logica. La deduzione è che ci è permesso conoscere le tentazioni subite da Cristo per poternetrarre, qu<strong>al</strong>i esseri umani, la lezione necessaria. Studiamo dunque questo passaggiod<strong>al</strong> punto di vista dell’umanità del Cristo senza dimenticare tuttavia che Egli avevaimparato ad obbedire <strong>al</strong>lo spirito divino, ossia <strong>al</strong>l’anima dell’uomo, e che possedeva unperfetto controllo del Suo corpo di manifestazione.Egli fu “provato in ogni cosa, come noi, e trovato senza peccato” 122 ; Egli venne in uncorpo umano e, come noi, fu soggetto <strong>al</strong>le condizioni umane; soffrì e agonizzò; provòirritazione e fu condizionato d<strong>al</strong> Suo corpo; d<strong>al</strong> suo ambiente e d<strong>al</strong> suo tempo come noitutti. Ma poiché aveva imparato a dominarsi, e poiché la ruota della vita aveva fatto conLui il suo lavoro, Egli poté affrontare quest’esperienza, far fronte <strong>al</strong> m<strong>al</strong>e e trionfare sudi essi. C’insegnò così come opporci <strong>al</strong>la tentazione, cosa aspettarci qu<strong>al</strong>i discepoli chesi preparano per l’iniziazione e il metodo mediante il qu<strong>al</strong>e il m<strong>al</strong>e può essere tramutatoin bene.109 Egli non affrontò la tentazione con una tecnica o una rivelazione nuova. Fece semplicementericorso <strong>al</strong>la Sua conoscenza, a ciò che Gli era stato detto e insegnato. Risposead ogni tentazione con le parole “Sta scritto” 123 , e non ricorse ad <strong>al</strong>cun potere straordinarioper combattere il diavolo. Utilizzò semplicemente la conoscenza che già possedeva.Vinse il M<strong>al</strong>e senza servirsi di <strong>al</strong>cun potere divino. Fece uso di ciò che tutti noi possediamo— l’esperienza acquisita e le antiche regole. Vinse perché aveva imparato avincere Se stesso. In quel momento era padrone della situazione perché aveva appreso adominare Se stesso.T<strong>al</strong>e dominio dell’anima può essere certo lungi d<strong>al</strong>la nostra portata attu<strong>al</strong>e, ma il comandamentodi Cristo v<strong>al</strong>e per tutte le epoche: “Siate dunque perfetti” 124 ; e verrà ilgiorno in cui anche noi affronteremo le tentazioni nel deserto, uscendone <strong>al</strong> pari di Luiincontaminati e invitti. T<strong>al</strong>e esperienza sarà inevitabile per tutti e nessuno può sfuggirvi.Cristo non si sottrasse e neppure noi lo faremo. “È la possibilità di essere tentati” dice ilDott. Selbie “che mostra la vera grandezza della natura umana. Senza di essa noi saremmosemplicemente delle creature amor<strong>al</strong>i: è con la capacità di scegliere fra vari scopie tra varie azioni per raggiungerli, che affiora la possibilità di peccare” 125 . Questopunto richiede un esame più approfondito. Nell’episodio del deserto è in giuocol’umanità stessa. L’intero mondo delle cose materi<strong>al</strong>i, del desiderio e dell’ambizione fuschierato innanzi a Cristo, ed è in virtù della Sua reazione, e poiché nessuno di t<strong>al</strong>i a-spetti ebbe potere di turbarlo, che noi pure siamo liberi e certi della vittoria fin<strong>al</strong>e. Cristocome uomo vinse. Noi pure dunque possiamo fare <strong>al</strong>trettanto.Cristo con la Sua esperienza nel deserto testimoniò il trionfo dell’anima sulla materia,del re<strong>al</strong>e sull’irre<strong>al</strong>e, ed è verso la stessa meta che si dirigono tutti quelli che seguonole Sue orme. Il Suo trionfo sarà il nostro, <strong>al</strong>lorché affronteremo il problema del m<strong>al</strong>econ lo stesso spirito con cui lo affrontò Lui, dirigendo su esso la luce dell’anima e basandocisull’esperienza passata.110 Nell’iniziazione del battesimo Cristo aveva dimostrato agli uomini la Sua purezza elibertà d<strong>al</strong> m<strong>al</strong>e. Ora queste qu<strong>al</strong>ità dovevano subire una prova differente. Dopo questaesperienza si <strong>al</strong>lontanò d<strong>al</strong>la folla e si ritirò in un luogo solitario, e per quaranta giorni equaranta notti rimase solo con Se stesso, fra Dio e il M<strong>al</strong>e. In che modo questa forza delm<strong>al</strong>e poteva raggiungerlo? Per mezzo della Sua natura umana oppure tramite la solitudine,la fame o le Sue visioni? Cristo fu riportato a Se stesso, e là, nel silenzio del deserto,solo con i Suoi pensieri e i Suoi desideri, fu provato in tutte le parti della Sua naturache potevano essere vulnerabili. “Poiché qu<strong>al</strong>e Egli è, t<strong>al</strong>i pure siamo noi in questomondo” 126 , vulnerabili in ogni parte. La difficoltà per la maggior parte di noi, sta pro-122 S. Paolo agli Ebrei, IV, 15.123 S. Matteo, IV, 4, 7, 10.124 S. Matteo, V, 48.125 Psicologia delle Religioni, del Dr. Selbie, pag. 228.126 S. Giovanni, IV, 1762
