S. Marco si limita a segn<strong>al</strong>are che Cristo fu tentato dai diavolo, mentre S. Giovanninon ne parla affatto. Queste tre tentazioni mirano a mettere <strong>al</strong>la prova tutti i tre aspettidella natura umana inferiore: la natura fisica, la natura emotiva del desiderio, e la naturadella mente o ment<strong>al</strong>e. Leggiamo che:116 “Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore, avvicinatosi,Gli disse: Se sei il figlio di Dio, comanda a queste pietre di trasformarsi in pane. Ma Egli rispose:“Sta scritto, non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce d<strong>al</strong>la bocca di Dio” 133 .In relazione a tutte le tentazioni si notano due fatti interessanti. Ognuno di esse cominciacon la parola “Se” sulle labbra del diavolo, e ogni volta Gesù risponde con le parole“Sta scritto”. Queste due frasi collegano i tre episodi e spiegano il tutto. La tentazionesuprema è il dubbio. La prova fin<strong>al</strong>e a cui tutti siamo destinati, che ebbe un ruolodi primo piano nella vita di Cristo, finché Egli la vinse sulla Croce, è la prova della nostradivinità. Siamo divini? Come devono esprimersi i nostri poteri divini? Che cosapossiamo fare, o non fare, in qu<strong>al</strong>ità di figli di Dio? Poco importa se i dettagli di ognidifficoltà, di ogni prova e di ogni esame sono diversi. È <strong>al</strong>tresì poco importante che laprova si applichi <strong>al</strong>l’uno o <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro aspetto della nostra natura inferiore. Ciò che è<strong>al</strong>l’esame è l’impulso gener<strong>al</strong>e di tutta una vita verso la divinità. Per l’uomo ancora pocoevoluto il problema della divinità nel suo insieme non esiste. Egli riesce a preoccuparsisolo dei dettagli, del problema che si trova a dover affrontare immediatamente eche può risolvere o no, a seconda dei casi, <strong>al</strong>la luce della sua coscienza. Per il discepoloil dettaglio assume un’importanza minore, perché la verità gener<strong>al</strong>e del suo stato di figliodi Dio comincia lentamente a interessarlo. Allora egli tratta le situazioni della suavita d<strong>al</strong> punto di vista di quella teoria. Per un perfetto figlio di Dio, qu<strong>al</strong>e era il Cristo,oppure per l’uomo vicino <strong>al</strong>la perfezione, l’argomento va affrontato nel suo complesso eil problema della vita deve essere considerato d<strong>al</strong> punto di vista della divinità stessa. T<strong>al</strong>efu il problema per quel che riguarda Cristo, e t<strong>al</strong>e l’implicazione contenuta nel triplice“Sé” del diavolo.117 A torto o a ragione mi sembra che sia sbagliato interpretare la verità d<strong>al</strong> punto di vistadel mediocre. E tuttavia ci si è comportati così. La verità si presta a diverse interpretazioni.Gli esseri puramente fisico-emotivi, dotati per conseguenza di una visione assailimitata, hanno bisogno della protezione della teologia, nonostante le imperfezioni e leaffermazioni dogmatiche t<strong>al</strong>volta insostenibili. Essi ne hanno bisogno, e la responsabilitàdi coloro che inculcano “i dogmi” ai “piccoli” della razza è immensa. La verità va dataanche nella forma più ampia e nel significato più vasto a quelli che cominciano a viverecoscientemente come anime, e che per conseguenza si pensa possano vedere il significatonascosto dietro i simboli, ed il senso velato d<strong>al</strong>le apparenze esterne della teologia.La verità, per i figli di Dio divenuti perfetti, deve essere una cosa situata <strong>al</strong> di làdei nostri sogni, di un significato così profondo e di t<strong>al</strong>e estensione, da rendere inutileogni speculazione da parte nostra, perché è una cosa che si deve sperimentare e non sognare,qu<strong>al</strong>cosa in cui entrare, non solamente da vedere.Ogni risposta di Cristo deve essere considerata in questa triplice maniera. “Sta scritto”Egli dice, e quelli che non pensano, ossia le menti limitate, vedono in ciò una confermadell’ispirazione verb<strong>al</strong>e delle Scritture. Ma senza dubbio Cristo non si riferivasoltanto agli antichi detti delle scritture ebraiche, per quanto assai belli. Le possibilitàd’errore sono troppo grandi per giustificare l’accettazione passiva di ogni parola contenutain qu<strong>al</strong>siasi scrittura del mondo. Ciò appare evidente studiando i metodi di traduzione.Cristo intendeva dire qu<strong>al</strong>cosa di molto più profondo della frase «La Bibbia dice”.Intendeva che la segnatura di Dio era su di Lui; che Egli era il Verbo e che quelVerbo era l’espressione della verità. È la parola dell’anima (che è l’influsso della divini-133 S. Matteo, IV, 2-3-466
