenza (poiché annunciava una verità) che temporaneamente il diavolo non potéraggiungerlo. Praticamente disse: “Io sono il Figlio di Dio. Tu non puoi tentarmi”. Poggiandofermamente sulla Sua divinità vinse il dubbio.È interessante notare che attu<strong>al</strong>mente l’umanità è immersa nell’annebbiamento deldubbio. Il dubbio è ovunque. Si tratta di una questione emotiva. L’intelletto chiaro,freddo, che an<strong>al</strong>izza e sintetizza non dubita mai in questo senso; interroga e attende.125 Ma è nel Santuario, con la completa conoscenza di ciò che è scritto, sovente dopo lavittoria, che il dubbio c<strong>al</strong>a sul discepolo. Dopo tutto, quel senso di divinità che finora hasorretto il discepolo, non è forse anch’esso un annebbiamento e non una re<strong>al</strong>tà? Il discepolonon può dubitare che vi siano state delle effettive esperienze di natura divina e so-137 S. Matteo, IV, 5, 6, 7.138 The Bhagavad Gita, commento di Charles Johnston, pag. 2670

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