prio nel fatto che siamo vulnerabili in tante cose insignificanti e siamo soggetti a caderein ogni situazione frivola. Per quel che riguarda Cristo, il punto cruci<strong>al</strong>e della situazionefu che queste tre tentazioni furono prove culminanti che coinvolsero i tre aspetti dellanatura inferiore. Furono tentazioni ridotte in sintesi. Non furono tentazioni meschine,insignificanti e sciocche, ma le forze co<strong>al</strong>izzate del triplice uomo inferiore, fisico, emotivoe ment<strong>al</strong>e, impegnate in uno sforzo supremo per dominare il Figlio di Dio. La naturadel m<strong>al</strong>e è questa e tutti noi dovremo un giorno affrontare questa prova — questo triplicem<strong>al</strong>e, questo diavolo — nel modo in cui fu affrontato da Cristo. Per tre volte futentato e per tre volte resistette, e solamente dopo che questa capacità di reagire <strong>al</strong>laforma e <strong>al</strong> vantaggio materi<strong>al</strong>e fu infine messa da parte, fu possibile a Cristo intraprendereil Suo compito di Servizio verso il mondo, e di s<strong>al</strong>ire il Monte della Trasfigurazione.Uno dei più insigni pensatori che abbiamo attu<strong>al</strong>mente nel campo dell’esegesi cristianadice che “tutti quelli che sono destinati <strong>al</strong> Regno debbono ottenere il perdonodelle colpe commesse durante gli eoni trascorsi sulla terra, affrontando con fermezza lapotenza del materi<strong>al</strong>ismo, <strong>al</strong>lorché questo riunisce tutte le forze per sferrare l’attaccosupremo. È a cagione di queste colpe che siamo tuttora soggetti <strong>al</strong> potere dell’empietà.Queste colpe costituiscono un freno che ritarda l’avvento del Regno” 127 .111 Cristo garantì la nostra vittoria fin<strong>al</strong>e affrontando quest’ultimo attacco ed uscendonevittorioso.Il demonio si accostò a Gesù <strong>al</strong> termine dei quaranta giorni di comunione solitaria.Non ci è stato detto in che modo Cristo impiegò quel tempo. Non ci viene dato nessunresoconto dei Suoi pensieri e delle Sue decisioni, della Sua re<strong>al</strong>izzazione e della Suaconsacrazione di quel periodo; Affrontò da solo il futuro e quindi le prove chel’affrancarono d<strong>al</strong> potere della Sua natura umana.La solitudine di Gesù ci appare sempre più chiaramente via via che studiamo la Suavita. Le grandi anime sono sempre anime solitarie. Senza compagni esse compiono letappe più difficili della lunga strada di ritorno. Cristo fu sempre solitario. Il Suo spiritolo conduceva senza posa ad isolarsi. “Le grandi concezioni religiose che pervadonol’immaginazione dell’umanità civilizzata sono scene di solitudine; Prometeo incatenato<strong>al</strong>la rupe, Maometto meditante nel deserto, le meditazioni del Buddha, l’Uomo solitariosulla Croce. È proprio della profondità dello spirito religioso sentirsi abbandonati da tutti,anche da Dio” 128 .La vita di Gesù si <strong>al</strong>ternò fra le folle che amava e il silenzio dei luoghi solitari. <strong>Da</strong>pprim<strong>al</strong>o si trova nella vita quotidiana: dell’esperienza familiare, ove i rapporti intimidelle person<strong>al</strong>ità possono imprigionare così miseramente l’anima; poi andò nel deserto erimase solo. Ne ritornò ed ebbe inizio la Sua vita pubblica, periodo di notorietà, di tumultoe di clamore che fu seguita d<strong>al</strong> silenzio profondo, interiore della Croce, su cui Gesù,abbandonato da tutti, attraversò la profonda, oscura notte dell’anima — assolutamentesolo. Eppure è in questi istanti di silenzio assoluto, quando l’anima ripiega su sestessa e non c’è nessuno ad aiutarci e nessuno a sostenerci, che giungono le rivelazioni esi sviluppa quel chiaro intuito che permette a un S<strong>al</strong>vatore di emergere per aiutare ilmondo.112 Cristo fu tentato d<strong>al</strong> diavolo. È necessario in un libro come questo dare una interpretazione<strong>al</strong> demonio? Non è evidente che esistono, <strong>al</strong> giorno d’oggi, due concetti dominanti,entrambi rappresentati nella coscienza dei giovani e in t<strong>al</strong> modo determinanti leloro credenze ulteriori — il diavolo e S. Nicola o Babbo Nat<strong>al</strong>e? Questi nomi personificanodelle idee opposte. Ciascuno di essi simboleggia uno dei due maggiori problemiche si presentano <strong>al</strong>l’uomo nella sua vita quotidiana. I filosofi orient<strong>al</strong>i li chiamavano“le paia degli opposti” e senza dubbio è la maniera in cui l’uomo imposta questi due a-spetti della vita, e il suo atteggiamento a loro riguardo, che determina la sua reazione <strong>al</strong>127 The Mystery of the Kingdom of God, di Albert Schweitzer, pag. 235.128Religion in the Making, di A. N. Whitehead, pag. 9.63
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