tà) a determinare il nostro comportamento nelle tentazioni e le nostre repliche <strong>al</strong> problemaposto d<strong>al</strong> diavolo. Se quella Parola è remota, profondamente celata nella formache la vela, usciranno soltanto dei suoni f<strong>al</strong>sati, e il Verbo non sarà abbastanza potenteper resistere <strong>al</strong> demonio.118 Il Verbo è inciso nella carne, sia pur sfigurato e reso quasi impercettibile d<strong>al</strong>l’attivitàdella natura inferiore; la Parola risuona sopra la mente, portando illuminazione ed intuito,sebbene t<strong>al</strong>e visione possa essere ancora f<strong>al</strong>sata e a m<strong>al</strong>apena scorta la luce. Ma là ilVerbo esiste. Verrà il giorno in cui ognuno di noi potrà dire con forza: “Sta scritto”, evedere quella Parola espressa in ogni parte della nostra natura umana, sia come individuiche, in un lontano avvenire, nell’umanità stessa. È questa la “Parola perduta” dellatradizione Massonica.La filosofia orient<strong>al</strong>e fa spesso riferimento <strong>al</strong>le quattro sfere di vita o ai quattro problemiche tutti gli aspiranti e discepoli debbono affrontare, costituenti nel loro complessoil mondo in cui viviamo. Sono il mondo di Maya, il mondo dell’annebbiamento e ilmondo dell’illusione. Inoltre esiste anche il “Guardiano della Soglia” di cui parla BulwerLytton in Zanoni. Nell’esperienza del deserto Cristo li affrontò e li vinse tutti equattro.Maya si riferisce <strong>al</strong>le forze fisiche in cui dimoriamo e riguarda la prima tentazione.La scienza moderna afferma che tutto ciò che esiste, visibile o invisibile, è energia e cheogni forma non è che un aggregato di unità di energia costantemente in moto, <strong>al</strong>le qu<strong>al</strong>idobbiamo adattarci, ed in cui “viviamo, ci muoviamo e siamo” 134 . È la forma esternadella Divinità, e noi ne facciamo parte. Maya è di tipo vit<strong>al</strong>e e si sa ben poco dei suoi effettisul piano fisico (inteso in tutta l’estensione del termine), e sull’essere umano.“L’annebbiamento astr<strong>al</strong>e” si riferisce <strong>al</strong> mondo dell’esistenza emotiva e del desiderio,in cui tutte le forme dimorano. È questo annebbiamento che colora tutta la nostra vita,che produce f<strong>al</strong>si v<strong>al</strong>ori, desideri errati, le cosiddette necessità che sono superflue, lenostre preoccupazioni, angustie e pene. Ma l’annebbiamento astr<strong>al</strong>e è vecchio quanto ilmondo e ci tiene in una morsa così stretta che ben poche appaiono le possibilità di liberarcene.I desideri degli uomini, lungo i secoli, hanno finito per creare una situazione difronte <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e ci ritiriamo spaventati; la natura sfrenata delle nostre brame e dei nostridesideri ed i loro effetti ingannevoli sull’individuo, forniscono un materi<strong>al</strong>e considerevoleai laboratori di psicologia.119 La vita di desiderio della razza è stata m<strong>al</strong>e orientata, e il desiderio umano è stato direttoverso il piano materi<strong>al</strong>e, dando vita in t<strong>al</strong> modo <strong>al</strong> mondo di annebbiamento in cuinoi tutti abitu<strong>al</strong>mente ci dibattiamo. Esso è la più potente delle nostre illusioni, ossia deinostri errati orientamenti. Ma non appena la chiara luce dell’anima sarà proiettata su diesso, questo miasma di forze m<strong>al</strong>sane andrà gradatamente dissipandosi. Questo è ilcompito princip<strong>al</strong>e che spetta a tutti gli aspiranti ai misteri.“L’illusione” ha un influsso eminentemente ment<strong>al</strong>e.Riguarda le idee che guidano la nostra esistenza e la vita del pensiero che, più o meno(piuttosto meno che più) governa le nostre imprese quotidiane. Esaminando ognunadi queste tre tentazioni, vedremo che Cristo <strong>al</strong>la prima fu messo a confronto con maya,con forze fisiche tanto potenti da far ritenere <strong>al</strong> demonio di potersene avvantaggiare nelsuo sforzo per confonderlo. Alla seconda tentazione vedremo che Cristo fu tentato conl’“annebbiamento”, ossia con il tentativo di sommergere la Sua vita spiritu<strong>al</strong>e con unaf<strong>al</strong>sa concezione e con un uso emotivo dei Suoi poteri divini. Alla terza tentazione ildiavolo chiamò in suo aiuto il peccato della mente, l’orgoglio, e possiamo essere certiche Gli si propose l’illusione di utilizzare il potere tempor<strong>al</strong>e per giusti fini. In t<strong>al</strong> modofurono messe <strong>al</strong>la prova le possibili debolezze interiori dei tre aspetti della Sua natura,per il cui tramite la vasta somma della maya, dell’annebbiamento e dell’illusione mondi<strong>al</strong>isi riversarono su di Lui. È così che Egli fu messo di fronte <strong>al</strong> “Guardiano della So-134 Atti, XVII, 2867
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